Nell’epoca successiva, l’azione combinata dell’impatto della placca africana con la piattaforma continentale europea e l’erosione degli agenti atmosferici creò la regione di valli e gruppi rocciosi che oggi chiamiamo Dolomiti. E la Val di Fassa è un balcone privilegiato su questo grandioso scenario naturale, che tutto il mondo invidia.
Un universo di pietra che racconta, come sulle pagine di un libro, la storia del pianeta, e dove si può camminare sui resti di antiche isole o scendere dirupi che un tempo erano scogliere inabissate nel mare.
La valle è circondata da alcuni dei più importanti massicci dei “Monti Pallidi”: la Marmolada, il Gruppo del Sella, il Gruppo del Sassolungo, il Gruppo del Catinaccio, ma anche da montagne a litologia non dolomitica quali il Buffaure e i Monzoni.
Sono state le acque impetuose dell’Avisio, sgorgando dai ghiacciai della Marmolada, a plasmare questa valle dolomitica che, molto dopo, ha accolto un’altra espressione unica di queste montagne: la cultura ladina, che la Val di Fassa condivide, custodisce e conserva con i confinanti territori di Gardena, Badia e Livinallongo.
Nei paesi della valle ogni dettaglio, ogni particolare racconta la storia di uomini di montagna che, tra questi pascoli arrampicati fino al limite della cattedrali di pietra delle Dolomiti, hanno trovato un rifugio sicuro.
Circondato, come tutti i paesi della valle, da verdi prati e fitti boschi, l’abitato di Soraga è probabilmente uno degli insediamenti più antichi della Val di Fassa, ed è facile comprenderne il motivo.
Qui, infatti, l’Avisio dilaga in un’ampia ansa che arricchisce di azzurro lo scenario verde e grigio degli abeti che si confondono tra le rocce, e sulle sue rive si sono stabiliti i primi abitanti della valle. Il suo nome, infatti, significa, nella lingua ladina, “Sopra l’acqua”.
Scendendo un paio di chilometri in direzione ovest, circondato dalla magnifica cornice del Catinaccio, dei Monzoni e del Latemar, ci accoglie Moena, il paese principale della valle per abitanti e importanza amministrativa, che è anche cerniera di congiunzione tra la cultura ladina e quella genuinamente trentina della Val di Fiemme.
Risalendo verso est, si incontrano gli abitati di Pozza, dominata dai profili spettacolari di Cima Undici e Cima Dodici; Vigo, ai piedi del massiccio del Catinaccio, che grazie alla sua posizione domina la valle e tutte le cime circostanti.
Qui si trova anche la sede dell’Istituto Culturale Ladino.
Chiamato anche “il paese dei pitores”, gli artigiani decoratori che hanno lasciato il loro segno caratteristico in molti palazzi nobiliari dell’Impero Asburgico, Mazzin è il più piccolo comune della Val di Fassa, e da qui si parte per entusiasmanti escursioni nella Valle di Antinomia, fino all’omonimo lago, un gioiello turchese incastonato nella candida dolomia, un luogo magico che ha dato origine a molte leggende ladine.
All’ombra dell’immensa mole del Sassolungo, Campitello, è stato il primo centro turistico-alpinistico della Val di Fassa, e fin dal 1850 è stato il punto di partenza per quasi tutte le esplorazioni nei gruppi dolomitici. Plan, la frazione di montagna, antico insediamento pastorale ladino, è oggi sottoposta a tutela ambientale e urbanistica.
Canazei, l’ultimo dei paesi fassani prima della Marmolada, gigantesca muraglia che chiude la valle verso est, grazie allo sviluppo di uno dei suoi comprensori sciistici è oggi il simbolo del turismo marchiato Val di Fassa.