Il primo giorno trascorre in volo: Genova – Roma, Roma – Mosca (dove assaggiamo il freddo, ma è soltanto l’inizio) e infine Mosca – Ulan Bator.
Quando arriviamo nella capitale mongola è mattina presto e il termometro segna meno 37 gradi centigradi. Uscire dall’aeroporto è uno shock: tutto è avvolto da una specie di nebbiolina che non ho mai visto prima – è aria ghiacciata, e l’odore di carbone bruciato è quasi insopportabile.
Ulan Bator in inverno guadagna il triste primato di città più inquinata del mondo, a causa delle emissioni dovute a tutto quello che viene bruciato per combattere il gelo.
L’inquinamento è un problema serio e si accompagna a quello del sovraffollamento (nella capita lei abita la metà della popolazione dell’intera Nazione) e al cambiamento climatico, che causa estati sempre più torride (si arriva sino a 40°) e inverni sempre più duri.