Perché camminare nella natura previene l’ansia più che camminare in città

Gli appassionati di trekking sanno che andare sui sentieri regala un senso di benessere che si protrae nel tempo. Gli scienziati hanno dimostrato che non si tratta di un'illusione di breve termine dovuta alle endorfine. Camminare nella natura previene i disturbi d'ansia: vediamo come e perché.

8 novembre 2022 - 6:00

Camminare in natura o in città: fa differenza?

Camminare fa bene, sempre. In qualsiasi ambiente, innumerevoli studi lo confermano.

Ma fa differenza camminare in città o immersi nella natura? E quanta differenza?

L’analisi dei benefici della natura sulla psiche, è un’attività complessa e importante.

Complessa, perché coinvolge settori scientifici molto lontani tra loro, dalla neurobiologia alle scienze ambientali.

Ph.: Gettyimages/Christopher Moswitzer

Importante perché metà della popolazione del pianeta vive in centri urbani, percentuale che si prevede possa raggiungere nel prossimo futuro il 70 percento.

Si sa che l’incremento dell’urbanizzazione è andato di pari passo con l’aumento del rischio di disturbi d’ansia (+20 % in chi vive in città rispetto a chi vive fuori) e in generale dei disturbi dell’umore (+40% per chi vive in città).

Il Natural Capital Project: la risposta degli scienziati

Ha provato a rispondere agli interrogativi che sorgono alla frontiera tra tante e diverse branche della scienza  il Natural Capital Project, una joint venture tra Università di Stanford, il WWF e il Dipartimento di Studi Ambientali dell’Università del Minnesota.

Il progetto ha promosso e condotto vari studi sull’influsso della natura sull’umore, alcuni dei quali si riferiscono specificamente all’attività di camminare.

Di un studio condotto dall’Università di Stanford,abbiamo parlato in modo approfondito in questo articolo.

In breve si è scoperto che chi cammina per 90 minuti nella natura – a differenza di chi cammina in città – mostra una ridotta attività in aree del cervello normalmente coinvolte nella depressione.

Lo studio ha analizzato due gruppi di persone in cammino per 90 minuti.

Il primo gruppo, in mezzo alla natura, tra alberi di querce, il secondo lungo una strada a quattro corsie.

Prima e dopo gli scienziati hanno valutato battito cardiaco e respirazione, hanno effettuato una tac cerebrale e intervistato con questionari i partecipanti.

Mentre le differenze riguardo le condizioni fisiologiche cardiache e di respirazione erano simili, quelle relative alle regioni cerebrali coinvolte erano marcate.

I partecipanti in cammino nella natura mostrarono infatti una minor attività dell’attività neurale nella corteccia prefrontale, una regione cerebrale che viene associata ai pensieri ripetitivi e ossessivi nel caso di emozioni negative.

Stare nella natura influisce sull’umore

Un’altra ricerca promossa dal Natural Project ha invece mostrato che il tempo trascorso nella natura ha in influsso positivo sull’umore e anche sulle funzioni cognitive e allo stesso tempo riduce l’ansia.

In altri termini la natura fa star bene, rende più lucidi e previene i disturbi dell’umore, tutti effetti che vengono potenziati camminando.

Ph.: Gettyimages/Maridav

La natura sembrerebbe quindi fare da regolatore della bilancia emotiva, assicurando quell’equilibrio che, se perduto, potrebbe dar vita, in ultima analisi, alle emozioni negative e, in fine, ai disturbi dell’umore e nei casi peggiori, alla depressione.

Il fenomeno della progressiva urbanizzazione in tutto il pianeta è pressoché inevitabile.

Ben si capisce come i futuri architetti delle nuove città e chi dovrà ridisegnare quelle esistenti non potrà non tenere conto degli effetti che l’ambiente urbano ha sull’umore e sulla salute mentale.

 

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