Beautiful young woman sitting alone in the countryside having tea enjoying the silence and beauty of nature at sunset. Mindfulness, unwind yourself concept
Siamo dominati dagli istinti, richiamo di un’essenza primordiale, che spesso tenta di prendere il sopravvento sulla nostra razionalità, infilandosi improvvisamente nei gesti ripetuti della nostra routine quotidiana.
Pensiamo all’istinto di vita, che è l’innato bisogno di creare, mantenere in vita ed ottenere gioia e piacere, principale fonte nell’uomo di energia creativa e positiva.
Agli istinti si devono anche le sensazioni provate durante un cammino totalmente immersi nella natura, tra i profumi, i colori e i suoni della natura incontaminata.
Percezioni che accomunano tutti quelli che si trovano a passare del tempo, per esempio, in un bosco.
I nostri sensi sono potenziati, perché ricevono stimoli nuovi e inediti, soprattutto per una civiltà abituata a passare gran parte del proprio tempo in un ambiente urbano o domestico.
È l’effetto di rilassamento, di pace e di equilibrio che si prova quando si ascolta il rumore del vento tra gli alberi, quando si annusa il profumo delle foglie bagnate dalla pioggia oppure si toccano le punte degli alberi.
Questo accade perché la natura riesce a far risuonare le corde dei nostri istinti primordiali, risvegliando il profondo legame dell’uomo con la natura.
Questo spiega anche la sensazione che ciascuno di noi prova una volta tornato da un’escursione in montagna, che si traduce nel bisogno fisico di farlo di nuovo.
Alcuni parlano di dipendenza, ma si tratta in realtà di un richiamo forte, che fa leva sul nostro IO più primordiale.
Ci sono alcune culture particolarmente attente al legame tra l’uomo e le sue origini che, nonostante il progresso, hanno saputo conservare intatta la memoria e il valore di alcune tradizioni benefiche per il corpo e lo spirito.
Stiamo parlando del Giappone, una delle nazioni più evolute del mondo, che ha saputo conservare il valore delle tradizioni antiche.
Alcune di queste sono state studiate e approfondite dalla scienza, diventando veri e propri strumenti di cura medica. Come nel caso della pratica dello Shinrin-yoku.
Non è facile tradurre questo termine, rientra in quei concetti della lingua giapponese che hanno un significato unico.
Per rendere l’idea si potrebbe utilizzare “bagno nella foresta” oppure utilizzare il concetto di “ricevere benefici dall’atmosfera della foresta”.
In pratica questa terapia teorizza gli effetti benefici per l’essere umano di una completa immersione in un bosco o in una foresta.
Un contatto con questi ambienti che però deve essere attivo e privo di distrazioni.
Stare completamente immersi nel verde, concentrandosi sui suoni della natura, i suoi profumi, cercando il contatto con gli alberi e le piante, permette a tutti i nostri sensi di affinare le proprie percezioni.
Sappiamo bene che camminare nella natura porta grandi benefici al fisico e alla mente.
Ogni appassionato di trekking ha sperimentato il benessere che porta una giornata in mezzo ai boschi.
Numero ricerche hanno dimostrato gli effetti positivi di uno stile di vita attivo per il cuore, il diabete, l’apparato respiratorio e per sindromi ansiose e depressive.
Ma in Giappone si è fatto qualcosa di più, lo Shinrin-yoku infatti è stato oggetto di una vera e propria iniziativa di politica sanitaria da parte del Governo, che negli anni ha incoraggiato e promosso la pratica del “bagno della foresta“.
I medici nipponici hanno iniziato a prescrivere questa pratica ai pazienti che mostravano problemi di stress, ansia e depressioni legati agli intensi ritmi di lavoro che contraddistinguono i giapponesi.
Il bagno nella foresta, se praticato con una certa regolarità, è in grado di portare grandi benefici all’intero sistema immunitario.
Infatti camminare nella natura equivale ad una pratica naturale di aromaterapia e di stimolazione sensoriale.
Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato come questa pratica riduca l’ansia, la depressione e la rabbia, andando ad influire direttamente sulle cause scatenanti di queste patologie.
Negli ultimi anni la medicina è riuscita a individuare i meccanismi chimici e biologici che sono protagonisti degli effetti terapeutici e curativi dei bagni nella foresta.
Questi studi hanno scoperto che il benessere è merito degli olii essenziali e dei fitocidi che le piante rilasciano nei boschi.
Queste fragranze, in particolar modo quelle emanate dalle conifere, conosciuti come “oli essenziali legnosi”, riducono il rischio di problemi psicosociali legati allo stress.
Infatti le resine che gli alberi producono nel loro ambiente naturale, i boschi, sono per lo più costituite da terpeni.
Queste sono molecole lipidiche protagoniste di moltissimi rimedi erboristici tradizionali.
Gli ambienti naturali complessi, come i boschi, costituiscono un bacino incredibile di terpeni, che in base alla loro peculiare struttura e aroma, hanno diverse funzioni positive sul nostro organismo.
Una giornata di cammino in un ambiente montano o boschivo ci permette di entrare in contatto con moltissime varietà di queste sostanze naturali.
Uno dei loro punti di forza è, infatti, la grande biodisponibilità, che ci permette di assorbirli attraverso la respirazione, l’ingestione e oppure attraverso il contatto cutaneo.
L’azione combinata di queste varietà di terpeni agisce sulla pressione sanguigna, riduce lo stress e incide sui meccanismi dell’ansia e della depressione, con un effetto distensivo e calmante.
Ecco perché Shinrin-yoku è prescritto, non solo per agire su stati ansiosi e depressivi, ma anche nel recupero da un intervento chirurgico o da una malattia, nel miglioramento del sonno e per l’aumento del livello di energia.
Non solo, sembrerebbe in grado anche di intervenire su uno dei “grandi nemici” dei giovani oggi, vittime dello stress e della vita frenetica, ovvero l’ADHD cioè la sindrome di iperattività e l’incapacità di concentrarsi.
Il ricercatore Jose Antonio Correia, professore di Psicologia Ambientale presso l’Università Autonoma di Madrid, spiega che:
“Con l’avvento della società moderna le città hanno iniziato a rappresentare una sicurezza contro le possibili aggressioni della natura. Ora sappiamo che questo atteggiamento è sbagliato e che possiamo parlare addirittura di disturbi da deficit di natura: aumento dell’obesità, malattie respiratorie, carenza di vitamina D, stress… La città ci offre protezione e comfort, ma il nostro sistema nervoso non si è del tutto adattato all’ambiente urbano e sente dunque la mancanza di una stimolazione da parte dell’ambiente naturale che ha permesso la sopravvivenza della nostra specie”.
“Con l’avvento della società moderna le città hanno iniziato a rappresentare una sicurezza contro le possibili aggressioni della natura. Ora sappiamo che questo atteggiamento è sbagliato e che possiamo parlare addirittura di disturbi da deficit di natura: aumento dell’obesità, malattie respiratorie, carenza di vitamina D, stress…
La città ci offre protezione e comfort, ma il nostro sistema nervoso non si è del tutto adattato all’ambiente urbano e sente dunque la mancanza di una stimolazione da parte dell’ambiente naturale che ha permesso la sopravvivenza della nostra specie”.
Secondo il ricercatore soffriamo di una sorta di analfabetismo riguardo alla natura e dovremmo ricominciare a vivere nel verde per sentirci meglio.
Insomma, dovremmo prendere spunto dal Giappone e cercare di trascorrere più tempo camminando in un parco o in un bosco.
Possiamo lasciarci incantare dalle meraviglie della natura e recuperare la nostra memoria ancestrale e i nostri istinti primari.
Certo, non è sempre agevole raggiungere un bosco o una foresta nella quale camminare ma, come ha sottolineato lo stesso Correia, possiamo sempre adottare una soluzione alternativa facendo una passeggiata in un parco cittadino.
Anche questi ambienti possono avere un’azione terapeutica, perché gli elementi naturali tipici dei grandi boschi possono trovarsi anche, proporzionalmente, in un’area verde urbana.
Concludiamo con una citazione del filosofo Henry David Thoreau:
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa”.
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