Camminare per risolvere i problemi: andare a piedi stimola la creatività
Camminare aiuta a migliorare la creatività
Quante volte ti sarà successo.
Sei in ufficio, alla scrivania, seduto in posizione più o meno confortevole davanti al monitoro ad un faldone di documenti ed ecco, si presenta un problema nuovo.
Non si può usare l’esperienza per risolverlo, né un semplice ragionamento logico, perché non è un problema strettamente logico.
Ti strizzi le meningi, inarchi le spalle, attiri l’attenzione dei colleghi che ti vedono contorcere sulla sedia, ma niente, non ne vieni a capo.
Allora ti alzi, vai fino alla macchina del caffè, oppure fai due passi in corridoio e, inaspettata, arriva la soluzione.
Non è una soluzione deduttiva, che segue cioè le premesse del problema, ma “laterale”, creativa.
E, forse non lo sai, è arrivata proprio perché ti sei alzato e hai camminato.
Molte ricerche hanno dimostrato che camminare favorisce la lateralità del pensiero e soluzione innovativa di problemi.
Secondo gli scienziati, le risposte creative raddoppiano in chi cammina rispetto a chi sta seduto, e se si cammina all’aperto il beneficio è ancora maggiore.
Pensiero laterale e pensiero verticale
Intendiamoci, non tutti i problemi sono suscettibili di soluzioni creative.
Se fai il contabile due più due farà necessariamente quattro e qualsiasi altra soluzione non sarà alternativa, ma solo bizzarra, o meglio, sbagliata.
Esistono, cioè, casi in cui è efficace soltanto il pensiero deduttivo.
Tuttavia l’attività cognitiva è complessa, nella maggior parte delle ipotesi la soluzione di un problema si articola sia nell’esercizio della creatività che attraverso l’uso della deduzione logica, unendo così pensiero laterale e pensiero verticale.
Per questa ragione, gli studi che hanno indagatoil rapporto tra camminare e creatività, hanno anche analizzato l’effetto del camminare sul pensiero deduttivo.
In passato molte ricerche si erano focalizzate sul modo in cui l’esercizio aerobico protegge le capacità cognitive nel lungo termine, assicurandoci una vecchiaia con minor rischio di malattie quali Alzheimer o demenza senile.
Pochi si erano cimentati nell’esame degli effetti della camminata più semplice – diciamo la passeggiata da ufficio – nella generazione di nuove idee.
Il primo e più importante studio in questo senso è stato condotto nel 2014 da due studiosi della Stanford University, Marily Oppezzo e Daniel Schwartz.
Come si misura il pensiero creativo
Perché una ricerca abbia un senso deve ovviamente avere un oggetto preciso e deve poter effettuare delle misurazioni.
Cosa non facile, quando si parla di qualcosa di immateriale come il pensiero.
A maggior ragione quando si parla di pensiero creativo, un concetto che può avere uno spettro amplissimo di significati, dall’attività mentale dell’artista fino al formalismo matematico del fisico teorico che descrive la nascita dell’Universo.
In realtà però, il pensiero creativo riguarda tutti, non solo fisici, pittori o scrittori.
L’obiettivo dello studio di Stanford è infatti proprio questo, definire e misurare le capacità creative in contesti comuni della vita quotidiana.
A questo fine la ricerca si è articolata in quattro esperimenti che hanno coinvolto 176 studenti universitari, sottoposti a test comunemente usati per misurare il pensiero creativo.
I partecipanti sono stati posti in condizioni diverse: alcuni hanno camminato su un tapis roulant in ambiente chiuso, altri sono rimasti seduti di fronte a un muro bianco.
Un altro gruppo ha camminato all’aperto lungo un percorso prestabilito. Altri ancora hanno seguito lo stesso percorso rimanendo però seduti su una sedia a rotelle, così da avere gli stessi stimoli visivi di chi cammina senza però compiere il gesto fisico.
Ogni gruppo è stato sottoposto a diverse sessioni di questo tipo, al termine delle quali veniva misurata il livello di creatività attraverso appositi test.
La ricerca di Stanford: quando nasce la creatività
Tre dei quattro esperimenti si basarono su un test dedicato specificamente al pensiero divergente.
In questi esperimenti ai partecipanti venne chiesto di pensare a possibili usi alternativi di un dato oggetto.
Ad ogni partecipante vennero dati diversi set di oggetti chiedendo di fornire, entro 4 minuti, quante più risposte possibili per ogni set.
Una risposta venne considerata nuova e creativa se nessun altro partecipante nel gruppo l’avesse utilizzata.
Non ogni risposta diversa però è anche creativa, a volte è solo strampalata.
Per questo gli studiosi utilizzano filtri di appropriatezza. Ad esempio non si considerò creativa la proposta di usare un pneumatico come anello, in quanto, si può capire, è sufficientemente inappropriata.
Il risultato dello studio non lasciò adito a dubbi: la stragrande maggioranza dei partecipanti a questi tre esperimenti si rivelò più creativa se camminava piuttosto che se fosse stata seduta.
In uno di questi esperimenti in particolare, gli studiosi testarono i partecipanti in ambienti chiusi, prima seduti, poi camminando su un tapis roulant, per verificare se vi fosse differenza tra camminare indoor e outdoor.
La produzione creativa aumentò in media del 60% quando la persona camminava, senza significative differenze tra farlo all’interno o fuori.
Camminare all’aria aperta per avere migliori effetti
Come si vede, lo studio di Stanford dà ottime notizie a chi ama camminare, anche per pochi minuti, alzandosi dalla scrivania.
Ma notizie ancora più buone per chi ama camminare all’aperto vennero dal quarto esperimento.
In questo caso infatti si cercò di misurare la capacità creativa in una fase anteriore al rapporto con gli oggetti, sulla base del puro processo cognitivo.
Si misurarono cioè le abilità delle persone nella generazione di analogie complesse con frasi rapide, per testare il potenziale creativo puro.
Anche in questo caso i risultati furono chiari: chi cammina trova più soluzioni di chi sta seduto ma, soprattutto, chi cammina all’aperto appare nettamente più creativo di chi cammina in un ambiente chiuso.
Addirittura il 100% di coloro che camminavano outdoor riuscì a generare almeno un’analogia nuova di alta qualità rispetto al 50% di quelli che camminavano all’interno sul tapis roulant.
Insomma, camminare nella natura non solo dà un senso di pace e tranquillità, ma rende anche creativi.
La natura incrementa gli effetti
Come abbiamo appena visto, secondo la ricerca di Marily Oppezzo e Daniel Schwartz vi è una grande differenza tra camminare indoor e outdoor, quando si tratta di creatività legata al problem-solving.
L’output di soluzioni creative a problemi complessi, cioè la capacità creativa pura, aumenta molto di più quando si cammina all’aperto, nella natura.
Questa evidenza scientifica potrebbe avere importanti riflessi nell’architettura dei luoghi di lavoro.
Gli architetti del futuro potrebbero immaginare spazi verdi all’aperto funzionali ad una maggiore produttività creativa oltreché ad un maggiore benessere psicofisico.
La creatività in soccorso del pensiero convergente
Non tutti i processi mentali, come si diceva, sono uguali.
Lo studio di Oppizzo e Schwarz ha dimostrato che camminare favorisce il pensiero creativo.
Ma ha anche messo in evidenza che è meno efficace con il pensiero verticale-deduttivo, quello cioè che attraverso l’analisi e la valutazione delle informazioni è richiesto per formulare risposte singole e logicamente corrette.
Per esplorare gli effetti del camminare su questo tipo di attività mentale, i ricercatori sottoposero i partecipanti a un problema associativo, comunemente usato per misurare il pensiero focalizzato.
Indicarono 3 parole per le quali occorreva generare l’unica parola che associata a tutte e tre potesse formare parole composte.
Così ad esempio assegnarono le parole “cottage”, “swiss” e “cake”.
Ebbene in inglese la parola che si può associare a tutte e tre le parole assegnate è cheese (formaggio).
Questo perché esiste un cottage cheese (formaggio molle), lo swiss cheese (il formaggio svizzero) e la cheesecake.
La risposta corretta – stante le premesse date – era quindi una soltanto.
In questo test di pensiero convergente chi camminava ebbe un esito lievemente peggiore di quelli che rispondevano da seduti.
Come sottolineato dagli studiosi, però, il pensiero è una attività complessa, in cui l’elemento divergente e quello convergente si succedono senza compartimenti stagni.
In altri termini, il pensiero creativo può essere considerato come la scintilla.
Una volta tornati a sedere, anche il processo logico scorrerà più fluido verso i dettagli della soluzione al problema.
Pensiero divergente e convergente non si escludono ma, per così dire, collaborano.
Sei più creativo se scegli liberamente il tuo cammino: lo studio taiwanese
Lo studio di Stanford ha dimostrato inequivocabilmente che camminare favorisce soluzioni creative.
E ha anche evidenziato che la creatività è un beneficio che l’attività di camminare regala per il solo fatto di muoversi.
In altre parole, senza che sia richiesta una intensità particolare e che muoversi all’aperto offre il maggiore potenziale creativo.
Un paio di anni dopo la ricerca di Stanford, due studiosi taiwanesi, Chun-Yu Kuo e Yei-Yu Yeh, andarono oltre.
Con una ricerca pubblicata su Frontiers in Psychology, cercarono di capire se il fatto di camminare lungo un percorso definito potesse avere una qualche influenza sulle capacità creative.
A questo fine condussero un esperimento con due gruppi di studenti della National Taiwan University.
Al primo gruppo chiesero di camminare seguendo il perimetro di un’area rettangolare di 400 metri per 500, al secondo chiesero invece di vagare liberamente all’interno della stessa area.
Alla fine della camminata agli studenti veniva formulata una sola domanda: quali usi alternativi si potessero fare con le bacchette da tavola cinesi, con 10 minuti per la risposta.
Risultato: i camminatori liberi di scegliere il proprio percorso dettero risposte creativamente migliori per adeguatezza, flessibilità e originalità.
Le risposte creative furono di vario tipo: dal rendere regolabile la lunghezza delle bacchette a usare un’estensore per evitare ustioni, a crearne un tipo particolare utili a grigliare.
L’esperimento non finì qui.
Camminare è molto meglio che immaginare di farlo
Gli scienziati chiesero a un gruppo di studenti di usare un puntatore laser per descrivere un percorso casuale senza percorrerlo e a un altro gruppo invece di percorrere il cammino indicato dalla luce.
In entrambi i casi le risposte furono meno creative di chi aveva liberamente scelto ed effettuato il cammino casuale.
La conclusione dei ricercatori fu che immaginare di camminare è molto meno fecondo creativamente dell’esperienza psicomotoria di farlo nella realtà.
Quindi se volete risolvere creativamente un problema o allenare il vostro pensiero laterale, semplicemente
alzatevi e fate due passi.
È molto probabile che tornerete alla scrivania con una soluzione.
Una soluzione creativa, ovviamente.
Postilla: Creativi sì, strampalati no
Pensiero creativo non significa pensiero allo sbaraglio.
Nelle ricerche sulla creatività si usano test specifici quali il Guilford’s alternate uses, o GAU, che prevedono vari filtri di appropriatezza delle risposte.
Usare uno pneumatico come orecchino o una tazza gigante per offrire il caffè ai colleghi, non sono risposte creative, sono risposte inappropriate.
Lo scopo dei filtri è di evitare il rischio che si corre in questi casi, cioè che qualsiasi risposta “diversa” dal senso comune sia considerata per ciò solo creativa.
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