Congo, parco del Virunga: nella foresta dei gorilla di montagna
Verso la bocca del vulcano
Siamo sul Nyiragongo, uno dei vulcani più affascinanti e temibili al mondo. Situato nella sezione meridionale del Parco Nazionale del Virunga,si erge imponente sui suoi 3470 metri.
La Repubblica Democratica del Congo è conosciuta più per le violenze e per la guerra che per le sue bellezze e la grande biodiversità: una vera ingiustizia per la gente che ci vive e che ogni giorno cerca di uscire disperatamente dall’etichetta che il mondo le ha affibbiato.
Eppure qualcosa si sta muovendo e, nonostante tutto, la regione del Kivu inizia di nuovo a respirare.
“Il turismo è fondamentale per noi” spiega Daniel, collaudata guida di una delle poche agenzie turistiche presenti sul territorio. “I visitatori portano reddito e permettono al parco di sopravvivere”.
“Sulla sommità del cratere possono salire al massimo 16 turisti al giorno” prosegue Daniel indicando una decina di piccoli e spartani lodge di legno abbarbicati al pendio.
L’ascesa verso la cresta del vulcano inizia da Kibati, un campo ranger distante poco più di mezz’ora di auto dal centro di Goma.
È lì che i ranger dell’ ICCN ( Institut Congolais pour la Conservation de la Nature) preparano gli escursionisti che decidono di avventurarsi in cima al cratere.
Durante il briefing il responsabile delle guardie forestali che sorvegliano l’area del Nyiragongo, rassicura i candidati: “Raggiungeremo la cima in 6 ore. Durante il percorso ci saranno alcune soste, dove potrete riposarvi e ammirare il paesaggio”.
Da Kibati il Nyiragongo sembra un bimbo innocuo, fumante come una caffettiera a cui è stato rimosso il coperchio.
Durante la prima parte del tragitto il sentiero si snoda tra una folta vegetazione mentre il canto stridente degli uccelli sembra voler dissuadere dalla salita.
Ma il paesaggio cambia in modo inaspettato e ben presto ci si ritrova su una pista che procede verticalmente senza dare tregua.
I ciottoli di natura vulcanica rotolano sotto i piedi e per stare in equilibrio non si esita ad aggrapparsi alla roccia appuntita o a strappare rovi che lasciano impresso sui palmi delle mani i segni delle loro spine.
I visitatori, in fila indiana, procedono lenti.
Alcuni ranger, armati di kalashnikov, fanno da apripista, mentre in coda, i portatori con i loro carichi sul dorso chiudono il gruppo.
I turisti non hanno idea dei rigorosi preparativi che precedono l’escursione.
Le guardie pattugliano la zona per tracciare la via; vengono recisi gli ingombranti rami che chiudono il passaggio, si verifica che non si sia formato qualche pericoloso avvallamento, ma soprattutto ci si assicura che non ci siano bracconieri o milizie ribelli in agguato.
Fino al 2010 Kibati era un campo profughi di Hutu; tra i rifugiati si mescolarono però i responsabili del genocidio ruandese che, una volta trovato terreno fertile, proseguirono con i loro crimini dando vita a gruppi di opposizione.
Ora che le milizie sono state smantellate e un effimero accordo di pace siglato, si ricomincia a vivere e a pianificare il futuro della regione.
Goma: inferno e paradiso
I turisti per visitare il Parco Nazionale del Virunga devono prima raggiungere la frizzante e vitale Goma, città di frontiera con il Ruanda; Goma sorge sulle rigogliose sponde del lago Kivu, circondata da fertili e verdeggianti colline che, inondate dal sole, assumono toni bucolici e pittoreschi.
Per anni la città è stata dilaniata dalla guerra e gli sfollati che scappavano dal vicino Ruanda prima e dalle zone rurali del paese in seguito, gonfiarono la città fino a quasi farla esplodere.
Alle violenze umane, anche la natura, spesso crudele e implacabile, contribuì alla sua parziale rovina: nel 2002 una colata di lava proveniente dal Nyiragongo squarciò in due la città, trascinando con sé i detriti e le rocce che incontrava sul suo cammino, costringendo migliaia di persone a fuggire lasciando le loro case e i campi coltivati.
Ora Goma sembra sorridere di nuovo e mentre i ricchi iniziano a ricostruire le loro ville sulle sponde del lago, i poveri, scolpiscono le baracche tra le macerie dei blocchi di lava.
Le donne congolesi hanno ripreso a vendere pesce sulle rive del Kivu e i ragazzini a bordo dei loro choukudu (sorta di tricicli a tre ruote) trasportano makala (carbone) e verdure dalla periferia al centro, alimentando un florido commercio traboccante di energia.
Parco Nazionale del Virunga
Il Virunga è ricchissimo di risorse naturali, ma a oggi rimane purtroppo un’isola franca per il commercio illegale di legna da carbone.
Le piante secolari che ricoprono la foresta vengono tagliate per la produzione di combustibile, alimentando un traffico d’affari che sfiora i 35 milioni di dollari l’anno.
“Se il turismo aumenta ci saranno buone possibilità che si sviluppi anche l’economia del Paese e la gente non dovrà più abbattere gli alberi per il carbone, distruggendo un ecosistema che a fatica si è riusciti a riequilibrare” dichiara Olivier Mukisya, un giovane congolese che da qualche anno lavora all’ICCN.
Il Nyiragongo non è la sola attrazione a richiamare migliaia di turisti da tutto il mondo.
La gente accorre anche per incontrare i suoi più prossimi cugini, i meravigliosi esemplari di gorilla di montagna.
Fino a qualche anno fa i gorilla che vivono sui monti Virunga erano considerati animali rari, una specie in via di estinzione.
La deforestazione selvaggia e anni di crudele bracconaggio avevano decimato il 75% della specie; ma alle richieste d’aiuto lanciate dal direttore del parco, Emmanuel de Merode, le associazioni ambientaliste hanno risposto “presente”
Da quando Emmanuel de Merode, conservazionista e antropologo di origini belghe, ricopre il ruolo di direttore, la situazione è migliorata: grazie alla lotta che con grande tenacia ha condotto per salvaguardare la biodiversità del Virunga, i gorilla sono più protetti e hanno cominciato a riprodursi di nuovo.
All’inizio degli anni ottanta il Parco era popolato da 254 gorilla, ora se ne contano 880, diventando il più grande miracolo della conservazione della natura.
Nel quartier generale del parco, Emmanuel de Merode accoglie i visitatori con cortesia principesca; i suoi modi non lasciano presumere che dietro a quel sorriso timido si nasconda un uomo di un’ immensa tenacia.
In pochi anni ha ristabilito ordine all’interno della squadra dei ranger, imponendo quasi una gerarchia militare.
Ha acquistato nuove uniformi, GPS, armi moderne e veicoli; ora i guardia parco sono assistiti nel loro lavoro anche da fotografie aeree per meglio individuare gli spostamenti dei gorilla all’interno dell’area.
“È necessario remunerare i ranger come si deve se si vogliono ottenere risultati soddisfacenti. Svolgono un lavoro impegnativo ma anche rischioso. Troppi ranger sono morti difendendo il loro Paese” afferma de Merode. “Ora che i turisti stanno ritornando dobbiamo alzare ancor di più la soglia di sicurezza”.
Un visitatore deve sborsare da 250 dollari per l’ascesa al Nyiragongo a 400 dollari per osservare i gorilla nel loro habitat naturale.
La cifra non è indifferente ma serve per far fronte sia alle spese necessarie per la protezione di questa specie sia per favorire la ripresa economica attraverso la costruzione di strade, scuole e infrastrutture.
“Salvare un gorilla di montagna significa preservare il Cuore Verde dell’Africa, la sua natura magnetica, i suoi villaggi e tutte le comunità che vivono intorno al Parco. Entrare in contatto con queste creature sarà un’esperienza toccante; mi creda”.
Conclude de Merode, non lasciandomi altra scelta che quella di verificarlo personalmente.
Il trekking dei Gorilla
L’escursione, comunemente chiamata Gorilla Trekking, parte dal campo tendato di Bukima, piccolo villaggio a 2500 metri di altitudine, nel cuore della nebbiosa foresta congolese.
È da qui che i turisti, muniti di lunghi bastoni di bambù, iniziano la faticosa salita.
È necessario avanzare lentamente lungo il percorso: le formiche rosse attaccano gli arti inferiori punzecchiando la pelle fino a tingerla di viola, arbusti e liane sbarrano spesso la strada, mentre la terra, inzuppata d’acqua, tende subdoli tranelli.
Quando si è ormai in prossimità della famiglia di gorilla, in precedenza individuata dai ranger, la guida da alcune raccomandazioni e invita i timorosi visitatori ad indossare una mascherina per evitate di trasmettere loro le malattie.
Impartisce infine le ultime regole: “Tenete una distanza di sicurezza di almeno 7 metri, non fate movimenti bruschi e non sfidate mai lo sguardo del capofamiglia”.
Il gruppo è pronto! Il ranger sposta il fogliame e un cranio immenso, nero come l’ebano, spunta dalle frasche.
L’imponente figura che si presenta è quella di Humba, un silverback di oltre un quintale e mezzo che mangia trenta chili di foglie al giorno.
Humba riposa beatamente su un letto di foglie, mentre si stringe le braccia intorno al corpo, infreddolito per la pioggia incessante.
Alcuni cuccioli dal pelo tutto arruffato giocano intorno al capostipite rotolandosi nel fango, mentre una giovane femmina raccoglie delicatamente dei fiori muovendosi in perfetto equilibrio sulla cima di un albero.
La fatica del trekking è ampiamente ricompensata da quello straordinario incontro ma l’ora che si ha a disposizione per osservare queste meravigliose creature passa troppo velocemente e, puntuale come un orologio svizzero, la guida fa segno che è il momento di abbandonare il campo.
Rimanere più a lungo sarebbe dannoso: si rischierebbe di compromettere il loro equilibrio e la loro salute.
Gli sforzi in atto per promuovere questo angolo di paradiso non sono vani: un giorno il parco potrà veramente diventare il motore dello sviluppo economico del Paese.
Per ora ci si deve accontentare che il cuore del Congo non sia più avvolto dalle tenebre, che il volto di Humba svanisca dalla nebbia e che il Virunga finalmente, si sia risvegliato!
Informazioni utili
Per programmare il viaggio potete rivolgetevi a Kivu Travel www.kivutravel.com.
Ci sono altri Tour Operator che possono programmare l’escursione nel Parco del Virunga, con sede in Ruanda, come Amahoro Tour e Green Hill Ecotour.
È possibile prenotare l’escursione direttamente tramite il sito della ICCN alla pagina www.visitvirunga.org
Voli aerei – L’est del Congo è raggiungibile con varie compagnie aeree internazionali: Brussel Airline, Turkish Airline, Ethiopian Airline, KLM, Kenya Airways e Emirates da Kigali (Rwanda). La frontiera con la Repubblica Democratica del Congo dista circa 4 ore di auto dalla capitale ruandese.