Numero 276 – febbraio 2015
Raccontare la Natura, e le sue straordinarie peculiarità e fascinazioni, declinate nelle mille sfumature e variabili che, dalle Alpi alle isole più remote nel cuore delMediterraneo, il nostro territorio offre è, da sempre, la “mission” di questa – consentiteci l’orgoglio – magnifica rivista. E da sempre, per passione e competenze acquisite “sul campo”, ci esponiamo in prima persona come divulgatori di un modo corretto ed equilibrato di avvicinare l’ambiente. In questo ruolo, da sempre, denunciamo la grande mancanza di sensibilità e attenzione (ad esclusione di rari e sporadici, ancorchè illuminati interventi) che chi governa a ogni livello – dal piccolo amministratore locale ai promotori di grandi strategie sociopolitiche nazionali – destina alla valorizzazione e protezione del patrimonio ambientale. Che racchiude in se non solo le straordinarie bellezze ed emergenze che possiamo ammirare, ma un tesoro infinito e inestimabile di tradizioni e culture rurali che al territorio sono legate. Nessun altro paese al mondo possiede la varietà e quantità di “ambiente” che caratterizza il nostro paese, se in questo valore mettiamo anche oltre tremila anni di civiltà che su questi territori sono fiorite e prosperate, lasciando un patrimonio che, come nessun altro in alcuna altra regione del pianeta, è in grado di raccontare la storia dell’uomo. Di questa immensa ricchezza, che potrebbe essere la risorsa primaria per il benessere di tutti noi, nessuno sembra prendersi cura e tutela. Lasciando alla “buona volontà” di pochi, con il loro peraltro mai valorizzato nè riconosciuto impegno, l’onere di ergersi a tutori di questo tesoro lasciato altrimenti alla mercè di predatori e speculatori. Questo anche noi cerchiamo di fare, da sempre, in qualità di divulgatori di una cultura ambientale rispettosa delle diversità e della fragilità intrinseca che, in apparenza, caratterizza l’ambiente naturale. Il quale, in realtà, pur con qualche “ferita” inferta dalla nostra avidità e bisogno di “possedere” lo spazio in tutte le sue evidenze, è inesorabilmente destinato a sopravviverci! Possiamo far sparire qualche specie animale o vegetale, nella nostra brama di accumulare ricchezze, o qualche pezzo di territorio, fagocitandolo in visioni avveniristiche di megalopoli senza confini, ma alla fine la Natura si riprende, a nostre spese, i suoi spazi. E mai come in questi anni abbiamo assistito, inermi, a questa “resa dei conti” tra ambiente e arroganza umana. Dove a soccombere è sempre stata quest’ultima. Non è dunque arrivato, allora, il momento di ripensare il “progresso”? Facendo diventare l’ambiente e la nostra qualità della vita – due concetti stret- tamente connessi – il centro focale dei nostri interessi e del nostro impegno? E’ tardi, ma forse non ancora “troppo” tardi, per fare un passo indietro e rimettere nel giusto ordine quelle che dovrebbero essere le priorità elementari per ogni essere umano: l’armonia con l’ambiente, che genera benessere, e la sua fruizione lenta, che genera salute. In parole semplici: camminare nella Natura, osservarla, conoscerla, e imparare a riconoscerne l’immenso valore. Anche attraverso il mirino di una fotocamera, strumento “magico” capace di imprigionare, per sempre, un attimo!