Sonia Pallai, trekker, maratoneta, manager: le mie 10 regole per stare bene
di Sonia Pallai
Una volta mi hanno messo in un libro “Donne e corsa”, storie di donne che per ragioni diverse hanno iniziato a correre fino ad arrivare allasfida della maratona (km 42.195).
Leggendolo allora ho scoperto che la maggior parte inizia per dimagrire, molte come antidepressivo o cura per un malessere legato allo stress (affettivo, lavorativo…).
Tra tante storie c’era la mia, la storia di chi ha iniziato con l’entusiasmo e l’incoscienza di chi voleva “semplicemente” correre la maratona di New York, senza avere mai avuto prima un paio di scarpette.
Non ho avevo mai pensato alla corsa come benessere per l’anima (al tempo ero parecchio in equilibrio con me stessa), come non ho mai pensato alla corsa per dimagrire (mi piace mangiare e mi trovo bene nel mio corpo), magari sì… visto che il tempo passa ora il pensiero al correre almeno per non ingrassare non vi nascondo che c’è.
Poi ho scoperto da sola quello che in tanti dicevano: ti carica di energia! Io non avevo mai nemmeno camminato in gruppo, organizzato cose per altri e mai mi aveva sfiorato il pensiero di farlo per decine e decine di km, o centinaia di persone.
Poi è scattato qualcosa e quel sogno mi ha cambiato. Che soddisfazione!
Il mondo oltre il traguardo
Dopo tre maratone, New York (2016 corsa in una fredda e splendida giornata di sole), Firenze (2017 sotto il diluvio), Verona (2018 per compagnia alla prima maratona di un amico speciale), nel settembre del 2019 quando mi sono accorta che correvo in solitudine, o per solitudine, ho deciso di non correre la quarta.
Alla fine non volevo dimagrire, non volevo dimostrare niente a nessuno, tanto meno a me stessa, volevo solo ritrovare l’entusiasmo che si prova nel sacrificio della preparazione e la felicità del taglio del traguardo.
Ho cambiato prospettiva, ho prediletto le mezze maratone (Km 21,0975) con un nuovo obiettivo: una al mese, lontano da casa, da fare in compagnia.
Ravenna (novembre), Malaga (dicembre), Marrakech (gennaio), Barcellona (febbraio). Sorrisi, la condivisione di arrivi e partenze, di pranzi e cene da “non atleti”. Un grande benessere.
È bello scoprire il mondo e gli angoli d’Italia attraverso la corsa o il cammino, ancora più bello per me è abbinarci l’aspetto del cibo, dei piatti del territorio.
Non ricordo i miei tempi di gara, ma ricordo che Ravenna è la mezza maratona dei Cappelletti, Malaga della Paella, Marrakech del Cous Cous e Barcellona di Tapas e Sangria. Ricordo i sorrisi di tutti i ragazzi e le ragazze che hanno condiviso la linea di partenza e poi la tavola con me.
Incontrarsi in cammino
Camminare, a tanti, regala la stessa energia.
Per me è stato un po’ come la corsa: mai avrei pensato di percorrere o far percorrere tanta strada a tanta gente nella Via Francigena, eppure è successo: dai 120 km Siena Acquapendente no stop, al progetto meraviglioso che ho fatto “Siena Roma” a tappe in più giorni per l’apertura della Porta Santa nell’anno del Giubileo.
Ho portato a camminare perfino i bambini con il #sienafrancigenakids.
E vengo al perché, in un mio precedente articolo, vi racconto queste cose personali. Perché vale la pena iniziare.
Se l’ho fatto io, possono farlo tutti e mi auguro che la mia storia, raccontata in pillole, stimoli anche il lettore più pigro, o il vostro amico più pigro, ad aver voglia di allacciare un paio di scarpette e trovi nelle mie parole il suo “là” per iniziare a farlo, per rincorrere un obiettivo, un sogno, un traguardo, imparando a superare (come ho fatto io) gli ostacoli che via via si trovano lungo la strada.
L’obiettivo può essere quello di una sola tappa della Via Francigena o di un tratto più lungo in più giorni; o iniziare a correre e arrivare a farlo per un’ora o fino a quello più ambizioso di correre una maratona.
Ma un traguardo può essere anche a riuscire a camminare in solitudine per giorni, o in compagnia con un gruppo. O semplicemente camminare con un bel passo per poi godere di un bel piatto di pasta fatto a mano.
Vi assicuro che è bello farlo anche per gli altri: progettare qualcosa legato ai cammini come valorizzazione del territorio, occasione di benessere e socializzazione.
Io sono riuscita a fare tutto questo e anche di più, sempre con gioia o ritrovando la gioia. Iniziando da zero e senza seguire nessuno, solo un sogno. Poi finisce che gli altri, seguono noi.
Un decalogo fra corsa, cammino e buon cibo
Per voi le mie 10 regole legate al correre, al camminare (e a mangiare) augurandomi che i passi che farete possano regalarvi soddisfazioni come è accaduto a me.
1) Correre e camminare regalano energie se lo spirito con cui si fanno è “per noi stessi”
2) Correre e camminare sono occasioni di socializzazione con persone che solitamente sono predisposte nella ricerca dello “stare bene”
3) Correre e camminare, possiamo farlo in qualunque momento della giornata, in qualunque parte di mondo. C’è sempre abbastanza tempo e c’è sempre abbastanza spazio, basta volerlo trovare.
4) Per iniziare a correre e camminare sono essenziali due cose: a) ottime scarpe (non quelle alla moda, ma quelle tecniche che “scelgono i tuoi piedi”); b) forza di volontà per uscire dal portone di casa
5) Per iniziare a correre o camminare ci vuole un obiettivo, ma non ci vuole fretta per raggiungerlo
6) Per raggiungere quell’obiettivo occorre determinazione, spirito di sacrificio e costanza
7) Improvvisazione, superficialità e presunzione ci fanno perdere la strada
8) Correre e camminare senza musica, per due ragioni a) è più sicuro b) la natura intorno a noi parla, le città o le strade in cui passiamo parlano. Possiamo imparare ad ascoltare i suoni nelle diverse ore della giornata o al cambio delle stagioni
9) Camminare e correre ci permettono di poter godere di una delle gioie della vita (almeno la mia): mangiare rimanendo in forma (più o meno!)
10) E per finire una ricetta delle mie parti (Monte Amiata, Siena Toscana), perfetta per la dieta del walker e del runner e per darci tantissima energia: PICI AL POMODORO. Provare per credere! (qui sotto trovate tutte le info per prepararvi un ottimo piatto)
La ricetta del runner: pici al pomodoro
Dosi per 4 persone: circa 8 hg di farina; un bicchiere di acqua; un filo di olio extra vergine di oliva; un pizzico di sale.
Fare la fontana con la farina, al centro aggiungere l’acqua, l’olio e il sale. Lavorare l’impasto con la forchetta e poi con le mani. Aggiungere farina se necessario o togliere dalle parti quella in più.
Quando l’impasto sarà ben lavorato e liscio tagliare una parte con il coltello e lasciare l’altro coperto sotto un vassoio. Stendere con la mano il pezzetto che abbiamo diviso e tagliare a piccoli pezzi la pasta.
Prendere un pezzetto alla volta e “appiciarlo”, ovvero va steso con le mani fino a farlo diventare uno “spaghettone”.
Ripetere l’operazione con tutta la pasta che abbiamo mettendo via via i pici in un vassoio con la farina. Cuoceteli in abbondante acqua salata al massimo bollore.
Pochi minuti e saranno pronti. Una bella salsa di pomodoro e basilico ed il piatto è pronto!
Dopo di aver camminato o corso, sono meglio di una medaglia. Prima di un allenamento, sono un ottimo carico di energia, unica raccomandazione correte dopo 2/ 3 ore, come sempre.
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