Trekker embracing a tree in a forest
Il bosco è come una cura senza bisogno di medicine.
Aiuta sia gli operatori che i pazienti ad essere più aperti e a chiacchierare liberamente. Stare in un ambiente boschivo crea un’atmosfera molto positiva per la terapia.
Lo sanno bene in Giappone, dove esiste la millenaria pratica dello Shirin-yoku.
Ma lo sanno anche in Scozia dove, sotto la guida di Kevin Lafferty, responsabile della Forestry Commission Scotland, dal 2007 si propone con successo una tipologia di “terapia naturale” sui pazienti con disabilità intellettiva e relazionale.
Il programma, attivo in nove contee e sviluppato in più di 200 corsi, si serve del patrimonio boschivo scozzese.
Si svolgono esercizi fisici, passeggiate nella natura, ma anche attività come costruzione di ripari per gli uccelli e corsi di scultura nel legno.
Non mancano poi i falò e i corsi di fotografia naturalistica.
Il programma si sviluppa in dodici sessioni della durata di tre ore, una volta a settimana.
Ph.: Gettyimages/Kerkez
Ogni escursione è coordinata da una delle 70 guide appositamente istruite e formate per garantire il giusto supporto ai pazienti.
Durante le scampagnate nei boschi, le differenze tra i partecipanti si annullano e si partecipa tutti insieme nello svolgimento di diverse attività.
Si accende il fuoco con il solo uso di ciò che la natura mette a disposizione, si creano ripari, si cerca il cibo e si impara a distinguere gli alimenti commestibili da quelli non commestibili.
Allo stesso modo si stimolano i pazienti a riconoscere la vegetazione ed estirpare gli infestanti, in un’ambientazione decisamente più familiare rispetto ai locali delle strutture sanitarie.
Il programma, ispirato a simili esperienze già sperimentate in Canada e Australia, sta avendo successo e destando interesse anche in altri paesi europei.
Ph.: Gettymages/Sam Spicer
La Forestry Commission Scotland calcola una spesa di circa 50 sterline a paziente per ogni giornata passata nei boschi, a fronte di un 70% di soddisfazione e miglioramento nella salute mentale dei partecipanti.
Hugh McNish, coordinatore del programma per la Commissione, sostiene che il punto di forza del programma stia nel suo modello facilmente esportabile all’estero.
Non solo: secondo McNish i corsi nella natura potrebbero apportare benefici alla salute mentale di una parte molto più ampia della popolazione.
Il beneficio riguarda anche i pazienti che soffrono di demenza senile a chi ha problemi di obesità, passando per i chi è sottoposto a programmi di disintossicazione.
Anche in Italia i centri di terapia forestale sono oggetto di ricerche e attività, come nel caso di questa iniziativa CNR-CAI o di questo consorzio tra enti pubblici, privati e università con centri dislocati in varie parti d’Italia.
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