Attenti alla Trombicula, l’acaro delle Dolomiti che provoca irritazioni e gonfiori

Siete appena rientrati da una fantastica escursione in montagna e accusate un gran prurito sulla pelle. Forse un ragnetto, una pianta urticante, una zanzara? La causa potrebbe essere un'altra: la trombicula. Vediamo cos'è e cosa si rischia con questo insetto

9 ottobre 2024 - 13:00

Trombicula: che cos’è il piccolo insetto autunnale delle Dolomiti

Se vi siete avventurati in montagna, siete tornati da un trekking oppure avete lavorato tra la vegetazione e, una volta tornati a casa, avete avvertito un forte prurito sulla pelle allora la colpa potrebbe essere di un piccolissimo acaro chiamato trombicula.

Questo acaro è noto per causare fastidiose reazioni cutanee, soprattutto durante i mesi autunnali.

Il nome ufficiale è Neotrombicula autumnalis, ma è conosciuto anche come “acaro autunnale”. Si tratta di una specie di acaro della famiglia Trombiculidae.

Questi animaletti fanno parte della classe degli aracnidi, la stessa a cui appartengono anche i ragni, gli scorpioni, zecche e altri acari e sono, tra tutti gli aracnidi, quelli che hanno maggiori contatti con la nostra specie dal punto di vista sanitario.

Gli acari, infatti, non pungono e non mordono, tuttavia vivono sulla nostra superficie corporea nutrendosi della pelle e dei detriti cellulari.

Le loro larve di colore rosso e arancione, infatti, sono dei parassiti e possono quindi attaccarsi agli animali e agli esseri umani.

Dove trovare la Trombicula e che cosa si rischia

La trombicula è particolarmente diffusa in Italia, e la si può incontrare in diverse regioni: la Toscana, il Gargano, le province di Matera e Benevento, nonché nel nord-est del Paese e nelle Dolomiti.

Questo animale, infatti, predilige proprio le Dolomiti e prospera soprattutto nelle macchie di pino mugo.

Questi acari, di colore rosso e delle dimensioni di un granello di sabbia, abitano solitamente nella vegetazione, soprattutto nelle boscaglie, praterie, frutteti, oppure tendono a rimanere vicino all’acqua.

Tuttavia, specialmente nella fase larvale, possono infettare piccoli roditori, cani, uccelli, rettili, e, anche se occasionalmente, gli esseri umani.

In questo ultimo caso si attaccano prima ai vestiti e poi prediligono la parte inferiore del nostro corpo quindi caviglie, gambe, inguine e vita.

Nel dettaglio, la cosa curiosa è che le larve non mordono davvero, e non succhiano nemmeno il nostro sangue. Al contrario, queste larve usano la bocca per praticare piccoli fori nella nostra pelle attraverso i quali secernono enzimi salivari specializzati e progettati per abbattere le nostre cellule della pelle dall’interno.

Dunque, le larve si nutrono di questa miscela attraverso un tubo formato da cellule della pelle indurite, chiamato stilosoma.

In ogni caso, la trombicula autumnalis è un parassita molto resistente, ma nonostante la sua resistenza non è in grado di infettare l’uomo se non nel caso in cui venga a contatto con la pelle nuda.

Infatti, la trombiculosi è una malattia trasmessa solo per contatto diretto tra persona e parassita. C’è, però, un aspetto da sottolineare: anche le trombicule hanno un punto debole, cioè risentono della temperatura ambientale.

Esse sono molto più attive nel pomeriggio e quando la temperatura al suolo è tra i 19° C e 30° C, ma diventano completamente inattive sotto i 15° C, mentre al di sotto dei 6°C tendono a morire.

 

La trombiculosi: il prurito irresistibile

Le punture di trombicula sono dovute al fatto che questi acari rilasciano, come si accennava prima, una particolare sostanza chimica nella pelle per uccidere le cellule (enzima digestivo).

Le cellule morte, quindi, formano una sorta di piccola cannuccia (stilostoma) che permette agli acari di continuare a nutrirsi del tessuto cutaneo.

La sostanza chimica provoca così irritazione, gonfiore e prurito per le prime 24 o 48 ore prima di scomparire nelle due settimane successive. In altri termini, questi animali causano una dermatite occasionale chiamata trombiculosi.

Sebbene non sia contagiosa, quest’ultima può dare la sensazione di forte prurito che può essere curato con antistaminici e cortisonici topici.

 

Come prevenire l’incontro con la trombicula

I modi per prevenire una puntura di trombicula sono diversi. Innanzitutto, è sempre un bene indossare abiti lunghi.

Dunque, niente magliette a maniche corte, pantaloncini e sandali. Bisognerebbe poi evitare di strusciarsi sui mughi e di sedersi o sdraiarsi sull’erba. Le rocce esposte al sole rappresentano un luogo sicuro dove sedersi, al riparo dal temibile acaro pungitore.

I repellenti da applicare sulla pelle sono utili per evitare il fastidioso prurito dovuto al morso della trombicula: gli stessi che si utilizzano per le zanzare e le zecche funzionano anche per la trombicula autumnalis.

Le trombicule, inoltre, sono particolarmente sensibili allo zolfo, che può essere un alleato prezioso contro di esse.

La polvere di zolfo, infatti, nota come “zolfo sublimato” o “fiori di zolfo”, dovrebbe essere applicata intorno ai bordi di pantaloni, calze e scarponi.

Se ci si trova in una zona potenzialmente infestata, poi, è consigliabile stendere la polvere anche sulla pelle di gambe e braccia. Per attenuare l’odore dello zolfo, è possibile mescolarlo con borotalco in parti uguali.

Una volta rientrati dall’escursione in montagna è bene lavare gli indumenti (almeno a 60°C) e fare una doccia con acqua calda e sapone.

Lavandosi subito non solo si eliminano le larve che stanno correndo sulla pelle in cerca della zona da pungere, ma anche quelle che sono già attaccate.

 

Quando diventa necessaria una terapia 

La trombiculosi, va detto, non è contagiosa, dunque non può essere trasmessa da persona a persona. Per la cura, quindi, possono essere sufficienti delle creme antiparassitarie e/o corticosteroidi.

Raramente può essere necessario prendere antibiotici anche per via orale. Ad ogni modo, questi trattamenti alleviano solo in parte i sintomi, e il prurito scompare solo nel momento in cui il corpo elimina lo stilostoma, ovvero il tubo usato dagli acari per nutrirsi.

In sintesi, meglio riconoscere sempre che cosa ci ha punti, tuttavia, come in questa casistica, è necessaria solo un po’ di prevenzione e, soprattutto, attenzione.

 

 

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