TREKKING & Outdoor 273

18 marzo 2020 - 10:59

L’Editoriale

di Michele Dalla Palma

C’era un tempo in cui, verso la metà di giugno, il leggendario “Anticiclone delle Azzorre” si trasferiva per un momento cosmico di meritata vacanza sopra il Mediterraneo, e lì rimaneva, placido, almeno fino a metà settembre. Regalando alle nostre regioni alpine e appenniniche infinite giornate di sole, canicola e, spesso, come pegno, pesanti problemi di siccità. Purtroppo, ultimamente ha scoperto il fascino dei paesaggi del Nordeuropa, e come il più traditore degli amanti, ha abbandonato le sue terre di elezione per nuove avventure… se fosse una favola, potrebbe iniziare più o meno così, la descrizione di quanto sta accadendo alla metereologia del nostro paese. Scorrendo le notizie dei giornali dell’ultimo mese, quello di luglio – probabilmente il più piovoso nella storia dell’umanità alle nostre latitudini – si legge di fiumi che esondano, di città sott’acqua, di “bombe” liquide che deflagrano sopra le nostre teste devastando agricoltura e turismo… Inutile, e dannoso per il nostro morale, farsi illusioni; il clima è realmente, definitivamente cambiato. I climatologi sostengono che sia svanita la cosidetta “estate mediterranea” che conferiva alle nostre regioni, e al nostro turismo, l’appellativo di “Paese del Sole”.

L’Anticiclone delle Azzorre si è trasferito più a nord, aprendo un corridoio sopra il centro/nord Italia in cui si incanalano le perturbazioni atlantiche che hanno sempre caratterizzato la piovosa estate inglese e dei paesi atlantici del Nordeuropa, e alcune cassandre sostengono, previsioni metereologiche alla mano, che almeno per i prossimi 15/20 anni dovremo adattarci a questa situazione. A guardare le immagini di spiagge in livrea novembrina, deserte di vita, con ombrelloni chiusi stagliati su cavalloni impazziti e nuvole nere all’orizzonte, o le immagini tristi della montagna assediata da piogge torrenziali, dove si respira un’atmosfera da esodo biblico, è difficile immaginare le conseguenze che questo clima impazzito avrà sull’economia turistica, già fortemente provata da una crisi che ancora non accenna a mollare la presa. Eppure, proprio nel Nordeuropa, nonostante condizioni climatiche da sempre avverse, c’è la maggior concentrazione di appassionati delle attività outdoor (e gran parte delle aziende che producono abbigliamento e attrezzi per le attività open air).

In Germania, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Irlanda, etc., pioggia o non pioggia, e in ogni stagione dell’anno, il venerdì pomeriggio ogni famiglia, bambini e cani compresi, carica l’autovettura con zaini, tende, sacchiletto, fornelli da campo e tutto il campionario di attrezzature utili, e va a viversi un weekend di avventura nell’ambiente naturale. La pioggia, la neve, i temporali, il fuoco attorno a cui mettere gli indumenti ad asciugare, nella filosofia outdoor mitteleuropea sono considerati parte integrante delle esperienze all’aria aperta. Noi “mediterranei” – anche se proveniamo dal Trentino Alto Adige o dalla Valle d’Aosta – geneticamente abituati a muoverci solo con il sole pieno, ci siamo impigriti, e non immaginiamo neppure di poter affrontare un’escursione sotto la pioggia, bardati con capi impermeabili e attrezzature che invece, per il concetto “outdoor” generale, sono complementari alla vita nell’ambiente naturale. Credo che dovremo abituarci, proprio come i nostri cugini nordeuropei, e iniziare a pensare all’outdoor come elisir fondamentale, necessario per il nostro benessere, per evadere dalla quotidianità, a prescindere dalle condizioni metereologiche, e iniziare a preparare i nostri zaini contemplando anche la pioggia come elemento probabile. Con buona pace dell’Anticiclone! Buone escursioni… anche bagnate.

 

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