Negli ultimi anni stiamo vivendo un’inversione di tendenza, una necessità sempre più forte di riscoprire luoghi, tradizioni e culture che ci circondano e che costituiscono l’anima autentica del rapporto tra l’uomo e il suo mondo. Questo cambiamento sociale è frutto di una reazione a lunghi anni in cui si è vissuto il mito della “velocità a tutti i costi” del turismo “mordi e fuggi” che ha provocato un inaridimento della memoria collettiva, della socialità e della condivisione di valori ed ideali.
Trent’anni fa, quando le rotative hanno stampato le prime pagine della nostra rivista, il motto “Camminare per conoscere l’uomo e il suo mondo”, appariva un vero e proprio ossimoro. Come.. Camminare per conoscere?? “Ma se per conoscere il più possibile bisogna volare e spostarsi velocemente da un luogo all’altro del globo senza perdere tempo”… in molti avranno reagito così leggendo quella frase sulla copertina, tanto che la nostra era considerata una rivista per pochi, una cultura di nicchia, fatta per i visionari e un pò folli.
Ma noi avevamo già intuito che si stava confondendo il mezzo con il risultato e la causa con l’effetto, in una sorta di enorme illusione di massa che non prendeva in considerazione proprio noi, gli uomini. Noi che per conoscere davvero dovremmo emozionarci, comprendere e coinvolgerci, il resto è mera superficialità fatta solo per essere immortalata in foto da condividere sui social network come un trofeo per provocare l’invidia dell’amico.
Ma, per fortuna, negli ultimi anni le cose stanno cambiano radicalmente, probabilmente grazie anche alla grande crisi economica degli ultimi anni che, trasformandosi in emergenza culturale, ha stravolto i valori e gli ideali di intere generazioni, portando ad un terremoto sociale che ha portato con se anche qualche effetto positivo.
Tra questi, in particolare, un ritrovato elogio della lentezza, nozione che non è più percepita negativamente, come sinonimo di pigrizia o immobilità, ma semmai come qualità che scaturisce dalla voglia di andare alla riscoperta, vera ed autentica, di luoghi e territori, riuscendo ad instaurare un contatto puro e viscerale con quello che si vive e si osserva. Un passaggio epocale da un “turismo di massa” ad un “viaggio esperienziale”, in grado di arricchire i protagonisti, di portarli verso una nuova consapevolezza di se stessi e della loro esistenza.
Negli ultimi anni sta proliferando il concetto di “viaggio lento”, come unico strumento per confrontarsi e immergersi nelle mete visitate, per entrare in contatto con culture e tradizioni locali, per conoscere uomini e popoli che ci circondano, per instaurare un legame diretto tra cuori e anime. Si sta comprendendo che l’unica via percorribile per raggiungere questo risultato è quella di rallentare il passo, aprire gli occhi e spalancare le porte del cuore verso l’esterno, con la predisposizione ad essere contaminati da quello che ci circonda, perché l’unica ricchezza che rimane è fatta dell’esperienza che ci dona un incontro, uno scorcio o uno sguardo.
La nostra rivista ha cercato, in tutti questi anni, di comunicare proprio questi concetti, o meglio, queste emozioni. Ecco perché il trekking non è uno sport o un’attività montana, ma uno stile di vita, di viaggio e di conoscenza, un approccio curioso, con l’occhio attento del camminatore, verso tutto quello che ci circonda e, in particolare, verso tutto quel grande patrimonio di territori, tradizioni e culture che sono rimasti per anni fuori dai grandi flussi. Luoghi che, da un lato, meritano di essere riscoperti e valorizzati ma, dall’altro, debbono essere tutelati ad ogni costo dalle aggressioni di quel turismo becero e distruttivo, che spesso ha snaturato paesi, terre e culture.
Per questa ragione è con grande onore e piacere che accompagniamo lo Sponz Fest in questo suo cammino di conoscenza e scoperta del territorio, che ha l’obiettivo di riavvicinare l’uomo al suo mondo, alle sue origini e alle sue tradizioni, riscoprendo il legame forte tra l’anima della terra e quella dell’essere umano, per far capire come la terra raccolga e custodisca anche le nostre radici.. e non solo quelle degli alberi.
Vi lasciamo con le parole con cui Vinicio Capossela, ideatore di questa meravigliosa manifestazione, ha voluto presentare l’idea che sta dietro allo Sponz Fest di Calitri.
Un Cammino di sette giorni, lungo i sentieri della terra lambendo i paesi della valle intorno a Cairano, Il Paese dei Coppoloni, nell’alta Irpinia, per recuperare i Siensi, il buon senso perduto nel rapporto con Natura. Una carovana di asini e muli, di musica e musicanti ad accompagnare una trebbiatrice volante, che si sistema ospite, di aia in aia e porta ronzio di racconto, di musica, di conoscenza, di spirito e di baldoria. La trebbiatrice, strumento agricolo esemplare del lavoro da fare assieme per dividere ciò che è importante da quel che non lo è. Ballarci attorno per recuperare i Siensi o anche perderli del tutto e lasciarli andare sulla luna gigante che sorge dal bosco della Frascineta. Camminare ben accompagnati è una grande occasione di pensiero. E’ l’occasione buona per abbandonare la condizione di sedentari e prendere quella del nomade. Nomadi di breve corso, ma nomadi, in una sacca di tempo al riparo del tempo. Il tempo del mito, il tempo del racconto è un tempo fermo, che si sottrae al tempo del lavoro che tutto consuma e divora. Questo è il tempo che vi proponiamo di prendervi in questi sette giorni, il tempo della ri-creazione del mondo. Auscultate voi stessi, percorrendo una terra antica. Banchettatela insieme, ballatela, bevetela, pensatela, in comunione, come un simposio. Vi aspettiamo. Ora e sempre…Abbondanza. Guarramon e tutti gli sponzanti.
Un Cammino di sette giorni, lungo i sentieri della terra lambendo i paesi della valle intorno a Cairano, Il Paese dei Coppoloni, nell’alta Irpinia, per recuperare i Siensi, il buon senso perduto nel rapporto con Natura.
Una carovana di asini e muli, di musica e musicanti ad accompagnare una trebbiatrice volante, che si sistema ospite, di aia in aia e porta ronzio di racconto, di musica, di conoscenza, di spirito e di baldoria. La trebbiatrice, strumento agricolo esemplare del lavoro da fare assieme per dividere ciò che è importante da quel che non lo è. Ballarci attorno per recuperare i Siensi o anche perderli del tutto e lasciarli andare sulla luna gigante che sorge dal bosco della Frascineta. Camminare ben accompagnati è una grande occasione di pensiero. E’ l’occasione buona per abbandonare la condizione di sedentari e prendere quella del nomade. Nomadi di breve corso, ma nomadi, in una sacca di tempo al riparo del tempo. Il tempo del mito, il tempo del racconto è un tempo fermo, che si sottrae al tempo del lavoro che tutto consuma e divora. Questo è il tempo che vi proponiamo di prendervi in questi sette giorni, il tempo della ri-creazione del mondo. Auscultate voi stessi, percorrendo una terra antica. Banchettatela insieme, ballatela, bevetela, pensatela, in comunione, come un simposio. Vi aspettiamo. Ora e sempre…Abbondanza. Guarramon e tutti gli sponzanti.
Vinicio Capossela
Lo Sponz Fest è nato nell’agosto 2013 da un’idea di Capossela e Giovani Sparano con il contributo di Giuseppe Di Guglielmo: per tre giorni gradini, grotte, piazze e scale del paese di Calitri si riempirono di note, colori, balli e buon cibo. Migliaia di persone arrivate da ogni parte dello stivale si ritrovarono, come una vera comunità, per il piacere dello stare insieme, per rinnovare e recuperare le tradizioni legate al rito più ancestrale, le nozze. Una festa, più che un festival, organizzata e portata avanti con l’aiuto di tanti volontari. Una festa a cui tutti gli invitati contribuirono, come l’usanza voleva, donando quel che potevano in una busta.
Il programma della manifestazione lo trovate qui.