Perchè camminare in alta quota fa bene alla salute? Cosa dicono le ricerche e gli studi principali
Spesso decidiamo di passare qualche giornata a camminare nei boschi solo perché sentiamo che il contatto vero e autentico con la natura e nei boschi è il rimedio giustoper recuperare forze fisiche e mentali, per ritrovare gioia e serenità
Non preoccupatevi, è una sensazione molto diffusa tra gli appassionati di trekking, tanto che questo tema è diventato di interesse anche per la comunità scientifica.
In una ricerca condotta dall’Altitude Reserach Center e citata da Science si è accertato come pochi giorni in alta quota siano un ottimo modo per migliorare la funzionalità dei globuli rossi incrementando la loro attitudine a trattenere l’ossigeno e a trasportarlo ai tessuti.
Lo studio dell’Altitude Research Center
Sono proprio le credenze popolari attorno alla montagna ad aver ispirato una ricerca su questo tema.
Infatti una delle più diffuse convinzioni dei popoli di montagna è che l’alta quota “purifichi il sangue” che, tradotto in termini più scientifici, significa che l’alta montagna provoca una eritropoiesi accelerata, ovvero aiuti la rigenerazione dei globuli rossi nel sangue.
Queste credenze volevano dare una spiegazione alla capacità di adattamento all’alta quota che contraddistingue gli alpinisti, che si muovono in condizioni ambientali con un ridotto apporto di ossigeno all’organismo.
Per diversi anni si è pensato che il merito di questa resistenza fosse da ricercare nella rigenerazione dei globuli rossi che permettevano di mantenere alte le performance degli alpinisti nonostante la scarsa quantità di ossigeno in quota.
In alta montagna i globuli rossi migliorano
Per comprendere meglio i cambiamenti cui è sottoposto il nostro organismo ad alta quota, i ricercatori dell’ARC hanno selezionato 21 volontari e li hanno portati a 5260 metri di altitudine.
Il luogo dell’esperimento era nelle montagne della Bolivia, sul massiccio della Chacaltaya, dove sono state monitorare quotidianamente le condizioni del sangue dei partecipanti.
Dopo una settimana in quota i volontari sono stati portati a bassa quota per fare degli approfonditi esami del sangue e, in particolare, dei globuli rossi.
Il risultato ha in parte smentito e in parte confermato le credenze più diffuse, infatti i test hanno dimostrato come non ci sia stata una vera e propria rigenerazione dei globuli rossi.
Non si riscontravano incrementi di globuli prodotti oppure decrementi del loro ciclo di vita.
C’è stata però anche un’importante scoperta: i globuli rossi ad alta quota migliorano le loro funzionalità, sono più performanti.
In pratica più si va in alto e più riescono ad incrementare la propria capacità di trattenere e trasportare l’ossigeno.
Dopo un’ulteriore settimana i volontari hanno fatto un nuovo ciclo di esami che hanno dimostrato un ulteriore miglioramento della capacità di trasporto del sangue dei globuli rossi.
In poche parole, dopo alcuni giorni in alta quota i volontari avevano sangue, non nuovo, ma migliore.
Per completare lo studio era necessario comprendere se questi mutamenti avessero un’influenza sulla resistenza e sull’adattamento alla montagna.
Per questa ragione, dopo una settimana, il gruppo è stato riportato sulla cima boliviana: la seconda ascensione si è rivelata decisamente meno faticosa e più agile.
Sangue con più ossigeno dopo pochi giorni di montagna
In conclusione questo studio condotto dall’istituto nordamericano ha scientificamente dimostrato una teoria tanto cara e nota agli appassionati di outdoor e montagna.
Pochi giorni in montagna sono un ottimo modo per migliorare la nostra salute e la qualità del nostro sangue, agendo sulla capacità di trasportare l’ossigeno.
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