Cile: viaggio nel deserto d’Atacama
Siete alla ricerca dei luoghi meno ospitali della Terra?
Difficilmente può restarne fuori il deserto di Atacama: qui si può raggiungere il quarantesimo anno di etàsenza aver visto una goccia d’acqua cadere dal cielo!
Precipitazioni inferiori ai 3 mm l’anno, una forte escursione termica – dove a giornate caldissime fanno riscontro fredde notti che precipitano anche sotto lo zero – rendono questa parte del globo terrestre inospitale, quasi invivibile, ma paradossalmente magnifica!
Scene dal Pianeta Rosso! Nella strana conformazione geografia del Cile, stretto tra l’Oceano Pacifico e la Cordigliera delle Ande, il deserto d’Atacama rappresenta senz’altro uno dei paesaggi più incredibili e aridi al Mondo.
Qui, dove l’escursione termica oscilla tra i 30 gradi di giorno e – 7 di notte, la corrente fredda di Hummboldt non permette la formazione di nubi, soffia sulla costa e rende la temperatura poco adatta ad assorbire l’umidità dell’oceano riducendo l’evaporazione marina.
Questo effetto, unito alla barriera Andina, provoca un’enorme scarsità di piogge, in una delle regioni più inospitali del pianeta e per questo scarsamente popolata.
Terra contesa
“Nel deserto non c’è niente, non cresce niente, però il deserto parla ogni sera a chi gli rende visita. Le pietre, che durante il giorno sopportano temperature fino a 50 gradi, ricevono nella notte l’abbraccio del freddo, fino a zero gradi, e si spaccano con un mormorio minerale che racconta la saga del deserto a chi vuole e sa ascoltare.”
È così che lo scrittore cileno Luis Sepúlveda descrive questi luoghi, riferendosi alle genti che abitavano questa regione, ma soprattutto ai minatori indios, cileni e stranieri giunti a lavorare nei ricchi depositi di nitrati e rame che il sottosuolo di questa terra offriva.
Il nome di Atacama deriva dai minerali dei giacimenti di rame, contesi da sempre fra Cile e Bolivia; solo con la Guerra del Pacifico del 1879-83 il Cile si appropriò delle risorse minerarie di questa zona, ricchezze che costituiscono le fondamenta dell’economia cilena.
La vita nel deserto
Atacama a prima vista sembra un luogo inospitale e privo d’interesse, ma nella zona pedemontana i canyon che conducono ad est, verso l’altopiano, hanno una vegetazione xerofita.
Vale a dire piante con una formidabile capacità d’adattamento, capaci di resistere all’aridità del sottosuolo, assorbendo una gran quantità d’acqua durante le rarissime piogge generate dalla “camanchaca” o dalla “garuà”, nebbioline convettive che si condensano alle quote più alte e forniscono l’acqua necessaria alla vegetazione.
Verso l’interno, a 1200 metri d’altezza, il passaggio al deserto e più brusco e impressionante, le precipitazioni sono così scarse che fra una fioritura e l’altra passano anche diversi anni.
Effettivamente Atacama non è un deserto come gli altri: pianure di sale, miniere di rame, paesi fantasma, un paesaggio apparentemente privo di vita che, inaspettatamente, dopo la pioggia, fenomeno meteorologico veramente raro da queste parti, può ricoprirsi di tinte di rosso, blu, verde e giallo.
Sono più di duecento specie autoctone, alcune in via di estinzione, che colorano questa grande distesa di sabbia, fiori incredibili che escono improvvisamente allo scoperto dopo decenni di siccità, una fioritura che ha davvero del miracoloso.
Il cielo limpido, chiaro, terso, la pampa d’Atacama è caratterizzata da un grande irraggiamento solare, un posto davvero inospitale per gli uccelli, sopratutto marini; inspiegabilmente, solo il gabbiano grigio vola sulla zona denominata “la doppia ombra della pioggia”, quando con la stagione riproduttiva invade la steppa distante dal mare 100 chilometri.
Migrando, il Larus modestus protegge uova e piccoli dai predatori naturali come falchi e avvoltoi, ma anche dall’uomo.
Salvo alcune colonie di batteri e licheni, forme di vita superiori come fiori e gabbiani, rappresentano l’eccezione alla regola anche nel luogo sulla Terra meno adatto per lo sviluppo di organismi viventi.
Spingendosi ancora all’interno, vi sono ampie fasce montuose erose dal vento e da depressioni montane a quota 2.300, occupate dai salar, il più grande è di circa 320.000 ettari.
L’aridità della zona non consente alla vegetazione di crescere, è una terra di sabbia, sassi e sale, dalla quale, magicamente, affiorano diverse lagune e zone umide.
Sono le acque superficiali delle Ande che provengono da un insieme di sistemi idrici costituiti da corpi lacustri poco profondi, collegati tra loro da canali naturali.
Lungo tutto il versante a ridosso delle montagne, queste acque permettono la presenza d’erba salata e altre specie erbacee minori.
Questi sistemi hanno uno strato superficiale e fangoso che consente abbondanti forme microscopiche di vita unicellulare, come alghe e micro-invertebrati alla base della dieta di molti uccelli e animali selvatici.
Inerpicandosi poi verso le montagne battute dai forti venti, il deserto sfuma pian piano per lasciare il posto ad un’asprezza altera che sembra dominare l’uomo e il paesaggio.
Man mano che si sale, il panorama si allarga, le cime che sembravano vicinissime sono sempre più lontane.
La Cordigliera si estende tutta intorno con le lagune in cui si specchiano vulcani e montagne innevate, in una luce che ne esalta le ombre e i colori.
Gli itinerari:
Centro di partenza per scoprire il mondo del “Norte Grande” è San Pedro de Atacama, un piccolo villaggio a 2.443 metri sul livello del mare, diventato una delle mete turistiche più frequentate del Cile.
Qui, i pregiudizi nei confronti degli stranieri che viaggiano con gli zaini a spalla, diffusi nel resto della nazione, sembrano svaniti.
Ideale per l’acclimatazione, oltre a presentare una gran varietà d’alberghi e ristoranti, San Pedro de Atacama ha molte agenzie turistiche capaci di promuovere mete naturalistiche e attività outdoor – trekking, mountain bike, ascensioni ai vulcani, escursioni a cavallo, perfino sandboard sulla sabbia – su un’area di centinaia di chilometri.
Il paese conserva la struttura originaria e ha un museo archeologico con mummie antiche.
Per chi vuole un contatto più diretto con le popolazioni locali, può scegliere anche il paesino di Tocomao (2.475 m), devo però è richiesto un maggiore spirito di adattamento.
Escursioni leggere consentono un primo approccio alla zona, sulla Cordigliera del Sale, lungo i due canyon che portano all’arida e sabbiosa Valle della Morte, sorprendente dal punto di vista geologico.
Poco prima dell’imbrunire è consigliabile l’escursione alla Valle della Luna, una depressione circondata dalla Sierra Orbate.
Oltre a presentare una mistura di forme e colori che ricordano il nostro satellite naturale, la luce del crepuscolo mostra le dune infuocate, splendido sipario che si chiude alle sue spalle con la silhouette del vulcano Licancabur innevato, posto in prossimità della Laguna Verde, un lago salato dai colori caraibici.
Luogo da non perdere è il Salar con le sue lagune.
10.582 chilometri quadrati, un immenso deserto che rappresenta la più grande distesa salata del mondo, con più di 10 miliardi di tonnellate di sale.
Si può iniziare a salire di quota camminando di notte, per recarsi lungo il Rio Puritana e a quota 4.300 osservare il geyser El Taito, che alle prime luci dell’alba mostra un paesaggio surreale, con alte fumarole che si formano al contatto dell’acqua che si sprigiona dalle sorgenti calde con temperature sotto lo zero.
Con il sole più alto, in due piccole piscine attrezzate con spogliatoio, è possibile fare il bagno in uno scenario meraviglioso.
Gli escursionisti in prossimita del Gyaser El Taito, dal quale risalgono verso la superficie sorgenti di acqua calda
Un circuito molto affascinante, poco frequentato, consigliato agli appassionati della fotografia, è la visita alle lagune dell’Altopiano, ubicate a 4.000 metri sul livello del mare, ai piedi dei vulcani.
Altri itinerari più avventurosi, rivolti alle persone con buona preparazione fisica e trascorsi alpinistici, sono fruibili a est del Salar, dove sono presenti vulcani attivi.
Il Lascar, ad esempio, una lunga fila di sei crateri calanti verso nord-est, l’unico che ha sempre attività fumarolica, si trova a quota 5400, 200 metri più sotto della vetta.
La base del vulcano si raggiunge dal paese dopo ben 3 ore di fuoristrada: da quota 4500 inizia la salita lungo un ripido ghiaione, un trekking che è possibile fare in giornata.
Tra le escursioni più emozionanti, in un ambiente selvaggio e avvolgente, riservate agli esperti, è quella diretta al Parco Nazionale di Llullaillaco, a 350 chilometri da S. Pedro: situato ai confini con l’Argentina, in una zona di difficile accesso, si può intraprendere lo spettacolare trekking di più giorni che porta in cima al terzo vulcano più alto del mondo, il Llullaillaco (6.739 m).
Più a nord c’è il Parco Nazionale Lauca, dove il vulcano Parinacota (6.350 m) si specchia nelle acque del Chungara, il lago più in quota del mondo.
La bellezza legata a quest’atmosfera d’aridità e solitudine, con i paesaggi sconfinati del deserto, punteggiati da geyser e luccicanti salar, hanno mosso da sempre la fantasia di giovani naturalisti, come Charles Darwin, avventurieri in cerca di fortuna, scrittori vecchi e nuovi di riferimento della letteratura sudamerica, come il poeta Pablo Neruda e Gabriela Mistral.
Noi comuni mortali siamo alla ricerca della natura spettacolare. Non ci resta che partire, destinazione Cile.
Notizie Utili
Passaporto valido almeno sei mesi.
Non sono richiesti visti d’ingresso, l’unica formalità richiesta e il riempimento del modulo del “Tarjeta de Turismo” che va conservato e restituito all’uscita, in caso di perdita è necessario darne segnalazione alle autorità.
In uscita bisogna pagare una tassa di 26 dollari USA. Per raggiungere S. Pedro si deve volare a Santiago del Cile (voli diretti anche dall’Itala), da qui e consigliabile un altro volo per la città mineraria di Calama (2 ore), per poi continuare il viaggio per altri 110 Km (con autobus 1.30 ore circa, da diversi terminal in città con partenze ogni 2 ore).
La moneta è il peso cileno (CLP). Il fuso orario e di meno 6 ore con l’ora legale. La lingua è lo spagnolo, abbastanza diffuso nei centri turistici l’inglese.
Non sono richieste vaccinazioni, sono raccomandate le precauzioni d’uso per cibo e bevande, sulle Ande possono creare problemi: le alte quote, i colpi di calore e soprattutto di notte le esposizioni al freddo. Per le escursioni in alcune zone è necessario appoggiarsi ad agenzie specializzate.
Nella visita ai Parchi e Riserve si pagano dei biglietti d’ingresso, verificare inoltre con i ranger le autorizzazioni per le attività.