“L’uomo è come una freccia. Ha tre piume: temperanza, determinazione, amore. Se si aggiunge una quarta piuma, l’odio, si manca il bersaglio”. Così predica il capo della banda della Freccia Nera, nascosta nel fitto del bosco, poco prima di morire. La sua perdita sarà un duro colpo per la banda, ma presto il suo posto viene preso dall’abile Marco di Monforte che, seguendone la dottrina onesta e coraggiosa, saprà abbattere il malvagio tiranno Raniero di Rottenburg e impalmare finalmente la bella e coraggiosa Giovanna Bentivoglio nella festosa Bressanone…
Bressanone? Un momento: io conosco quella chiesa e quei dipinti alle spalle del vescovo Cusano. Qui, qualcosa non torna. Ricominciamo da capo: la storia che viene presentata in questo sceneggiato televisivo è presa a prestito da Stevenson e riecheggia l’omonimo teleromanzo del 1968 (e chi non ricorda la canzoncina: “la freccia nera fischiando si scaglia, è la nera canaglia che il saluto ti dà…”).
Va bene, non è proprio la stessa storia, ma in fondo i tempi cambiano e non ci sta male che dalla cupa Inghilterra della Guerra delle Due Rose si passi al Tirolo in bilico tra Impero e Papato. Però… Però!
Il fatto è che questo non è Tirolo (non ce ne voglia questa regione): Martina Stella e Riccardo Scamarcio, protagonisti di questo sceneggiato, galoppano a briglia sciolta in pieno Piemonte (con una puntata in Valle d’Aosta)! Ecco scorrere le immagini del dolce Canavese, della selvaggia Valchiusella, degli edifici del Borgo Medioevale di Torino, con qualche sporadica apparizione del Monferrato e della Valle d’Aosta.
Luoghi magnifici che rispecchiano senza difficoltà il periodo storico in cui è ambientato lo sceneggiato. Prendiamo allora a prestito le immagini televisive e lanciamoci anche noi a cavallo (a vapore, ma sempre cavalli sono…) in un viaggio che segue non solo la fantasia, ma anche la storia e, soprattutto, il gusto.
Scopriamo zone solo apparentemente nascoste e dimenticate, in cui la storia è passata spesso lasciando segni profondi sotto forma di chiese, castelli, ma anche rievocazioni in costume storico. Dove la natura può essere addomesticata in filari lineari, ma anche selvaggia e misteriosa nei boschi sconfinati.
Immergiamoci in un viaggio in cui mescolare il diletto della visita culturale alla quiete di una passeggiata nella natura, senza dimenticare il piacere di assaporare quei prodotti tipici locali che, più di ogni altra cosa, resteranno impressi nella memoria. Se non altro perché, a differenza di castelli, chiese e boschi, si possono anche acquistare e portare a casa.
Il viaggio tra storia e fantasia prende avvio in Valle d’Aosta, e precisamente al Castello di Fénis , magnifico edificio che rappresenta il prototipo del castello medioevale. Risalente al 1300, ha da sempre rivestito la funzione di dimora sontuosa della potente famiglia Challant, tanto da custodire preziosi affreschi attribuiti a Giacomo Jaquerio e dipinti tra il 1425 e il 1430. Dipinti che, nella fiction televisiva, fanno la loro comparsa alle spalle del vescovo di Bressanone, mentre l’esterno si presta alla raffigurazione di Castelrovo, dimora del cattivo di turno.
A differenza della maggior parte dei castelli valdostani, quello di Fénis non è arroccato su un’imprendibile sperone roccioso, ma si adagia su una leggera collina in mezzo alla piana. Questo perché era deputato alla sfarzosa vita di corte, e la difesa era affidata a mura poderose che han ben retto al passare del tempo. Il castello è visitabile e, al suo interno, ospita il Museo di Arredamento Valdostano (Il Castello di Fenis è visitabile nei seguenti orari: da marzo a fine agosto 9,00 – 19,30. Da ottobre a marzo: 10,00 – 12,00 e 13,30 – 16,30 Tel. 0165.76426).
Percorrendo la Ss26, direzione Torino, si lascia la Vallée, ma senza andare troppo lontano: siamo nel Canavese, terra dove andare di fretta è reato! A circa una cinquantina di chilometri da Fénis, solitario sulla sua rocca, si eleva il Castello di Montalto Dora .
Nello sceneggiato riveste il ruolo di maniero del despota di turno, quel Raniero di Rotterburg contro cui si ribella la banda della Freccia Nera. Nella realtà è un’imponente castello del XIV secolo che domina dall’alto una zona ricca di laghi spettacolari come il Lago Nero o il Lago Pistonio, detto anche “Lago Coniglio”, sulle cui rive si snoda un’interessante passeggiata autoguidata.
In questa terra è consigliabile fermarsi più a lungo, così da apprezzare come merita la ricca gastronomia locale, a partire dal “nettare degli dei”: il vino.
I vini del Canavese più famosi sono senz’altro il bianco Erbaluce e il rosso Carema. L’Erbaluce di Caluso (D.O.C.G dal 2010) ha sapore molto intenso ed è ottimo con gli antipasti e i piatti di pesce. Il Carema (Doc), coltivato su terrazze che arrivano fino a 600 metri d’altitudine, ha sapore asciutto e profumo intenso che ben s’intonano alle carni rosse e ai formaggi stagionati, magari la Toma di Lanzo dal sapore piccante. Da non dimenticare poi il Canavese (Doc), il Caluso Passito (Doc). l’Erbaluce di Caluso Spumante e il Tournet, un bianco della zona di Carema.
Una giorno in più da dedicare a questa zona potrebbe consentire un’escursione tra le più belle della regione:
Il Rocciamelone: Al cospetto del Re delle Alpi
Procedendo per una decina di chilometri sempre in direzione sud lungo la Ss26 si supera Ivrea, dove di recente è stato tracciato un percorso di “trekking urbano” che accompagna all’esplorazione della cittadina a piedi, e si incontra l’impressionante Castello di Pavone .
La mole del castello domina le vie contorte del ricetto medioevale dove, tra la fine di maggio ed i primi di giugno, si svolgono le “Ferie medioevali”: grandiosa ricostruzione della vita del tempo, seguita dal torneo nazionale e internazionale di Duello Storico con la spada.
Nella ricostruzione televisiva il castello presta le sue mura al cupo Castello Teutonico, dove i protagonisti s’intrufolano per rubare alcune mappe, nella realtà ospita un albergo con ristorante e centro congressi.
Anche in questo territorio non mancano gli spunti per camminare
Sulla Serra d’Ivrea
Storie di passi: al Colle I Test
Lasciata la via verso il sud, si prende la Ss565, direzione Courgnè. Tra boschi autunnali, ponti di pietra, miniere oscure della Valchiusella, si muovono i membri della banda della Freccia Nera. E qui la fantasia galoppa a briglie sciolte senza alcuna fatica: inoltrarsi nella valle è davvero fare un salto nel tempo, dov’è facile immedesimarsi in un pellegrino in viaggio o in un solitario cavaliere.
Prendetevi il tempo di perdervi lungo i sentieri della valle, alla scoperta dei ponti di pietra, delle cascate roboanti, o anche solo di quel piccolo bar accogliente in cui scaldarvi un attimo. Immergetevi nella ricerca della Toma ‘d Trausela (toma di Traversella), che fa parte del Paniere dei prodotti tipici della Provincia di Torino. Oppure seguite gli itinerari guidati alla ricerca delle erbe selvatiche e dei funghi organizzati dagli enti locali.
Piatto forte della Valchiusella è la Toma ‘d Trausela, formaggio freschissimo (il consumo è quasi immediato) ottenuto dal latte appena munto, che fa parte del Paniere dei prodotti tipi della Provincia di Torino. Ma una vera scoperta sono le erbe di montagna: il Club Amici della Valchiusella organizza, da aprile a settembre, escursioni lungo i boschi ed i prati alla riscoperta delle erbe e dei prodotti offerti dalla natura. Alla sera si gusteranno i risultati delle ricerche del giorno cucinati come gustosi piatti tradizionali.
A questo punto è possibile puntare con decisione verso sud e percorrere in volata i settanta chilometri che ci dividono dalla prossima meta: è in pieno centro di Torino che si trova… Bressanone. Infatti, i protagonisti che passeggiano per le vie della sede vescovile nello sceneggiato, in realtà si muovono lungo le vie del borgo medioevale di Torino , magnifico “falso storico” progettato nel 1884 dall’Architetto d’Andrate, in occasione dell’esposizione italiana, e che ripropone perfette riproduzioni di vari edifici d’epoca, tutti rigorosamente reali. A partire dalla Rocca, in cui si muove il Vescovo Cusano (Borgo Medioevale di Torino – L’ingresso al borgo è libero nei seguenti orari: 9,00-19,00 in inverno, 9,00-20,00 d’estate. Sono possibili visite guidate a pagamento. L’ingresso alla Rocca è invece a pagamento (5,00 euro intero, 4,00 ridotto, gratuito il primo martedì del mese) nei seguenti orari: invernale: da martedì a sabato 9,00-17,00, domenica 9,00-18,00. Estivo: da martedì a domenica 9,00-19,00. Chiuso il lunedì. Tel. 011.4431701/702 www.borgomedioevaletorino.it)
Il magnifico scalone affrescato è, per esempio, una copia del cortile d’onore del Castello di Fénis, in Valle d’Aosta, mentre gli affreschi interni provengono dal Castello di Manta, nel saluzzese. Ma tutto il borgo affonda le sue radici nella tradizione storica piemontese.
Le vie affollate percorse da Giovanna Bentivoglio (Martina Stella) e da Marco di Monforte (Riccardo Scamarcio) sono affiancati da edifici i cui originali si trovano in numerose città storiche come Oglianico, Pinerolo, Ozegna, Courgnè, Ciriè.
Il borgo medioevale di Torino rappresenta un vero e proprio libro aperto sulla storia, soprattutto per i bambini che possono partecipare a laboratori costruttivi e divertenti, come rilegare libri, scoprire il segreto del ferro e vivere la vita in epoca medioevale, oppure, più semplicemente, festeggiare un compleanno diverso con i propri amici.
Un mondo magico e incantato nel cuore di una grande città, dove è ancora possibile perdersi nella fantasia, magari degustando un “bicerin” (particolare caffè con cioccolata).
Ma Torino sembra fatta per camminare. Non solo lungo gli eleganti portici, ricordo di tempi antichi quando i reali, attraversando parte della città per raggiungere il Po da Piazza Castello, ma perché conta più 150.000 alberi in città e vanta il miglior standard di verde pubblico per abitante. E allora non può mancare un bel trekking attraversando il Parco del Valentino da nord a sud, incontrando il Castello omonimo, il Giardino Roccioso, il Borgo Medioevale e la monumentale Fontana dei Dodici Mesi…
Torino, città verde. Dal Parco del Valentino a Superga
Si esce poi da Torino in direzione sud-est, verso Chieri, lungo la Ss10, proseguendo in direzione di Asti lungo la più piccola Sp119 fino a Castelnuovo Don Bosco , paese natale del fondatore dell’Ordine dei Salesiani. Da qui si gira a nord sulla Sp33 per Albugnano, 30 km da Torino, piccolo paese del Vercellese che cela in una valletta isolata un gioiello dell’arte romanica: l’Abbazia di Vezzolano (Orario estivo: 9,30-12,30 e 14,00-18,30. Orario invernale: 9,30-12,30 e 14,00-17,00. Chiuso il lunedì. Tel. 011.9920607)
Nella finzione televisiva offre il volto all’Abbazia di Torrealta, dove trova rifugio la protagonista Martina Stella, nella realtà si intuisce ancora il potere che rivestì durante il Medioevo. Si fa risalire la sua fondazione al 1095, ma la leggenda la lega nientemeno che a Carlo Magno che qui sarebbe stato guarito da una forma di epilessia. Siamo ormai entrati in Monferrato, terra generosa di vini stupendi. Tra tutti citiamo l’Albugnano il cui sviluppo fu sempre legato all’Abbazia.
Non ci resta a chiusura del viaggio percorrere l’escursione a piedi verso l’Abbazia di Vezzolano che si snoda tra i vigneti e percorre un tratto in cresta da cui, in condizioni favorevoli, è possibile avere una vista che spazia dal Monviso al Gran Paradiso al gruppo del Rosa.
Da Castelnuovo Don Bosco all’Abbazia di Vezzolano
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