La vite spande al sole i suoi grappoli d’oro e con le sue radici così profonde sembra arrivare al cuore del viticoltore; un saldo connubio capace di dare vini unici,a Denominazione di Origine Controllata.
Le fertili colline, degradanti verso la pianura, così protetta dai venti freddi del Nord, sorgono nella parte orientale della provincia di Verona e sono comprese all’interno dei confini di ben tredici comuni.
In verità il Soave “Classico” si colloca nella fascia storica, quella ripartita tra le cittadine di Soave e Monteforte d’Alpone, quest’ultimo tra i primi in Europa per densità di coltura (ben 1.700 ettari vitali dei 2.000 disponibili).
La qualifica “Superiore” è invece riservata al vino con gradazione alcolica minima naturale di 10,5 gradi, immesso al consumo dopo il primo marzo dell’anno successivo all’annata di produzione con una gradazione alcolica non inferiore agli 11,5 gradi.
Vi è poi un vino passito che interessa circa 1.500 ettari di area collinare, con una gradazione alcolica naturale minima complessiva di 14 gradi di cui almeno 11,5 in alcool svolto.
È il Recioto di Soave, che già nel 530 il ministro Cassiodoro ne decantava le doti descrivendolo “di bella bianchezza e chiara purità… tanto che sembrava nato da gigli”.
Questo nettare, nobile e di antica fama, ha meritato nel 1998, primo tra tutti i vini veneti, il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Certificazione che interessa tre tipi di prodotto: il Recioto di Soave tranquillo, avente gradazione alcolica complessiva attorno ai 15 gradi; quello affinato ed invecchiato in legno (nelle barrique), con una gradazione alcolica di circa 18-20 gradi; e infine il Recioto di Soave Spumante.
La produzione è misurata ma di alto pregio dal momento che questo vino passito viene elaborato artigianalmente. I migliori grappoli di Garganega e Trebbiano di Soave vengono scelti uno ad uno direttamente sulla pianta, in leggero anticipo rispetto alla vendemmia normale; l’uva così raccolta, che non deve essere assolutamente intrisa d’acqua, viene distesa per quattro-sei mesi su graticci ben areati e asciutti, e lasciata così appassire per il periodo invernale.
Nel frattempo sugli acini vegeta una muffa nobile, la Botrytis cinerea, responsabile dell’aroma tipico.
Dopo Natale si opera la delicata mostatura, dove bisogna fare attenzione a non lacerare vinacce e raspi. Alla pigiatura segue la lunga e lenta fermentazione del mosto. Solo quando il residuo zuccherino è pari all’8-10% si procede con una serie di travasi atti ad interrompere la fermentazione.
Il Recioto di Soave, nome che deriva dal termine dialettale “rece” che indica le parti alate del grappolo, è un classico vino da dessert e trattenimento, dal colore giallo paglierino con riflessi dorati, odore intenso e nobile, fruttato, sapore armonico e amabile, gradevolmente mandorlato, armonico di corpo.