Red Stone Lake, La Thuile, Noord Italië
Proprio così, camminare fa bene al cervello inteso come organo fisico, la centrale comandi dell’intero nostro organismo, l’insieme dei tessuti e delle connessioni sinaptiche che lo caratterizzano.
Ma andare a piedi fa bene al cervello anche come luogo dove hanno origine le emozioni, la coscienza e la razionalità, insomma le caratteristiche che ci rendono umani.
Vediamo almeno 5 ragioni per cui, se si vuole bene al proprio cervello – e quindi in ultima analisi a se stessi – è una buona idea andare a camminare.
In uno studio del 2016, alcuni ricercatori dell’Università dell’Iowa hanno condotto tre esperimenti curiosi.
Hanno preso alcune centinaia di studenti universitari per scoprire se camminare determina un incremento dell’umore positivo.
Ph.: Gettyimages/Marko Geber
Il bello è che gli studenti non sapevano che camminare fosse l’oggetto dell’esperimento.
Per fare questo i ricercatori hanno camuffato ogni esperimento come un presunto test di qualcos’altro, tenendo traccia dei cambiamenti dell’umore legati al semplice atto di fare una passeggiata.
Il risultato: solo 12 minuti di camminata sono sufficienti a migliorare il tono dell’umore, dare vigore, attenzione e fiducia in se stessi rispetto allo stesso periodo di tempo trascorso seduti.
Uno studio di Stanford ha scoperto che camminare aumenta la creatività in media del 60% rispetto a quando si sta seduti.
L’effetto positivo si produce ovviamente mentre cammini, ma, pare, almeno fino 16 minuti dopo aver smesso.
Ph.: Gettyimages/Mike Harrington
Il miglioramento riguarda in particolare uno specifico tipo di attività mentale, il cosiddetto “pensiero divergente”.
Si tratta del processo mentale utilizzato per generare idee creative a partire da un problema suscettibile di molte possibili soluzioni.
D’altra parte esistono numerosi studi che confermano che camminare aumenta la creatività, ne abbiamo parlato in questo articolo.
La comunicazione tra i neuroni è l’essenza stessa del funzionamento cerebrale.
Ph.: Gettyimages/Westend61
Il miglioramento del funzionamento cerebrale è stato dimostrato con uno studio sugli anziani che includeva camminate e altre forme di esercizio fisico.
Dopo un anno gli scienziati hanno osservato un aumento della connettività funzionale tra corteccia frontale, posteriore e temporale, con un beneficio anche dal punto di vista del rallentamento delle funzioni cerebrali connesse con l’invecchiamento.
La memoria a breve termine, cioè l’abilità di mantenere temporaneamente informazioni in mente e manipolarle, è fondamentale per svolgere le normali attività quotidiane.
Se funziona bene, consente di far funzionare meglio anche quella a lungo termine.
Uno studio tedesco ha rilevato un miglioramento della memoria a breve termine per chi cammina.
In particolare, il miglioramento è stato maggiore per chi camminava a ritmo più sostenuto rispetto a chi camminava a ritmo più lento.
Una delle aree più intriganti della ricerca sul camminare approfondisce gli effetti del suo ritmo costante sul modo in cui pensiamo.
Gli studi hanno esaminato tutto, dalla connessione cervello-spina dorsale rispetto a questo ritmo all’interazione tra funzione neurologica, biomeccanica e la forza di gravità.
Camminare indurrebbe il giusto ritmo per produrre un pensiero razionalmente strutturato.
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