Stock photography of a young couple expecting a baby taking a walk into the forest on a sunny day
Che camminare sia benefico per la salute lo sappiamo.
Che la scienza lo abbia confermato, lo potete leggere nei molti articoli che trovate sul nostro sito.
La sorpresa è che i benefici dell’attività fisica più semplice arriverebbero così in profondità da incidere sugli stessi presupposti biologici e cellulari della vita.
Eppure, sembra proprio che sia così.
Camminare aumenterebbe la fertilità della donna e dell’uomo, incrementando le probabilità di avere una gravidanza.
Lo confermano tre studi. Il primo, relativo agli uomini, dell’università iraniana di Urmia.
Il secondo e il terzo, di due ben più autorevoli università americane, ricordano invece che basta fare qualche passo al giorno per aumentare la fertilità femminile.
Lo studio dei ricercatori iraniani, The effects of three different exercise modalities on markers of male reproduction in healthy subjects: a randomized controlled trial, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Reproduction.
Sembra dimostrare che una camminata a passo veloce ripetuta 3 volte a settimana sia in grado di combattere lo stress ossidativo che danneggia gli spermatozoi, con risultati notevolmente positivi riscontrabili già dopo sei mesi di allenamento.
La ricerca è stata condotta su un campione di 261 uomini sani, di età compresa fra 25 e 40 anni.
Ph.: Gettyimages/Luisrojasstock
I volontari sono stati suddivisi in due gruppi. Il gruppo di controllo non è intervenuto nella normale routine quotidiana.
Il secondo gruppo si è sottoposto per 12 settimane a 3/4 sedute settimanali di camminata su un tapis roulant per 25/30 minuti al giorno.
Nelle 12 settimane seguenti lo stesso gruppo ha proseguito l’allenamento, aumentando la durata delle sedute fino a 40/45 minuti per 4/6 volte a settimana.
A conclusione della ricerca gli scienziati hanno constatato che nei soggetti che si erano sottoposti all’allenamento il volume di sperma era migliorato dell’8,3%, la motilità cellulare del 12,4% e la forma delle cellule del 17,1%.
Lo studio dell’Università di Boston – Body mass index, physical activity and fecundability in a North American preconception cohort study – è stato pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility.
I ricercatori hanno preso in considerazione, per un periodo di 3 anni, 3628 donne di età compresa fra i 18 e i 40 anni, che avevano una relazione stabile, stavano cercando di rimanere incinte e non si stavano sottoponendo a trattamenti per la fertilità.
L’osservazione ha mostrato come, nei soggetti che dedicavano più di 5 ore la settimana ad attività sportive moderate come camminare o andare in bicicletta, le probabilità di rimanere incinte aumentassero di circa il 18%.
Nelle donne in sovrappeso questo aumento risultava però molto meno marcato.
Per queste ultime, i benefici cominciavano a manifestarsi in modo decisamente più apprezzabile in associazione a un’attività sportiva più intensa.
Al contrario, per le donne normopeso, lo studio ha mostrato che un’attività troppo intensa ha effetti leggermente negativi.
Secondo i ricercatori, quindi, qualsiasi tipo di attività fisica può migliorare la fertilità delle donne in sovrappeso e obese.
Questo aspetto è particolarmente importante, perché questo è un sottogruppo ad alto rischio di infertilità.
Viceversa, le donne già a peso forma possono migliorare la loro fertilità sostituendo il movimento fisico intenso con quello moderato.
Lo suggerisce una ricerca pubblicata sulla rivista Human Reproduction da esperti della University of Massachusetts a Amherst.
Lo studio ha coinvolto 1214 donne di 18-40 anni che avevano avuto in passato un aborto spontaneo.
Si è visto che coloro che camminavano per tratti della durata di 10 minuti una o più volte al giorno presentavano maggiori chance di restare incinte, specie se sovrappeso o obese.
Ph.: Gettyimages/olegbreslavtsev
“Gli stili di vita hanno un impatto rilevante sulle chance di concepire poiché possono indurre un effetto a livello molecolare” – afferma Brian Whitcomb, coordinatore dello studio.
“Ciò che mangiamo e che facciamo sono fattori modificabili che possiamo cambiare in prima persona per ‘dare forma’ alla nostra salute.
Questa ricerca è importante perché dà informazioni su ciò su cui le persone possono effettivamente lavorare da soli”
Qui il dettaglio dello studio
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