Parco Vena del Gesso Romagnola: borghi medievali e sapori unici

6 maggio 2022 - 12:29

Via della Vena del Gesso: la storia del minerale dall’età del rame ai Romani

La storia della Vena del Gesso Romagnola è anche la storia delle comunità che sonofiorite nel territorio e che intorno al gesso hanno elaborato tradizioni, arti e cultura.

La presenza umana risale a tempi antichissimi, come testimoniano innumerevoli  tracce presenti in molte delle cavità del parco.

I primi reperti si fanno risalire addirittura all’età del rame.

Ph.: Gettyimages/VividaPhotoPC

In epoca romana le caverne vennero utilizzate sia per fini religiosi, come luoghi di culto, che per estrarre quella che i romani chiamavano lapis specularis.

Si tratta di una varietà di gesso particolare, fatta di grandi cristalli trasparenti. Veniva utilizzata per finestre e lettighe, per stucchi o, in polvere, per usi medici e commerciata nei primi secoli dell’Impero.

I romani estrassero in diverse cave intorno all’area del Monte Mauro, l’unica area d’Italia in cui è presente il lapis.

 

Borghi medievali, cultura e arte nel Parco della Vena del Gesso Romagnola

Il territorio della Vena del Gesso Romagnola è punteggiato da piccoli borghi medievali che raccontano la storia e la civiltà di queste terre.

Il più noto è certamente Brisighella, nella valle del Lamone, che fa parte dei Borghi più belli d’Italia.

Inconfondibili i tre pinnacoli rocciosi – i Tre Colli – che lo sovrastano e su cui svettano la Rocca Manfrediana del XIV secolo, il santuario del Monticino e la torre dell’Orologio.

Si tratta di un centro termale di antica tradizione.

Il museo dell’uomo e del gesso – Foto Nevio Agostini

Qui la civiltà del gesso è documentata dell’apposito museo dell’uomo e del gesso, ospitato nella Rocca Manfrediana.

Allestito in ambienti medievali, il museo ripercorre i secoli, illustrando la storia delle attività estrattive.

Si parte dall’età protostorica fino ad arrivare al periodo romano, medievale e rinascimentale.

Brisighella si sviluppa in un reticolo di piccole vie che salgono e scendono su per la collina.

Le scalinate scolpite nel gesso sottolineano l’indissolubile legame con il minerale simbolo di questo territorio.

Il centro storico è attraversato dalla via del Borgo, nota anche come via degli Asini, un’antica strada sopraelevata che risale al XIV secolo e protetta da archi difensivi.

Qui abitavano i birocciai, antichi trasportatori di gesso che, caricando i blocchi di minerale a dorso d’asino, portavano il minerale dalle cave al centro città e verso la pianura Padana.

La Torre dell’Orologio è invece una costruzione ottocentesca che andò a replicare una preesistente ma distrutta torre duecentesca in conci di gesso.

Sono invece totalmente autentici i due dipinti nella Collegiata di San Michele: l’Adorazione dei Magi del forlivese Marco Palmezzano, firmata e datata 1514, e la seicentesca pala del centese Guercino con San Francesco e San Luigi dei Francesi.

Un altro dipinto del Palmezzano è presente all’Osservanza, tra stucchi secenteschi, il chiostro e la sagrestia.

 

Pievi romaniche, chiese antiche, Borgo Rivola e Tossignano

La stazione di Brisighella è collegata da una ciclopedonale alla Pieve del Tho, considerata una delle meglio conservate tra quelle in stile romanico nell’intera Emilia Romagna.

L’attuale aspetto risale al XII secolo.

All’interno sembra di fare un viaggio nel tempo, tra colonne romane riutilizzate in granito anatolico e l’acquasantiera, gli inserti e i bassorilievi medievali e rinascimentali.

Ph.: Gettyimages/VividaPhotoPC

Da ammirare la Sacra Conversazione con San Giovanni Battista e Sant’Antonio, del 1516 e la quattrocentesca Madonna della Melagrana, all’inizio del colonnato di sinistra, in terracotta dipinta a freddo.

Sempre lungo la Via del Gesso, il borgo di Monticino ospita un suggestivo Santuario settecentesco.

A Borgo Rivola si può invece visitare un antico oratorio, mentre Tossignano ci porta ancora indietro nel tempo, nel cuore dell’età di mezzo, con il bel centro storico, il Palazzo Baronale, la chiesa vecchia e l’installazione della Via crucis di Angelo Bianchini.

 

Sapori mediterranei in Romagna: l’olio di Brisighella 

Pur immersa nella civiltà appenninica, il territorio della Vena del Gesso risente inevitabilmente degli influssi mediterranei, che anzi ne esaltano le produzioni tipiche dell’olio e del vino.

Alla coltivazione dell’olivo ha contribuito proprio il Gesso:  la morfologia a barriera della dorsale gessosa, fermando i venti del nord, ha dato vita sugli altri lati a veri e propri a terreni esposti al sole, creando un microclima ideale.

Ph.: Gettyimages/clodio

Il centro più importante della produzione di olio è Brisighella.

Qui l’olivicoltura risale addirittura all’epoca romana, mentre nel riolese-casolano pare sia stata introdotta dai Benedettini dell’Abbazia di Valsenio, che vantano un’antica tradizione nell’uso di tecniche colturali e anche di bonifica.

L’olio di Brisighella è genuino, prodotto da varietà selezionate, da degustare anche a crudo con il pane.

Per degustazioni e possibilità di scelta fra le diverse varietà si consiglia la Cab (Cooperativa Agricoltori Brisighellesi) di Brisighella nella sede principale a monte del paese sulla ex statale o nel negozio sotto la via degli Asini.

 

La mora romagnola, erbe profumate, miele e le altre prelibatezze della Vena del Gesso

Un tripudio di sapori, profumi e colori attendono i camminatori lungo la Via del Gesso Romagnola.

Siamo in Romagna, e allora come potrebbe mancare il maiale?

Celebre da queste parti la mora romagnola, unica varietà autoctona, dalle carni di sapore intenso che si sposano meglio con le specialità locali, ad esempio con lo Scalogno di Riolo Terme.

Altra specialità locale è l’agnellone: di questo castrato si tiene una sagra in dicembre a Brisighella.

Ph.: Gettyimages/Claudio Caridi

Ma non solo carne, naturalmente. In questo territorio si coltiva il carciofo moretto, che si è adattato perfettamente alla maggior aridità dei terreni gessosi.

Al Giardino Officinale di Casola Valsenio si possono invece trovare profumatissime piante officinali e aromatiche: lavanda, iperico, salvia, basilico, nepetella, rosmarino, timo e maggiorana.

Altra unicità è una particolare varietà di marrone, presente nei versanti nord della Vena tra monticelli di sabbie e arenarie.

Anche l’albicocca della collina imolese ha trovato il suo ambiente ideale nei terreni argillosi della Vena. Dulcis in fundo, è proprio il caso di dire, c’è anche il miele.

Quello monoflora (tarassaco, erba medica, acacia, castagno, tiglio), oppure i millefiori.

Tutti ricchissimi per profumo e intensità, grazie alle fioriture uniche a disposizione delle api come nel caso della Sulla (la leguminosa a fiori carminio) sulle argille, o dei Sedum che crescono proprio sui gessi.

 

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Informazioni utili:

Parco della Vena del Gesso Romagnola

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