

L’ambiente incide più della genetica sulla mortalità precoce: uno studio rivoluzionario
Uno studio rivoluzionario ha rivelato che i fattori ambientali come fumo, condizioni di vita e status socioeconomico sono determinanti per la longevità, superando di gran lunga l'influenza genetica. Vediamo le cause principali e le strategie per migliorare la salute
Perché alcune persone vivono più a lungo di altre?
Secondo un recente studio, la risposta non è nei geni, ma nell’ambiente. La ricerca ha rivelato che l’esposizione a determinati fattori ambientali può essere fino a dieci volte più influente rispetto alla predisposizione genetica nel determinare il rischio di morte precoce.
Lo studio, condotto su quasi 500.000 partecipanti della UK BioBank, ha analizzato informazioni dettagliate provenienti da questionari, dati sanitari e tassi di mortalità, fornendo un quadro completo sull’impatto dell’ambiente sulla salute umana.
Gli esperti sottolineano l’importanza dell’esposoma, ovvero l’insieme delle esposizioni ambientali che affrontiamo nel corso della vita, come le condizioni di vita, l’inquinamento, l’alimentazione e il fumo. Questi fattori, secondo la ricerca, influenzano non solo la nostra salute generale ma anche il processo di invecchiamento e lo sviluppo di malattie croniche.
Il dottor Austin Argentieri, ricercatore presso Harvard e il Broad Institute, ha dichiarato al quotidiano britannico The Guardian: “Per molte malattie, è l’ambiente a determinare il rischio principale. Investire nella comprensione e nella modifica del nostro ambiente può avere un impatto significativo sulla salute pubblica”.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, ha analizzato 164 fattori ambientali, tra cui la dieta, le relazioni sociali e le condizioni abitative, per individuare quelli maggiormente legati al rischio di morte precoce. Dopo aver escluso fattori associati a malattie preesistenti o altri elementi confondenti, i ricercatori hanno identificato 85 esposizioni ambientali direttamente correlate alla mortalità precoce.
Un ulteriore approfondimento ha esaminato l’effetto di questi fattori sul processo di invecchiamento biologico, utilizzando biomarcatori presenti nel sangue. Il risultato? Ben 25 di queste esposizioni accelerano l’invecchiamento e aumentano il rischio di malattie croniche.
Tra i fattori ambientali più significativi emersi dallo studio figurano il fumo materno durante la gravidanza, la statura infantile, lo stato occupazionale e il reddito familiare. Curiosamente, il consumo di alcol e alcuni aspetti della dieta non sono risultati tra i principali elementi di rischio, probabilmente a causa della difficoltà di misurare con precisione tali abitudini attraverso i questionari.
Inoltre, lo studio ha messo in evidenza che fattori come il livello di istruzione, il tipo di abitazione e la qualità del sonno giocano un ruolo cruciale nella determinazione della salute a lungo termine.
Ad esempio, le persone che vivono in alloggi popolari o in condizioni di forte deprivazione economica hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie croniche e di avere un’aspettativa di vita inferiore. Anche la qualità e la quantità del sonno sono state associate a una maggiore vulnerabilità all’invecchiamento precoce e alle patologie cardiovascolari.
I ricercatori hanno inoltre evidenziato che 23 di queste 25 esposizioni sono modificabili, il che significa che intervenire su di esse potrebbe migliorare la salute generale e ridurre il rischio di morte precoce.
Tra gli interventi più efficaci suggeriti dagli esperti figurano politiche volte a ridurre l’inquinamento atmosferico, programmi di supporto per migliorare le condizioni socioeconomiche e iniziative per promuovere uno stile di vita sano, come l’incremento dell’attività fisica e la riduzione dell’esposizione a fattori di stress cronico.
Un dato chiave emerso dall’analisi è che età e sesso spiegano circa la metà della variazione nel rischio di mortalità, mentre le esposizioni ambientali contribuiscono per un ulteriore 17%. Al contrario, la predisposizione genetica a 22 principali malattie incide per meno del 2%.
Infine, lo studio ha confermato che l’ambiente gioca un ruolo cruciale non solo nella longevità, ma anche nel rischio di sviluppare malattie polmonari, cardiache ed epatiche nel corso della vita.
Questo significa che strategie di prevenzione basate sull’ambiente e sugli stili di vita potrebbero avere un impatto molto più significativo sulla salute pubblica rispetto a interventi focalizzati esclusivamente sulla genetica.
Le principali cause ambientali che influenzano la mortalità precoce
L’analisi dell’esposoma ha identificato 25 fattori ambientali chiave che contribuiscono alla mortalità precoce e all’invecchiamento accelerato. Tra questi, i più rilevanti sono:
- Fumo: Il fumo attivo e passivo è stato fortemente associato a un rischio aumentato di malattie cardiovascolari, polmonari e tumori. Il fumo danneggia le cellule del corpo, accelera l’infiammazione cronica e compromette la capacità dell’organismo di riparare i danni, riducendo significativamente la speranza di vita.
- Status socioeconomico: Reddito familiare, livello di istruzione e tipo di abitazione influenzano significativamente la longevità. La povertà e la precarietà abitativa sono state collegate a una maggiore esposizione a stress cronico, alimentazione non equilibrata, difficoltà di accesso alle cure mediche e condizioni lavorative sfavorevoli.
- Attività fisica: L’esercizio regolare è correlato a una minore incidenza di malattie croniche e a un rallentamento dell’invecchiamento biologico. L’inattività fisica è un fattore di rischio per obesità, diabete di tipo 2, ipertensione e altre condizioni legate alla mortalità precoce.
- Qualità del sonno: Ore di sonno inadeguate e frequenti episodi di insonnia aumentano il rischio di mortalità precoce. Il sonno insufficiente è associato a disfunzioni metaboliche, infiammazione sistemica e un aumento del rischio di patologie cardiovascolari e neurodegenerative.
- Condizioni di vita: Vivere con un partner, rispetto alla solitudine, è stato associato a una riduzione del rischio di morte precoce. Il supporto sociale è un fattore determinante per la salute mentale e fisica, mentre l’isolamento sociale può aumentare il rischio di depressione e malattie croniche.
- Inquinamento ambientale: L’esposizione a elevati livelli di inquinamento atmosferico può accelerare l’invecchiamento cellulare e aumentare il rischio di malattie respiratorie e cardiovascolari. L’inalazione di particolato fine (PM2.5) e altre sostanze tossiche è stata collegata a un aumento del rischio di ictus, infarto e tumori polmonari.
- Esperienze infantili: Fattori come il fumo materno durante la gravidanza e la condizione fisica a 10 anni hanno effetti a lungo termine sulla salute dell’adulto. Eventi avversi nell’infanzia, come maltrattamenti o povertà estrema, possono avere conseguenze epigenetiche che influenzano la vulnerabilità alle malattie croniche in età adulta.
Implicazioni per la salute pubblica
Questi risultati suggeriscono che strategie mirate a migliorare le condizioni di vita, promuovere l’attività fisica, ridurre l’esposizione all’inquinamento e scoraggiare il fumo potrebbero avere un impatto significativo sulla riduzione della mortalità precoce.
Inoltre, l’accesso equo alle cure sanitarie, la promozione di un’alimentazione equilibrata e interventi di educazione sanitaria possono giocare un ruolo determinante nel ridurre il rischio di malattie croniche.
Investire in politiche sanitarie che tengano conto dell’esposoma potrebbe contribuire a migliorare la longevità e la qualità della vita della popolazione, riducendo le disuguaglianze sanitarie e promuovendo ambienti più salubri.
In particolare, politiche che incentivino la riduzione dell’inquinamento atmosferico, il miglioramento delle condizioni lavorative e il sostegno al benessere psicologico potrebbero avere effetti positivi a lungo termine sulla salute pubblica.
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