Camminare per migliorare il benessere degli anziani
Camminare è una cura a tutte le età: e nel verde i benefici aumentano. Aiutiamo i nostri anziani a vivere la Natura per migliorare la qualità della propria vita ed essere più felici
La vita si allunga e, soprattutto, si allunga la sua parte conclusiva. Un fenomeno che riguarda l’Italia molto da vicino, dal momento che siamo uno dei popoli più longevial mondo, con un 51% di anziani che gode di buona salute.
Che cosa si può fare per ampliare ulteriormente questa già incoraggiante percentuale di anziani attivi, e per conservare o migliorare la loro condizione?
La risposta è semplice: camminare.
Perché camminare, specie nel verde, a contatto con la natura, ciascuno secondo le proprie possibilità, ha l’efficacia di una vera e propria cura, aumentando in maniera sostanziale la qualità della vita.
Il diritto alla felicità non ha una scadenza, non è legato a nulla, tanto meno all’età.
Portare i nostri anziani in giro per i boschi, o anche semplicemente nei parchi, farà risuonare in loro le vibrazioni dell’infanzia e della giovinezza quando, per ragioni anagrafiche, vissero con più libertà di noi, una natura incontaminata.
Mai sottovalutare “i vecchi”: le loro risorse, e la loro capacità di godere i piaceri della vita, sono probabilmente anche superiori a quelle dei più giovani.
“I vecchi” hanno già avvistato i confini della vita, che ai giovani a volte appare, illusoriamente, come un mare aperto: e sono assai più esperti nell’arte di cogliere l’attimo.
Per approfondire questo tema così attuale, che nel nostro Paese tocca milioni di persone fra diretti interessati, familiari e professionisti dell’assistenza, abbiamo incontrato il professor Marco Trabucchi, Presidente dell’“AIP – Associazione Italiana di Psicogeriatria”, e il padrone di casa, Massimo Clementi, direttore di “Trekking.it”.
Professor Trabucchi, anziani e grandi anziani, anche se colpiti da problemi cognitivi, possono svolgere con profitto una attività fisica?
“La letteratura scientifica ormai da qualche anno ha confermato l’importanza dell’attività fisica per il mantenimento delle diverse funzioni dell’organismo: da quella propriamente motoria e muscolare, a quella cardiovascolare, a quella cognitiva.
Non vi sono limiti di età per iniziare, né di intensità del movimento; ovviamente è importante il consiglio del medico che potrà dare indicazioni anche per tranquillizzare l’anziano e la sua famiglia (quest’ultima spesso preoccupata e timorosa…).
É importante, ripeto, coinvolgere il medico di famiglia, per fare in modo che l’attività fisica non sia un atto sporadico, ma diventi una serena parte della settimana di ogni anziano.”
La cultura popolare vuole che “il bosco” sia in sé un luogo in qualche modo curativo. Si dice che il semplice passeggiare fra gli alberi giovi alla salute, abbassando, ad esempio, la pressione arteriosa. È vero?
“Non vi è dubbio che ogni attività rilassante attiva nella persona anziana meccanismi di protezione che gli permettono di essere meno preoccupato per il futuro, di dormire meglio, di avere un migliore appetito, di essere più aperto alle relazioni e agli interessi.
Vivere bene oggi, come facendo attività fisica in un luogo sereno, permette di vivere bene domani.
Non si tratta di indicazioni generiche, ma di suggerimenti che possono cambiare radicalmente la qualità della vita di ogni persona non più giovane”.
Cosa pensa della possibilità di sviluppare un progetto specifico, in collaborazione con esperti del settore, per avvicinare gli anziani alla natura e alla “mobilità dolce”, individuando i percorsi giusti e le modalità migliori per svolgere questa attività in sicurezza?
“Mi sembra un’idea formidabile. Non sono certo contrario all’attività in palestra, quando non vi sono alternative.
Però è svolta in un ambiente scarsamente stimolante, dove l’anziano si trova passivo ad obbedire alle indicazioni dell’allenatore.
Ben diverso sarebbe se l’attività motoria fosse svolta in un ambiente verde, dove la persona coinvolta può ricevere stimoli di ogni tipo (visivi, uditivi, olfattivi) che si integrano con il movimento.
Ritengo sarebbe importante superare gli ovvi ostacoli a questo programma, perché i vantaggi sarebbero molti e importanti.
Ogni comunità dovrebbe impostare un proprio progetto, coinvolgendo i tecnici, gli organizzatori, i volontari e tutti gli altri cittadini che hanno a cuore il benessere dei loro anziani”.
Direttore Clementi, da “vecchio” lupo di sentiero, cosa pensa della possibilità di sviluppare un progetto, come quello sollecitato dal professor Trabucchi, che aiuti le persone anziane, anche colpite da deficit cognitivo ma in buona salute fisica, ad avvicinarsi all’escursionismo?
“Come sottolineato dal professor Trabucchi, la scienza ci ha dimostrato che uno stile di vita attivo, basato sul cammino quotidiano, meglio se in ambiente naturale, ha effetti positivi sulla salute fisica e aiuta a combattere l’ansia e la depressione.
In Giappone lo chiamano “Shinrin-yoku” ed è una pratica dell’antica medicina nipponica che prescrive una “immersione consapevole” in un bosco o in una foresta.
Muoversi in questi ambienti, lontani dalle distrazioni della società moderna, ha effetti molto positivi sull’organismo. In Italia è chiamato “bagno nella foresta”, e stanno nascendo associazioni e organizzazioni di promozione di questa pratica”.
Secondo la sua esperienza, come reagiscono le persone anziane e i loro familiari a proposte innovative di questo tipo?
“In questo caso cito dati, ormai noti anche ai cittadini, raccolti negli ultimi anni dalle diverse organizzazioni sanitarie, ovvero che la maggior parte delle patologie debilitanti o mortali in Occidente sono direttamente legate a stili di vita sedentari.
Penso che il successo di alcune iniziative come la “Giornata del Camminare” – organizzata da “FederTrek” e ideata anni fa da mio padre Italo Clementi – siano testimonianza di una crescente consapevolezza dell’importanza di uno stile di vita diverso.
Sono convinto che le persone più avanti con gli anni e i loro familiari accoglierebbero con grande entusiasmo programmi di salute pubblica basati sul cammino e sulla mobilità dolce.
In altri paesi sono già state promosse politiche sanitarie per combattere la sedentarietà e incentivare il movimento. Una popolazione più attiva è una popolazione più sana e resiliente, anche alle pandemie.”
L’Italia è leader nella gestione degli anziani e dei malati di Alzheimer (che sono in Italia un esercito silenzioso di oltre 1.200.000 malati, più circa 4.000.000 di “curacari”), grazie a una rete di assistenza estremamente efficace, della quale il professor Trabucchi è un protagonista assoluto, specie al nord: il nostro territorio è abbastanza ricco di percorsi “dolci”, da prestarsi anche alla creazione di una “rete dell’outdoor” dedicata alle persone anziane e alle persone fragili?
“Questo è spesso motivo di confusione. Alcuni ritengono che per fare trekking o comunque escursioni nella natura sia necessario essere molto allenati.
Invece si può iniziare a camminare anche se si è reduci da lunghi periodi di inattività o in presenza di alcune difficoltà motorie.
Nel nostro Paese ci sono numerosi territori con reti sentieristiche adatte a tutti, con dislivelli modesti e sentieri che seguono strade bianche o comunque con fondi curati.
Dalla Puglia al Trentino, passando per l’Emilia-Romagna, il Lazio, il Piemonte e la Toscana ci sono un’infinità di meravigliosi borghi circondati da aree verdi attraversate da itinerari semplici e brevi, ideali da percorrere per chi sta facendo le prime esperienze di trekking.
Ci sono poi i centri storici delle nostre città, che ormai si stanno convertendo alla mobilità dolce, con ampie aree pedonali attraversate da piste ciclabili e con percorsi creati per portare le persone alla scoperta delle città a passo lento.
Insomma, oggi camminare è sempre più uno strumento per conoscere e stare bene, che tutti possono fare, iniziando gradualmente, anche da una passeggiata nel parco vicino casa”.
A questo punto, ci parrebbe senz’altro auspicabile che l’“AIP” del professor Trabucchi e “Trekking.it” cooperassero per realizzare un progetto organico di promozione dell’escursionismo fra i nostri anziani e i loro familiari.
Magari con, come terzo partner, “l’Alzheimer Fest”, il grande appuntamento annuale ideato dal giornalista Michele Farina (insignito per questa sua iniziativa dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana) e dedicato alle persone colpite da demenza e ai loro “curacari”, di cui AIP è partner scientifico, e di cui il “Corriere della Sera” è il prestigioso media partner.
Proprio nell’edizione di quest’anno dell’Alzheimer Fest, che si terrà a Firenze dal 9 all’11 settembre, verrà lanciata l’iniziativa “Ora ti conto un vecchio”, dedicata alle piccole comunità (i borghi di cui parlava Clementi) che da Nord a Sud della Penisola si prendono cura dei propri anziani.
Questa potrebbe essere la base di una rete di iniziative anche per la promozione dell’outdoor rivolto agli anziani e alle persone fragili.
L’inizio di un nuovo, promettente cammino, per tutti noi.
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