Zambia: Un’Africa da scoprire

18 marzo 2020 - 3:00

L’AFRICA E’ LA CULLA DEL GENERE UMANO 

Adattarsi al ritmo della natura senza forzarlo, cercando di trovare similitudini con la filosofia di vita delle persone di questi luoghi, a cui invidi la purezza dei sorrisi e la felicità, nonostante la quotidianità sia scandita dalla fatica per concretizzare azioni essenziali come mangiare, dormire, curarsi. Questo è lo Zambia. Un condensato di sensazioni che vanno vissute fuori dagli schemi, e dove anche scegliere un trasferimento in auto piuttosto che in aereo consente di immergersi in una realtà da scoprire attimo dopo attimo. Perché la strada è fonte di vita, luogo di incontro, tra villaggi e mercati, e moltissimi gli spunti per il tuo essere uomo di un tempo presente e proiettato nel futuro, che però qui, in questo universo grandioso e ancora spontaneo, si ritrova a valorizzare e amare le cose semplici per cui tutti siamo nati e che troppo spesso, invece, dimentichiamo.Questo è il mal d’Africa, l’essenza della vita.

Giuseppe Tosin

Arriviamo a Lusaka con un volo diretto da Dubai, e, all’inizio, scopriamo una città dalle caratteristiche più occidentali che africane, non troppo diverse da quelle in cui siamo soliti muoverci.

Per chi vuole organizzare un tour in questo paese, tranquillo e lontano dalle tensioni che ormai caratterizzano gran parte dell’Africa, qui c’è ogni tipo di servizio e agenzie ben specializzate.

Ma poi, appena fuori dal centro, bastano solo pochi chilometri, e trovi l’Africa che ti aspetti.

Per chi ama la forza, la creatività, e lo spirito selvaggio di questo immenso e magnifico continente, lo Zambia è il concentrato perfetto di ogni emozione; un paese meraviglioso, con una natura stupenda e una fauna unica nella sua moltitudine di animali.

Le sue aree protette sono tra le più belle e ricche di biodiversità di tutta l’Africa, e un safari nel South Luangwa National Park è estremamente entusiasmante: ogni uscita riserva scene e momenti di vita ancestrale, dominata dalle leggi della Natura, e c’è da rimanere stupefatti da quanto l’ambiente naturale possa essere meraviglioso.

L’amore e la cura di ogni madre per i suoi cuccioli, le gerarchie del branco, la violenza della caccia, la lotta per la sopravvivenza e la bellezza di ogni singolo animale qui si sublimano in un insieme che ha pochi altri paragoni nel mondo.

Le strutture ricettive sono state progettate per vivere a stretto contatto con un mondo, dove in ogni momento della giornata si affrontano esperienze difficili da dimenticare, dove la natura riserva i suoi grandiosi ed eterni insegnamenti che il nostro mondo purtroppo ha dimenticato o forse non ha mai considerato.

Difficile raccontare, a parole, l’emozione di svegliarsi di notte ascoltando il ruggito del leone, proveniente dal fiume poco lontano, che sovrasta decine di altri imperscrutabili rumori.

A farci compagnia, enorme sentinella, annunciato da un lieve fruscio un maestoso elefante che delicatamente raccoglie i frutti prelibati di un albero adiacente alla nostra tenda.

Ogni pomeriggio torna, a meno di un metro dalle nostre effimere “abitazioni”, e ti sorprende, sempre, in un raro momento di pausa, mentre stai rivedendo i filmati del safari da poco terminato.

Ancor prima di materializzarlo nella realtà, senti il suo respiro e il suo sguardo ti accarezzano.

Gli ippopotami che vengono a brucare li attorno, invece, non sono altrettanto delicati nelle loro movenze, e fanno sentire il peso ingombrante della loro mole.

A dispetto della sua apparente bonarietà, distorta da reminiscenze di personaggi televisivi d’antan, l’ippopotamo è uno degli animali che mette più soggezione, e con un morso può spezzare in due un coccodrillo.

In Africa è l’animale che fa più vittime umane, soprattutto a causa del suo carattere territoriale che lo spinge a caricare qualunque essere vivente entri nel suo territorio, e nonostante il suo peso raggiunge i 40 km/h.

Il re delle nostre “cacce” fotografiche è però il leopardo. In quattro giorni l’abbiamo visto ben sette volte in situazioni diverse.

I leoni, invece, qui sono quasi onnipresenti, e nei vari angoli del parco abbiamo incrociato molti branchi, tra cui uno composto da ben dodici leonesse, tre maschi e un gran numero di piccoli.

E poi immense mandrie di bufali, elegantissime giraffe, molte specie di antilopi, famiglie di ippopotami in ogni pozza d’acqua, una miriade di coloratissimi uccelli e, soprattutto, elefanti.

Nei momenti più suggestivi, l’alba e il tramonto, capaci di dipingere il mondo con colori intensi e irreali, la savana si trasforma in un incredibile palcoscenico dove, apparentemente seguendo un preciso copione, tutti i suoi protagonisti hanno un loro spazio e ruolo.

Per cogliere l’attimo del risveglio, è necessario partire, ogni mattina, intorno alle 5, eppure, anche dopo il tramonto del sole, è difficile rinunciare a continuare la scoperta di questo universo magico e coinvolgente.

Perché, di notte, la savana vive il suo momento più “creativo”.

E dopo un safari notturno, seguito da una cena allietata dai rumori della Natura selvaggia, è difficile ritirarsi a dormire sovrastati da un cielo che, come fossero gioielli, mette in mostra un tappeto infinito di stelle capaci di riempire occhi e pensieri.

Il South Luangwa è un parco che dista circa 500 chilometri dalla capitale, che tutela un’area di circa 9000 chilometri quadrati nella regione del nord-est, e conviene raggiungerlo in aereo dalla capitale con scalo all’aeroporto di Mufwe.

Al ritorno, però, abbiamo voluto percorrere la strada che porta a Lusaka, per scoprire anche l’anima “umana” di questo luogo di natura e animali. Abbiamo così scoperto un altro mondo, fatto di villaggi e mercati, di sguardi e sorrisi, di colori e uomini cordiali.

Questa arteria stradale, che collega lo Zambia al Malawi, non può essere certo definita una “autostrada”, ma rispetto alla viabilità in uso da queste parti si può considerare in buone condizioni, essendo soggetta a continui rifacimenti.

I protagonisti principali, e più ambiti, nel South Luangwa National Park sono il rinoceronte e il ghepardo.

Questo magnifico felino si può incontrare anche nel Kafue, un altro parco che abbiamo visitato successivamente, a circa 250 chilometri ad ovest della capitale, meno ricco di animali ma stupendo dal punto di vista paesaggistico.

Un’autentica oasi di pace, e soprattutto un posto unico per chi ama la fotografia naturalistica.

Il Kafue National Park è il secondo parco più vasto in Africa con i suoi 22.400 chilometri quadrati, corrispondenti a una superficie come tutta l’Emilia Romagna.

Il nostro viaggio è proseguito poi verso Livingstone, dove la maestosità e la bellezza delle cascate Victoria Falls merita un soggiorno minimo di un paio di giorni, per “entrare” in sintonia con una natur così grandiosa da essere difficilmente comprensibile con una visita affrettata.

L’ultima tappa della nostra full immersion nelle atmosfere africane è stata nel Chobe National Park, in Botswana.

Un parco famoso, di rara bellezza, forse un po’ troppo turistico e affollato, dopo la quasi perfetta solitudine della natura in Zambia, ma degno di essere visitato, perché anche qui è possibile incontrare molte specie di animali caratteristici della savana.

Ad ogni parco abbiamo dedicato almeno quattro giorni, periodo minimo per avvicinare, vivere, conoscere e ammirare la loro bellezza.

Il clima, nonostante la nostra estate – agosto – nell’emisfero australe sia inverno, è ideale, con temperature diurne attorno ai 25°C, mentre di notte fa un pò freddo, poiché il termometro scende a 6°-7 ° C e l’escursione termica è repentina, e cambia appena sorge e tramonta il sole.

Un ricordo e ringraziamento particolare va ai rangers.

Diversi per la loro professionalità, perché le regole variano da parco a parco, però hanno dimostrato tutti un grande amore e rispetto per il loro lavoro, insostituibili.

Un grazie va a Johnny Minaar, una guida speciale, che vive a Maun, e mi ha aiutato ad organizzare questo splendido viaggio, e ai miei compagni di viaggio… senza di loro non sarebbe stato così entusiasmante.

Testo e foto di:
Sandra Giaretta

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