In viaggio nel Marchesato di Crotone

19 marzo 2020 - 14:05

L’itinerario consente di visitare alcune delle più suggestive località della costa jonica attraverso un viaggio tra monumenti e resti archeologici di eccezionale valoreartistico e culturale che testimoniano le vicende di una terra con oltre duemila anni di storia

Si sente ovunque. L’energia che permea la terra di Kroton è così forte e vibrante che non si può fare a meno di rendersene conto. Certo, un turista distratto dalle tante bellezze locali non ci farà caso direttamente: la sentirà, ma la confonderà con il piacere che viene dal cibo tradizionale e gustoso, con la bellezza di un mare dalle acque turchine, con l’interesse di una passeggiata tra borghi carichi di storia e memori di battaglie, o ancora con il sudore di una gita in montagna. Ma si tratta sempre di energia, l’energia vitale del Marchesato di Crotone, che nel corso dei secoli si è arricchita di eventi, tradizioni, abbandoni e ritorni, e che adesso pratica un lavoro sottile per sostenere la popolazione nel viaggio verso l’Eccellenza.

Il Crotonese si potrebbe definire come un triangolo che ha per vertici il Monte Gariglione, la foce del fiume Fiumenca a nord e quella del fiume Tacina a sud. Le sue coste sono lingue di sabbia dorata che si tuffano nello Jonio, tra golfi, insenature e calette che viste dal mare tolgono il fiato. L’acqua ha tonalità che degradano dal verde chiarissimo in prossimità della battigia fino al blu quasi nero dove il fondale sprofonda, passando per chiazze di indaco, turchese e schiumoso bianco.

Quella del vino, in Calabria, è una tradizione millenaria: i primi coloni greci sbarcati sulle coste calabresi furono talmente impressionati dai ricchi vigneti di questa terra che la chiamarono Enotria, cioè “terra dove si coltiva la vite alta da terra”.

Le località marine principali sono Punta Fiumenicà, Punta Alice, Capo Colonna, Capo Cimiti, Capo Rizzuto e Capo Le Castella. A sud il confine del Marchesato è definito dal corso del fiume Tacina fino alle pendici del Monte Gariglione, dopo il lago Ampollino, dove si incontrano le province di Catanzaro e Cosenza. Presso i comuni di Cotronei, Caccuri, Cerenzia, Castelsilano e Savelli il territorio tocca un lembo della Sila Grande, per poi scendere di nuovo al mare, fondendosi nell’ultimo tratto nel Fiumenicà. Ciò che contraddistingue queste zone è proprio un costante rapporto tra mare e montagne, con paesaggi che cambiano gradualmente in altimetria passando dalle spiagge alle dolci colline e alle vette più alte, e con scorci quasi pittorici da catturare in una grande fotografia, nella speranza di rubarne il fascino e goderne a distanza. Lo specchio del mare li mischia e li rimischia ad ogni onda, la campagna li fonde con il cielo e con i corsi d’acqua dei fiumi, la montagna li riflette nelle foglie e nelle ombre proiettate dai grandi alberi e dalle cime dei monti. Tutto assume un aspetto calmo e rilassante, che tocca l’animo del viandante e lo ristora.

L’Itinerario turistico

Il nostro viaggio parte proprio da Crotone, che fu uno tra i più importanti centri della Magna Graecia. La città venne infatti fondata nell’VIII secolo a.C. da coloni greci provenienti dal Peloponneso, guidati da Myskellos di Rhype. Secondo la tradizione, l’insediamento tra Krimisa e Capo Lacinio, l’attuale Capo Colonna, venne imposto agli Achei dal dio Apollo. La città è famosa, tra l’altro, per aver dato i natali ad atleti quali Milone, Daippo, Filippo, Astylos e Faillo.

Il promontorio di Capo Colonna, che delimita ad ovest il Golfo di Taranto, fu sede del celebre Santuario di Hera, decantato da molti autori dell’antichità tra cui lo stesso Livio; attualmente i suoi resti costituiscono una delle più interessanti aree archeologiche di tutto il sud Italia. Il percorso si sviluppa poi tra Isola di Capo Rizzuto e la frazione di Le Castella. Questa località, particolarmente conosciuta per la bellezza del suo mare, è caratterizzata anche dalla presenza di un castello che sorge su un isolotto che in passato, durante la bassa marea, veniva collegato alla terraferma da una sottile striscia di terra.

Da Isola di Capo Rizzuto ci si sposta a Cutro, città nota per il suo pane, definito uno dei migliori d’Italia, per visitare la chiesa dell’Annunziata, ed infine a San Mauro Marchesato, per ammirare la chiesa della Madonna del Soccorso e scoprire la sua leggenda.

I primi due giorni sono dedicati alla zona jonica sud, durante il terzo e quarto giorni invece si segue l’itinerario jonico nord. Siamo quindi nella zona centrale della costa jonica crotonese, a Cirò Marina. Sono sufficienti pochi chilometri per vivere la storia antica di questa terra che guarda all’Oriente, con i resti del tempio di Apollo Haleo e i cosiddetti Mercati Saraceni e la Torre Antica.

A pochi chilometri, nel cuore dei rinomati vigneti di Cirò, si trova l’omonimo borgo tradizionalmente indicato come l’area dell’antica Krimisa, che si erge a sentinella del territorio circostante. Proseguendo per Crucoli, nel territorio della frazione “Torretta” sono stati ritrovati materiali e strutture riferibili all’età classica, romana e altomedievale. Si prosegue alla volta di tre paesi di origini arbëreshe per assaporare la loro cultura e le loro tradizioni, tramandate di padre in figlio. Umbriatico è un piccolo borgo circondato da paurosi strapiombi e ricco di mistero e leggenda, con la cattedrale intrisa di storie templari. Passando per San Nicola dell’Alto, si arriva a Melissa e poi a Strongoli, ubicata sui resti dell’antica Petelia.

L’itinerario passa per la Torre Aragonese di Torre Melissa per ammirare il ricco Museo della Civiltà Contadina ed il panorama costiero visibile dal terrazzo. Il quarto giorno si conclude in faccia al mare a Cirò Marina.

→ Primo giorno / itinerario jonico sud

→ L’itinerario inizia a Crotone, una delle città più fiorenti della Magna Graecia, fondata dagli Achei nell’VIII secolo a.C. Resti di elementi architettonici appartenenti a edifici monumentali di età greca (del V secolo a.C.) sono stati individuati in Piazza Castello, corrispondente all’acropoli dell’antica città ellenica.

Il Museo Archeologico Nazionale, ubicato in prossimità del Castello, conserva la maggior parte dei ritrovamenti della zona, alcuni dei quali di particolare pregio. Il Castello di Carlo V sorse nell’840 d.C. come difesa della città dalle incursioni saracene, ma venne ampliato e rinforzato nel XVI secolo dal sovrano aragonese, da cui prese poi il nome. L’accesso era garantito da un ponte per metà fisso in muratura e per metà levatoio in legno, mentre la struttura a pianta poligonale del castello è arricchita dalle due torri, dette “Aiutante” e “Comandante”. Gli ambienti interni ospitano invece una sezione del Museo Archeologico Nazionale.

Inoltrandosi nei vicoletti della città antica si arriva in Piazza Pitagora e nei pressi della Cattedrale di Santa Maria Assunta. L’impianto originario del IX secolo venne riadattato nel XV secolo inglobando materiale proveniente dal Tempio di Hera Lacinia a Capo Colonna. La chiesa conserva al suo interno il pulpito ottocentesco, un raffinato coro ligneo e la tavola bizantina della Madonna. Importante è anche il tesoro, costituito da paramenti e argenterie di notevole valore artistico. Lungo tutte le coste del Crotonese un’importante testimonianza storica è costituita dalle torri di guardia, erette a presidio delle coste: alcune di queste sono ancora visibili e in buono stato di conservazione, mentre di altre restano poche tracce o sono trasformate in edifici privati. L’area archeologica più importante del Crotonese si trova a Capo Colonna.

→ Portarsi sulla SP.49, nei pressi di Via Gallucci e del Lungomare Gramsci, seguendo le indicazioni per l’area archeologica. Dopo 9 chilometri, al bivio, svoltare a sinistra sulla SP.50 seguendo le indicazioni per Capo Colonna. Dopo 2,3 chilometri si arriva nei pressi del Museo Archeologico di Capo Colonna e dell’area archeologica.

I resti del Santuario di Hera Lacinia, a Capo Colonna. Molti degli edifici classici, rimasti in gran parte intatti fino al Cinquecento, vennero saccheggiati dei loro materiali di costruzione per edificare il castello e alcuni palazzi gentilizi di Crotone, fino a che del tempio antico rimase quest’ultima colonna, ora uno dei più celebri e riconoscibili simboli della Calabria.

In prossimità del sito archeologico è presente la Torre Nao, che ospita l’omonimo Antiquarium, una pregevole collezione di reperti di archeologia subacquea rinvenuti nel mare antistante il promontorio. Nel Museo Archeologico di Capo Colonna sono invece custodite le suppellettili rinvenute nelle campagne di scavo dell’area, e sono testimonianza viva degli antichi usi e costumi della città magnogreca.

→ Dal sito di Capo Colonna riprendere la SP.50 e seguire le indicazioni verso Isola di Capo Rizzuto per 15,7 chilometri. Isola di Capo Rizzuto, il promontorio che domina l’omonima Area Marina Protetta, presenta anch’esso numerose torri costiere, di cui la più celebre è la Torre Vecchia, di struttura cilindrica e in pregevole stato di conservazione, eretta nel sec. XVI. A distanza di pochi chilometri, nella frazione di Le Castella, si trova il celebre Castello cinquecentesco proteso su una piccola penisola, che venne eretto per fronteggiare le frequenti invasioni dal mare.
L’Area Marina di Isola di Capo Rizzuto è una delle più importanti aree protette di tutta Italia con i suoi 15 mila ettari di estensione, ed è contraddistinta da ricchezza faunistica e floristica marina non comuni.

→ Secondo giorno / itinerario jonico sud

L’itinerario iniziato il primo giorno a Crotone, termina sempre nel capoluogo di provincia dove è considerevole la presenza di testimonianze del passato.

Il castello di Isola di Capo Rizzuto, tra i più belli di tutta la Calabria, venne nominato già da Plinio nel 204 a.C., che lo definì Castra Hannibalis. Circondato dalle acque e arroccato su un isolotto collegato alla costa da un sottile lembo di terra, la struttura ha da sempre sfruttato la posizione strategica che domina il mare. Il nome Le Castella ci suggerisce che non fosse l’unico maniero della zona. L’impianto attuale è opera degli Aragonesi, che nel corso del XV secolo realizzarono tutto il sistema di difesa costiera del Regno di Napoli. Pare che la base del Castello sia stata in epoca greca un attracco portuale di carico e scarico merci;
di quel periodo sono ben visibili i massi quadrati a scacchiera, conservati all’interno della fortezza. È possibile ammirare tuttora una splendida scala in pietra, che portava a una torre, il cui impianto originario risale al periodo angioino.

→ Dalla frazione Le Castella, ritornare sulla SS.106 e svoltare a sinistra in direzione Catanzaro. Percorrere la statale per 7,8 chilometri e prendere l’uscita Cutro. Dopo 12,3 chilometri entrare in paese. La cittadina di Cutro è famosa per la produzione del pane, considerato tra i migliori d’Italia ed è conseguentemente caratterizzata dalla presenza di numerosi forni tradizionali. Da visitare la Chiesa Madre dedicata alla Santissima Annunziata, seppure sottoposta nel tempo a numerosi restauri che ne hanno modificato l’aspetto originario. La navata centrale conserva un altare marmoreo del Settecento sormontato da una bellissima stampa del Cristo di Giotto; di notevole interesse le statue di San Francesco di Paola e Santa Lucia.

→ Da Cutro riprendere la SP.42 per circa 3 chilometri e al bivio svoltare a destra in direzione San Mauro Marchesato. Percorrere la SS.109 ammirando il paesaggio dei caratteristici calanchi per 10,2 chilometri. Al bivio svoltare a destra sulla SP.39 e percorrerla per 2,7 chilometri circa fino ad entrare nel paese di San Mauro Marchesato.Il territorio presenta le caratteristiche tipiche della vegetazione meridionale, dove emerge la macchia mediterranea alternata ad estesi campi di grano, uliveti, querceti secolari e boschi antichi che convivono con quelli più recenti di eucalipto. Qui a San Mauro Marchesato non può mancare la visita alla Chiesa di Santa Maria del Soccorso. Si tramanda che dove oggi sorge l’edificio sarebbe stato trovato un quadro della Madonna che, portato in paese nella chiesa parrocchiale, sparì e a più riprese venne ritrovato nel sito del rinvenimento originario. Gli abitanti di San Mauro decisero allora di edificare il Santuario in quel luogo. Di notevole interesse artistico è la cupola della chiesetta, poggiante su pianta quadrata con tamburo rotondo, ricoperta di tessere ovoidali variopinte, tipo mosaico. Sull’altare centrale policromo e sostenuto da due colonne appare il quadro della Vergine del Soccorso, probabilmente del Settecento.

→ Dalla Chiesa di Santa Maria del Soccorso, prendere la SS.107bis in direzione Crotone e percorrerla per 20,7 chilometri. Alla rotatoria prendere la prima uscita ed imboccare la SS.106 direzione Crotone per 5,6 chilometri fino ad arrivare in città dove non mancheremo di visitare il Castello di Carlo V. Fu il re Carlo V ad armare e modificare l’antica rocca bizantina per motivi strategici e difensivi. All’attuale fortificazione vi si accede attraverso il suggestivo ponte levatoio in legno, che sovrasta il fossato. I baluardi San Giacomo, che si affaccia sul porto, e Santa Maria erano rifugio per le truppe; la Torre Comandante e la Torre Aiutante erano dimora degli ufficiali, mentre oggi sono state restaurate ed adibite a spazi museali. La Torre Marchesana sorge all’interno della fortezza ed era un ottimo punto di osservazione verso il mare. Era armata di 4 cannoni e sede della prigione “La Serpe”. Purtroppo è stata danneggiata durante il terremoto del 1862, ma in futuro sono previsti lavori di restauro
e recupero totale.

PRIMO E SECONDO GIORNO – Località intermedie e chilometraggio parziale: Crotone – Capo Colonna 8,8 km / Capo Colonna – Isola di Capo Rizzuto 15,7 km / Isola di Capo Rizzuto – Le Castella 9,5 km / Le Castella – Cutro 23 km / Cutro – San Mauro Marchesato 14,5 km / San Mauro Marchesato – Crotone 27,6 km
Chilometraggio totale 99,1 km

 

→ Terzo giorno / itinerario jonico nord

L’itinerario inizia da Cirò Marina, località turistica che da anni si fregia della Bandiera Blu, il riconoscimento conferito dalla Foundation for Environmental Education alle località costiere che soddisfano i criteri di qualità relativi all’acqua del mare, alle spiagge, agli approdi e ai servizi offerti. Il territorio circostante è circondato dalle coltivazioni di vitigno Gaglioppo, da cui si ricava il Cirò Doc.

→ Partendo dal Lungomare S. Pugliese, all’altezza dell’incrocio con Via Gabriele D’Annunzio, tenere il mare sulla destra e continuare sulla stessa strada per circa 3,6 km fino a raggiungere la prima tappa dell’itinerario: l’area archeologica che custodisce l’antico tempio arcaico dedicato ad Apollo Haleo. Gli ultimi 900 metri sono su strada sterrata, ma facilmente percorribile. Il Tempio di Apollo Haleo, di cui è visibile il muro perimetrale, conteneva la statua del dio Apollo; i suoi reperti sono custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

→ Proseguire per altri 400 metri sullo sterrato, al primo bivio svoltare a sinistra e percorrere circa 500 metri fino ad arrivare ad un’altra diramazione: si segue la strada a sinistra per 900 metri e al successivo bivio girare a sinistra. Si continua per 600 metri svoltando poi a destra per 1,4 km fino a raggiungere la SP.3.
Al bivio girare a destra e dopo 1,5 km si erge sulla destra la Torre Vecchia, torre di avvistamento a pianta quadrata costruita in seguito alle prime invasioni saracene, e i Mercati Saraceni costruiti nel Settecento per la fiera di Santa Croce, che richiamavano per la ricchezza e la qualità delle merci le popolazioni vicine. La fiera fu interrotta a causa delle invasioni turche che interessarono l’intera costa ionica all’inizio del secolo XIX. Proprio nel giorno di apertura, alla presenza del principe giunto da Napoli, la fiera fu cannoneggiata dalle navi turche e da quel giorno venne sospesa. Oggi sono scenario per spettacoli teatrali e canori.

Durante la festa patronale di Cirò Marina, la statua di San Cataldo viene portata ai Mercati Saraceni e vi rimane per tutta la notte

→ Da questo punto proseguire sulla strada SP.3 e dopo circa 950 metri raggiungere la SS.106. Svoltare a sinistra e dopo 3,7 km uscire in direzione Cirò. Alla rotatoria, prendere la prima uscita imboccando la SP.7. Attraversando le distese di vitigni, dopo circa 6 km si arriva a Cirò.
Già dalla strada si scorge il Castello di Cirò che si erge a sentinella della valle, arroccato strategicamente in pieno centro storico. L’antico nome della città era “Psychrò”, quando il celebre scienziato e medico Luigi Lilio viveva qui, alla corte del Conte Andrea Carafa. Dopo una passeggiata tra i vicoletti di Cirò, ci dirigiamo verso la prossima tappa, Crucoli.

→ Dal centro di Cirò portarsi sulla SP.7 e percorrerla per circa 3,7 km fino ad arrivare al bivio con la SP.4. Svoltate a sinistra seguendo l’indicazione per la SS.106. Dopo 4,5 km imboccate la statale e percorretela in direzione Taranto per circa 2 km fino ad arrivare nella frazione Crucoli Torretta.
Molti dei ritrovamenti archeologici di età classica, romana ed alto-medievale della zona sono stati fatti in questa frazione e sono custoditi nel Museo Archeologico che ivi si trova. Sulla strada è ancora visibile Villa Clausi, edificata in epoca normanna; è in buono stato la “torretta” che venne eretta dai feudatari di Crucoli come risposta alle invasioni turche.

→ Dalla frazione Torretta, seguire le indicazioni per Crucoli sulla SP.1 per 7 km. La bellezza di questo borgo sta nei suoi vicoletti; sui muri delle case si trovano tabelle con gli antichi proverbi scritti in dialetto calabrese. Una visita è d’obbligo al Museo della Civiltà Contadina, ospitato in un antico frantoio, ricco di oggetti legati alla tradizione. Piazza Di Bartolo è sovrastata dall’imponente Castello normanno i cui interni non sono attualmente accessibili.

→ Quarto giorno / itinerario jonico nord

Da Crucoli portarsi ancora sulla SP.1 e percorrere la strada per 5,7 km. Al bivio prendere la direzione Umbriatico percorrendo la SP.6 per circa 21 km. Al bivio svoltare a sinistra sulla SP.7 per 1 km.
Umbriatico è un piccolo borgo di circa mille anime circondato da verde incontaminato e dirupi scoscesi, infatti la strada principale collega il paese con un ponte. Da visitare la Cattedrale di San Donato di epoca normanna, perfettamente conservata.

→ Riprendere la SP.7 e percorrerla in direzione Pallagorio per circa 7,5 km. Al bivio svoltare a sinistra imboccando la SS.492. Percorrerla per 4,6 km fino al comune di Pallagorio.
Pallagorio ha origini arbëreshe e mantiene la lingua, gli usi e le tradizioni proprie, ma non più il rito bizantino-greco. Il borgo e il territorio circostante conservano importanti memorie storiche, l’area risulta abitata sin dal neolitico, ne sono testimonianza le numerose grotte sparse nel territorio. Da visitare la Chiesa Matrice S. Giovanni Battista, d’incerta età medievale, in stile romanico a tre navate con abside bizantina, restaurata nel XVIII secolo.

→ Riprendere la SS.492 e percorrerla per circa 6,3 km in direzione Carfizzi. Al bivio svoltare a sinistra continuando il tragitto sulla SP.11 per 2,2 km fino al centro del paese.
Carfizzi è posizionato su una collina e da Largo Skanderbeg si gode di uno splendido panorama. È anch’esso di origini albanesi e ne conserva usi e costumi. Nei pressi del paese è possibile compiere escursioni nel Parco Comunale della Montagnella, ricco di macchia mediterranea e fauna. L’itinerario continua nei borghi arbëreshe e la prossima tappa è San Nicola dell’Alto che dista pochi chilometri da Carfizzi.

→ Ripercorrere a ritroso la SP.11 fino al bivio con la SS.492. Svoltare a sinistra e seguire le indicazioni per San Nicola dell’Alto per circa 2 km.
Alla periferia del paese, sul monte San Michele, è custodita una graziosa chiesetta, il Santuario di San Michele, di origini antichissime. Al suo interno è possibile ammirare una splendida icona settecentesca di San Michele Arcangelo. Da consigliare l’escursione sulla cresta de “La Pizzuta” dalla quale è possibile ammirare il panorama.

→ Riprendere la SS.492 e percorrerla per 5,4 km. Al bivio, svoltare a sinistra seguendo l’indicazione per Melissa. La strada è la SP.12 e la percorrenza è di 4,3 km.
Un paio di chilometri prima di giungere in paese è possibile fermarsi presso il Castello del Gaudio, villa padronale in stile neo-gotico, restaurata dal proprietario e oggi sede della Lega degli scrittori italo-albanesi.
Entrati in paese basta fermarsi nei pressi della Chiesa di San Francesco da Paola per trovare qualche simpatico vecchietto che racconterà ai turisti curiose storie e aneddoti del paese. Abili mani artigiane, sempre più rare, mostreranno le lavorazioni del legno nei più disparati arnesi di casa. La chiesa più importante è la Chiesa Madre dedicata a San Nicola di Bari, in Piazza del Popolo.

→ Ripercorrere a ritroso la SP.12 fino al bivio con la SS.492. Svoltare a sinistra fino ad arrivare, dopo 11,2 km, nel centro di Strongoli.
Sulla parte più alta di Strongoli si erge maestoso il Castello. Molto bello è il panorama che si gode dalla rocca. La torre a Sud-Est è chiamata “Torre Mozza” in quanto era il luogo in cui, nel Medioevo, si eseguivano le condanne a morte. Nel centro storico di particolare importanza sono la Chiesa Madre del XVI secolo, vecchia cattedrale di Strongilos, ricca di affreschi, e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con bellissima icona della Madonna datata 1500.

→ Ritornare sulla SS.492 e ripercorrerla per circa 1,3 km fino ad arrivare nei pressi del bivio con la SP.16; la strada che scende sulla destra dopo circa 6 km porta sulla SS.106 jonica. Lungo il tragitto s’incontra un’azienda agricola dove si possono assaporare i prodotti locali e l’ottimo vino Cirò. Sulla SS.106 prendere a sinistra in direzione Taranto e dopo 4,9 km svoltare ancora a sinistra per visitare una torre aragonese, severa sentinella di pietra che consentiva l’avvistamento del nemico saraceno che giungeva dal mare.

Torre Melissa in tutta la sua imponenza

Il sistema di avvistamento costiero di Torre Melissa ospita un museo della civiltà contadina e nei vecchi locali adibiti a stalle un ristorante caratteristico. Dalla Torre si può godere di un’ampia visuale dell’intera costa del Marchesato.

Da Torre Melissa, che ospita nel centro storico un interessante Museo del Vino, riprendendo la SS.106 in direzione Taranto, dopo 8 km, si ritorna a Cirò Marina per la conclusione dell’itinerario.

TERZO E QUARTO GIORNO – Località intermedie e chilometraggio parziale: Cirò Marina – Cirò 19,5 km / Cirò – Crucoli 17,8 km / Crucoli – Umbriatico 28,5 km / Umbriatico – Pallagorio 12,2 km / Pallagorio – Carfizzi 11,5 km / Carfizzi – San Nicola dell’Alto 4,1 km / San Nicola dell’Alto – Melissa 9,7 km / Melissa – Strongoli 11,2 km / Strongoli – Torre Aragonese di Torre / Melissa 10 km / Torre Aragonese di Torre Melissa – Cirò Marina 8 km
Chilometraggio totale: 132,5 km

Testi di Milena Antonucci, Carlo Rocca e Enrico Bottino