Hiker man with backpack walks high in mountains at sunset
Prima di incominciare a parlare di cammini è bene rimarcare una distinzione fondamentale, ovvero quella tra “hiking” e “trekking”.
Spesso questi ultimi vengono utilizzati quasi come fossero sinonimi, tuttavia esiste una leggera differenza.
“Trekking” è sicuramente il termine più utilizzato nel linguaggio comune per designare le attività outdoor in montagna: indica, infatti, l’atto del camminare in mezzo alla natura o del percorrere luoghi selvaggi.
La prima cosa da mettere in chiaro è che questa parola non deriva dall’inglese ma dall’Afrikaan una lingua antica dell’africa del sud, l’attuale Sud Africa, ai tempi della colonizzazione olandese.
È una lingua germanica, che è il frutto della contaminazione di lingue locali con l’olandese. Questa parola è poi entrata nel vocabolario inglese e significa fare lunghi viaggi a piedi nella natura.
Negli Stati Uniti e nel nord Europa il termine “trekking” si lega al concetto di esplorazione, quindi una sorta di viaggio alla scoperta di nuovi territori, da affrontare a piedi oppure in bicicletta.
Il contatto con la natura, pertanto, è quasi totale. A differenza del trekking, l’hiking (da to hike, ovvero “camminare”) prevede una componente sportiva maggiore che prevale su quella paesaggistica e contemplativa.
Ph.: Gettyimages/Vitalalp
Questa attività, infatti, si svolge solitamente in mezzo ai boschi e in montagna, spesso in prossimità di laghi e si connota come attività fisica piuttosto che come una semplice passeggiata in mezzo alla natura.
Per quanto riguarda la durata, poi, è bene rimarcare che, nel caso dell’hiking e delle escursioni, le uscite sui sentieri durano soltanto poche ore o una sola giornata.
Mentre nel trekking, invece, i giorni di cammino sono diversi e, come si diceva prima, sono previste delle soste nelle strutture. Infine, anche la preparazione fisica è diversa nei due casi.
Scalare per tante ore tra salite, discese e percorsi di tipo tecnico impone sicuramente una preparazione atletica avanzata e un allenamento su percorsi misti, che dovrebbe includere anche lunghe escursioni per costruire la resistenza.
Per camminare in montagna, invece, se si tratta di uscite di una sola giornata, non è necessaria una preparazione fisica impegnativa ma solo una buona attitudine al movimento.
In caso di uscite di più giorni, sentieri sconnessi oppure con importanti pendenze, è necessario un buon allenamento di base, basato sulla costruzione di una base aerobica (corsa, bici o nuoto) e su esercizi di forza per tonificare i muscoli di gambe, braccia e addominali.
Che si decida di fare un classico Cammino di Santiago, la Via Francigena oppure altri lunghi percorsi, sono poche le cose necessarie in fondo.
Delle scarpe comode, uno zaino equipaggiato non troppo pesante, l’abbigliamento giusto, e i bastoncini da trekking, sono tutto ciò che serve per intraprendere un cammino.
Inoltre, la forza di volontà, specie se si devono macinare diversi chilometri, è essenziale per portare a compimento la camminata, soprattutto se la durata è di diversi giorni o di alcune settimane.
Decidere di avventurarsi in un lungo trekking, spesso, vuol dire essere spinti da ragioni di tipo religioso, dalla ricerca del contatto con la natura, dalla volontà di circondarsi di luoghi e siti da scoprire.
Magari anche dalla ricerca di una forma di turismo lento e sostenibile.
Esiste poi un aspetto personale e psicologico, che è una componente fondamentale in questo genere di attività.
Il conoscersi e il sapersi ascoltare durante il trekking, passo dopo passo, sono aspetti che aiuteranno anche la vostra sfera emotiva: potrete ridurre lo stress derivante da azioni gravose e affrontare diversamente situazioni che sono fonte di preoccupazione e ansia.
Oltre alle motivazioni di carattere personale, religioso e via dicendo, esistono diversi benefici fisici derivanti dal percorrere lunghe traversate.
Camminare in mezzo alla natura, specie per lungo tempo e all’aria aperta, aiuta gli occhi ad allontanarsi dall’esposizione a fonti di luce artificiale come gli schermi di pc, telefoni e devices in generale.
Camminare con costanza e a ritmo sostenuto aiuta a metabolizzare il glucosio e ad attivare tutto il metabolismo.
L’insulina, in questo modo, riesce infatti a metabolizzare correttamente gli zuccheri prevenendo il diabete.
Camminando per un lungo periodo si andranno ad allenare i segmenti corporei della porzione superiore, oltre agli arti inferiori, attraverso una stimolazione muscolare più estesa.
Tutti i muscoli del corpo, o quasi, risultano pertanto coinvolti nell’attività: dorsali, tricipite, bicipite, deltoide, addominali e lombari.
Praticamente il 90% della muscolatura del vostro corpo risulterà rinforzata nel corso delle vostre lunghe camminate.
Fare trekking in modo continuativo fa certamente bene al cuore, migliora la funzionalità cardiaca e aiuta ad abbassare notevolmente il colesterolo.
Ph.: Gettyimages/AntonioGuillem
Quando si cammina a lungo, la frequenza respiratoria tende ad aumentare.
Dunque, dopo ogni inspirazione si introduce nei polmoni una quantità di aria maggiore.
La contrazione polmonare, inoltre, tende a rafforzare il sistema respiratorio.
Camminare all’aria aperta, esponendosi anche alla luce diurna e al sole, specie per un periodo prolungato, contribuisce a fare il pieno di vitamina D prodotta dal nostro organismo proprio attraverso l’esposizione solare.
Ciò aiuta a prevenire l’insorgenza di malattie quali osteoporosi e rachitismo e aiuta, in definitiva, a fissare il calcio nelle ossa.
Fare trekking significa praticare un’attività decisamente antistress.
L’endorfina e la serotonina, ovvero gli ormoni del benessere, vengono infatti prodotti dall’organismo soprattutto durante l’attività fisica.
Quindi, una camminata plurigiornaliera non può che giovare al nostro stato di salute da questo punto di vista.
_ Leggi gli altri articoli su salute e benessere
Seguici sui nostri canali social!Instagram – Facebook – Telegram