Man on his way to vacation rental with shopping bags on back street of old Rome near Campo de' Fiori, Italy
Il mondo occidentale negli ultimi anni si è sviluppato intorno alle città.
I centri urbani, nati per favorire la vita in comunità e garantire uno stile di vita certamente più confortevole e agevole rispetto alla vita agra, erano costruiti dagli uomini per gli uomini.
Vivere in comunità era la migliore condizione possibile per l’evoluzione personale e sociale.
Messe da parte le costanti preoccupazioni per le scorte alimentari e per la cura dei campi, ci si poteva finalmente dedicare ad una professione, alla cultura e a un po’ di “tempo libero”.
Dopo i conflitti mondiali, verso la metà del ‘900, con il boom economico e lo sviluppo della grande industria, il richiamo della città si faceva ancora più forte.
Il sogno di un posto fisso, uno stipendio sicuro, un appartamento di proprietà vicino al mercato rionale, calamitava sempre più persone dalle campagne alle città.
In settimana si lavorata tutti per “mamma” Fiat o papà “Stato” e il fine settimana ci si poteva concedere un giro in centro tra negozi e botteghe per spendere un po’ dello stipendio in oggetti di piacere.
Quasi tutti abbiamo in testa l’immagine ideale delle città degli anni ’60, alcuni per esperienza diretta e altri per il cinema.
I viali con le aiuole, le piazze sempre piene di gente e biciclette, la ricca tavolozza di mercati, negozi e botteghe che arricchivano i centri urbani ed erano la vera forza economica del paese.
In tutte le città, da Torino a Palermo, passando per Genova e Milano, facevano belle mostra di se i viali alberati e i parchi urbani, sempre curati e colorati, pensati per essere punto di ritrovo e biglietto da visita per i turisti.
Negli ultimi decenni la qualità della vita nei centri urbani ha iniziato a scendere vertiginosamente.
Le grandi città faticano a combattere il degrado, un’edilizia selvaggia e incontrollata ha spesso ridotto interi quartieri in veri e propri alveari, grigi e inospitali, all’interno dei quali si annida il malessere di intere comunità.
L’automobile, più di una per ogni famiglia, è diventata la vera protagonista di ogni spostamento, fosse anche per percorrere pochi metri.
Piazze e viali, da centro della socialità, si sono trasformati in giungle di traffico pronte a contaminare ogni metro cubo di aria pulita e ad inghiottire anche il più impavido dei ciclisti.
Sono i centri commerciali e i grandi magazzini, che sorgono in massa nelle “economiche” periferie urbane, i nuovi centri della vita degli abitanti.
Un tessuto economico dominato dai centri commerciali e dai grandi magazzini ha spogliato interi centri storici urbani dalla storia di artigiani, commercianti e piccole botteghe.
La città è tagliata dal traffico, attraversata in auto come fosse un mare, solo per arrivare al multisala o all’ipermercato, due passi per le vie del centro si concedono solo per un’uscita serale, unico momento di aggregazione sociale.
Raccontare decenni di sviluppo urbano in poche righe non permette di scendere troppo nei particolari, ma questa è la china che ha preso la nostra società negli ultimi anni.
Tutto questo si potrebbe cambiare con una piccola, ma grande, rivoluzione: Una rivoluzione in due passi.
Ricominciare a camminare, o a pedalare, di più nei centri urbani permetterebbe di strapparli al degrado.
Ecco alcuni dei principali, ma non unici, benefici del camminare in città.
Le nostre gambe devono ritornare ad essere il mezzo di trasporto privilegiato per gli spostamenti quotidiani.
Utilizzare di più la bicicletta, muoversi a piedi per andare in ufficio o a scuola, eliminare l’auto per i piccoli tragitti può avere un impatto straordinario sull’inquinamento della città.
Certo anche le amministrazioni locali, come avviene in altri paesi europei, dovranno fare la loro, ma la vera rivoluzione deve partire da ciascuno di noi!
Sono decine le ricerche che dimostrano come camminare ogni giorno, anche solo per mezz’ora, riduca sensibilmente i rischi di patologie all’apparato cardiovascolare, combatte il sovrappeso e, per di più, aiuta a combattere ansia e depressione.
Una popolazione che si sposta a piedi ed in bicicletta spinge le amministrazioni locali ad aumentare le aree pedonali e le piste ciclabili.
La pedonalizzazione e la riduzione del traffico permettere di combattere il degrado di quartieri rimasti per troppo tempo isolati e non vissuti.
Riprendersi strade, viali e piazze è il giusto percorso per ridare linfa alla città.
Questa è ormai la strada intrapresa dalle più grandi capitali europee, da Parigi ad Amsterdam, che stanno rendendo i loro centri sempre più pedonali e ciclabili.
Negozi, botteghe, piccoli artigiani e commercianti sono state le prime e più numerose vittime di questo cambiamento.
Una città non vissuta, attraversata velocemente in macchina, ha condannato a morte migliaia di attività, ignorate a favore dei grandi centri commerciali.
Nei paesi europei che hanno mutato la mobilità cittadina, il primo grande effetto positivo è stato proprio la rinascita di queste piccole botteghe.
Se vogliamo lasciare una città migliore ai nostri figli, dobbiamo riprendere in mano le sue sorti, ricominciare a viverla ogni giorno.
Bastano piccoli gesti, piccoli passi fatti quotidianamente.
Per cambiare le cose basta una piccola azione fatta da tanti, semplice come andare il sabato mattina a fare la spesa a piedi tra i banchi del mercatino del nostro quartiere, lasciando la macchina chiusa nel box e mettendo in moto le nostre gambe.
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