C’era un tempo in cui, verso la metà di giugno, il leggendario “Anticiclone delle Azzorre” si trasferiva per un momento cosmico di meritata vacanza sopra il Mediterraneo, e lì rimaneva, placido, almeno fino a metà settembre. Regalando alle nostre regioni alpine e appenniniche infinite giornate di sole, canicola e, spesso, come pegno, pesanti problemi di siccità. Purtroppo, ultimamente ha scoperto il fascino dei paesaggi del Nordeuropa, e come il più traditore degli amanti, ha abbandonato le sue terre di elezione per nuove avventure… se fosse una favola, potrebbe iniziare più o meno così, la descrizione di quanto sta accadendo alla metereologia del nostro paese. Scorrendo le notizie dei giornali dell’ultimo mese, quello di luglio – probabilmente il più piovoso nella storia dell’umanità alle nostre latitudini – si legge di fiumi che esondano, di città sott’acqua, di “bombe” liquide che deflagrano sopra le nostre teste devastando agricoltura e turismo… Inutile, e dannoso per il nostro morale, farsi illusioni; il clima è realmente, definitivamente cambiato. I climatologi sostengono che sia svanita la cosidetta “estate mediterranea” che conferiva alle nostre regioni, e al nostro turismo, l’appellativo di “Paese del Sole”.
L’Anticiclone delle Azzorre si è trasferito più a nord, aprendo un corridoio sopra il centro/nord Italia in cui si incanalano le perturbazioni atlantiche che hanno sempre caratterizzato la piovosa estate inglese e dei paesi atlantici del Nordeuropa, e alcune cassandre sostengono, previsioni metereologiche alla mano, che almeno per i prossimi 15/20 anni dovremo adattarci a questa situazione. A guardare le immagini di spiagge in livrea novembrina, deserte di vita, con ombrelloni chiusi stagliati su cavalloni impazziti e nuvole nere all’orizzonte, o le immagini tristi della montagna assediata da piogge torrenziali, dove si respira un’atmosfera da esodo biblico, è difficile immaginare le conseguenze che questo clima impazzito avrà sull’economia turistica, già fortemente provata da una crisi che ancora non accenna a mollare la presa. Eppure, proprio nel Nordeuropa, nonostante condizioni climatiche da sempre avverse, c’è la maggior concentrazione di appassionati delle attività outdoor (e gran parte delle aziende che producono abbigliamento e attrezzi per le attività open air).
In Germania, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Irlanda, etc., pioggia o non pioggia, e in ogni stagione dell’anno, il venerdì pomeriggio ogni famiglia, bambini e cani compresi, carica l’autovettura con zaini, tende, sacchiletto, fornelli da campo e tutto il campionario di attrezzature utili, e va a viversi un weekend di avventura nell’ambiente naturale. La pioggia, la neve, i temporali, il fuoco attorno a cui mettere gli indumenti ad asciugare, nella filosofia outdoor mitteleuropea sono considerati parte integrante delle esperienze all’aria aperta. Noi “mediterranei” – anche se proveniamo dal Trentino Alto Adige o dalla Valle d’Aosta – geneticamente abituati a muoverci solo con il sole pieno, ci siamo impigriti, e non immaginiamo neppure di poter affrontare un’escursione sotto la pioggia, bardati con capi impermeabili e attrezzature che invece, per il concetto “outdoor” generale, sono complementari alla vita nell’ambiente naturale. Credo che dovremo abituarci, proprio come i nostri cugini nordeuropei, e iniziare a pensare all’outdoor come elisir fondamentale, necessario per il nostro benessere, per evadere dalla quotidianità, a prescindere dalle condizioni metereologiche, e iniziare a preparare i nostri zaini contemplando anche la pioggia come elemento probabile. Con buona pace dell’Anticiclone! Buone escursioni… anche bagnate.