Dedichiamo un giorno alla visita della capitale, più che sufficiente soprattutto in questa stagione: in inverno i musei sono spesso chiusi o tengono un orario decisamente ridotto. Vale comunque la pena curiosare per la città, forse una delle più assurde che io abbia mai visitato.
È situata quasi nel centro esatto della Mongolia e in considerazione del fatto che si trova a 1350 mslm, molto lontana dal mare, e sotto al 50º parallelo, è la più fredda capitale del mondo. La temperatura media annua è inferiore allo zero centigrado: questo significa che la città si trova nella zona del permafrost sporadico, quindi anche se in estate il terreno scongela in superficie, poco sotto il suolo resta gelato.
Questo rende difficile e molto costosa la costruzione di fabbricati di grandi dimensioni, che comportano la realizzazione di fondamenta in profondità, con conseguente creazione di un calore innaturale nel sottosuolo.
La città mostra i segni della dominazione cinese prima e di quella sovietica poi. A questo contesto già di per sè confuso, si aggiunge l’impronta buddista e il desiderio di modernità. Il risultato è una accozzaglia di palazzi di epoche e culture diverse, tra cui si aggirano ben poche persone a piedi e molte in macchina.
Da Ulan Bator passa la Transmongolica: costruita nel 1940, la linea ferroviaria collega la Russia (Ulan Udè) (e quindi la Transiberiana) con la Cina, (Pechino). Anche la città mi regala una emozione: uscendo da un museo, mi accorgo che una famiglia ci sta guardando. Il papà ci indica al figlio di 4 o 5 anni: gli mostra – probabilmente per la prima volta – come sono fatti gli “occidentali”.
È strana la sensazione di sentirsi “diversi” e per giorni e giorni non incontrare un europeo o, più in generale, qualcuno che non sia “asiatico”.. ma anche questo fa parte del fascino del viaggio e ci ricorda che tutto è sempre relativo. Dipende solo dalla prospettiva. Gli altri, siamo noi.