Camminare fa bene quanto e più della corsa: 6 benefici per la salute

Camminare oppure correre per stare bene nel corpo e nella mente? La scienza ha sorprendentemente dimostrato che andare a piedi può regalare effetti benefici pari o superiori alla corsa: vediamone alcuni

7 marzo 2024 - 16:00

Camminare o correre, quale attività fisica scegliere per ottenere maggiori benefici?

Camminare oppure correre? Quale di queste due tipologie di movimento apporta maggiori benefici al corpo e alla mente?

La scelta, in questo senso, è meno ovvia di quello che si potrebbe pensare.

Ascoltando la campana dei runner parrebbe non esserci dubbi: i benefici della corsa soverchierebbero quelli di una camminata anche se quest’ultima si pratica a passo sostenuto.

Viceversa, un camminatore potrebbe ritenere la propria attività maggiormente benefica proprio perché meno dispendiosa e traumatica.

Ma cosa dice la scienza?

Vediamo 6 benefici derivanti dal camminare che rendono questa attività di efficacia pari o superiore alla corsa per la salute fisica e mentale.

1 – Camminare non è un esercizio fisico ma un’attività fisica e come tale è garanzia di benessere

Parlando, spesso si tende a utilizzare i termini “esercizio fisico” e “attività fisica” come sinonimi, tuttavia, qualche differenza a livello semantico c’è.

L’esercizio fisico è infatti da considerarsi come una sequenza di movimenti ripetitivi strutturati in modo specifico per ottenere la migliore forma fisica possibile.

Ph.: Gettyimages/Antonio Guillem

Viceversa, per attività fisica si intende qualsiasi movimento corporeo capace di produrre un dispendio energetico.

Tradotto nella pratica, questo sta a significare che la corsa è da considerarsi come un vero e proprio esercizio fisico, mentre il cammino è da intendersi come un’attività fisica in senso stretto.

Questa sottolineatura risulta fondamentale per comprendere la prima ragione fondamentale del perché queste due differenti modalità di movimento producano effetti diversi sul nostro corpo ma anche sulla nostra mente.

2 – Camminare è un’attività più rispettosa delle articolazioni

Riprendendo quanto si è detto prima, è utile considerare perché le nostre articolazioni possano soffrire decisamente meno durante un cammino rispetto a quando decidiamo di correre.

Quando si corre, appunto, si tende a esercitare una forza decisamente maggiore sul piede rispetto a quando si cammina.

Questo significa che la corsa si caratterizza come una modalità di movimento ad alto impatto.

L’andatura è infatti caratterizzata da piccoli balzi che possono essere paragonabili al trotto dei cavalli.

In questo senso, durante la corsa, entrambi i piedi si sollevano da terra e il contatto con il suolo può avvenire solamente con l’avampiede che ammortizza l’impatto sul terreno provocando, purtroppo, un maggiore stress a carico degli arti inferiori.

Difatti, non è un caso se tra le fila dei corridori disturbi come tendiniti, fasciti plantari, fratture oppure metatarsalgie sono quasi all’ordine del giorno.

Dunque, se ci si vuole dedicare al running in modo continuativo, allora il consiglio è sempre quello di consultare preventivamente un medico specializzato al fine di verificare le eventuali controindicazioni del caso.

Camminare, invece, può essere una valida scelta.

Discipline come l’escursionismo, il trekking urbano o il nordic walking sono certamente delle ottime  alternative alla corsa e hanno sicuramente un minore impatto meccanico sulle articolazioni.

Stando al parere di alcuni esperti dell’Università di Harvard, è una prova che chi si limita a camminare, per via della forza di gravità, ha un rischio molto inferiore (dall’1 al 5%) di infortuni legati all’esercizio rispetto ai corridori (dal 20 al 70%).

3 – Il trekking risulta migliore del running per la salute cardiovascolare

È assodato il fatto che correre consenta al cuore di lavorare in modo decisamente più intenso rispetto a quando si cammina.

Questo, logicamente, potrebbe far pensare che la corsa renda il nostro cuore molto più sano.

Ad ogni modo, uno studio scientifico che potete trovare qui risalente al 2013 ha analizzato i dati di quasi 50.000 persone ed è arrivato a dimostrare che le cose non sono così semplici come potrebbero sembrare all’apparenza.

I ricercatori del progetto, infatti, hanno scoperto che il rischio di malattie cardiovascolari dei corridori presi in esame era del 4,5% inferiore rispetto a tutti coloro che erano inattivi.

Tuttavia, i camminatori che tendevano a consumare quotidianamente la stessa e identica quantità energetica dei corridori (in termini di calorie bruciate), presentavano un livello di rischio inferiore al 9% rispetto a quelli che erano inattivi.

 

4 – Camminare è un toccasana per l’equilibrio della mente

Che l’equilibrio della salute mentale possa migliorare sia nel caso della camminata che della corsa è sicuramente un fatto.

Entrambe le modalità di movimento, infatti,  possono migliorare la salute mentale riducendo lo stress, l’ansia e la depressione.

Ph.: Gettyimages/MargaretW

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Frontiers in Psychology”, camminare all’aperto può ridurre i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e migliorare l’umore.

Inoltre, camminare può aiutare a stimolare la produzione di endorfine, sostanze che migliorano il benessere psicologico.

In aggiunta, sia la corsa che il cammino contribuiscono a migliorare la fiducia in sé stessi e si costituiscono come un tranquillante naturale contro qualsiasi tipo di dipendenza dato che favoriscono il controllo degli impulsi.

Infine, si si sviluppano benefici anche dal punto di vista dell’acutezza mentale, della concentrazione e della coordinazione.

 

5 – Camminare per dimagrire è efficace tanto quanto la corsa

È davvero cosa certa che correre faccia dimagrire di più rispetto al camminare con costanza?

Se ci si basa sullo studio eseguito presso il Lawrence Berkeley National Laboratory della California allora la risposta non è così scontata.

Per questo studio, infatti, alcuni ricercatori hanno confrontato la perdita di peso di corridori e camminatori dopo circa 6 mesi di esercizio.

Il risultato? Camminare a passo veloce o correre per 11 miglia (17 Km) alla settimana portava all’incirca alla stessa perdita di peso.

L’unica differenza era che gli escursionisti dovevano impiegare più tempo per arrivare al traguardo.

Tuttavia, un altro studio che potete trovare qui ha confrontato all’incirca 16.000 camminatori con quasi 30.000 runner.

Ai partecipanti è stato chiesto il loro peso, la circonferenza della vita, le diete e il tipico chilometraggio settimanale di camminata o corsa.

La scoperta dei ricercatori è stata che quasi tutti i corridori erano più magri e mantenevano il peso meglio dei camminatori.

Ph.: Gettyimages/CHUNYIP WONG

Inoltre, quando venivano messi in una stanza con un buffet subito dopo aver fatto il loro esercizio (correre o camminare), i corridori sembravano avere un appetito minore rispetto ai camminatori.

Stando a quanto riferisce il New York Times, i corridori sarebbero più magri per una ragione specifica.

I camminatori si sono rivelati affamati e hanno consumato quasi 50 calorie in più di quante ne avessero bruciate durante la passeggiata sul tapis roulant.

I runner, viceversa, hanno assunto circa 200 calorie in meno rispetto a quelle bruciate durante la corsa.

Dopo l’esercizio, i runner avevano infatti livelli sanguigni più elevati di un ormone chiamato peptide yy, responsabile della soppressione dell’appetito.

I camminatori, contrariamente, non avevano aumentato i livelli di peptide e il loro appetito, dunque, è rimasto abbondante.

In sintesi: Se si vuole mangiare meno, forse è meglio correre prima.

 

6- Camminare fa bene alla socialità più della corsa

La corsa è certamente un esercizio utile a schiarirsi le idee, a staccare dalla routine quotidiana, a riprendere il pieno controllo del proprio corpo, ma anche del proprio tempo e delle proprie emozioni.

La stessa cosa la si potrebbe dire per l’attività del camminare.

Tuttavia il camminare presuppone pur sempre la lentezza del movimento al contrario della corsa che, invece, si caratterizza per un’andatura veloce, spedita, che non sempre facilita lo sguardo a soffermarsi sul circostante.

Il passo lento, in questo senso, è un ottimo ingrediente per assaporare la natura che si attraversa ma anche per intraprendere conoscenze attraverso il dialogo.

In questo senso, un antropologo e sociologo francese, David Le Breton, sostiene che camminare è anche un modo di aprirsi al mondo.

Infatti, se ci si pensa bene, camminando è possibile viaggiare, conoscere posti nuovi e incontrare persone.

Ma anche guardare le cose attraverso occhi sempre diversi, magari anche quelli di chi ci accompagna lungo il cammino o di chi si incontra lungo il percorso.

Viaggiare in modalità slow significa esplorare vie, quartieri, parchi e il limite non può che essere dato solo dal tempo che vogliamo dedicare a questa piacevole attività.

Si pensi, ad esempio, al celebre Cammino di Santiago.

Nel settembre del 2016 sono stati registrati sul percorso ben 40.127 pellegrini.

Anche se è vero che, oggi, questi pellegrinaggi vengono vissuti con diversi stati d’animo rispetto a un passato lontano, ciò che rimane certo è che sono sempre un’esperienza di vita capace di mettere alla prova sia lo spirito che il corpo.

Camminare è sempre un’occasione di socialità, di solitudine, di riflessione, ma anche di scoperta.

Probabilmente, è proprio la somma di questi elementi associati alla lentezza del progredire che rende questi percorsi così speciali.

 

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