Le 5 ferrovie di montagna più belle del centro Italia

17 febbraio 2023 - 8:57

Non ci sono solo le Alpi, tra le loro valli austere, a custodire tante belle ferrovie di montagna da cui godersi un viaggio lento e sostenibile.

Anche tra gli Appenninisi snodano ferrovie panoramiche, magari meno note del celebre “Trenino Rosso del Bernina”, ma non per questo meno spettacolari.

Dalla Toscana all’Abruzzo ci si può godere dei bellissimi viaggi su vecchie automotrici Diesel “quasi-vintage”, così come su treni comodi e moderni, sempre tenendo gli occhi ben saldi sui paesaggi che scorrono fuori dal finestrino.

 

1 – La “Porrettana”, Pistoia – Porretta Terme – Bologna

Fu il primo collegamento ferroviario transappenninico tra la Toscana e l’Emilia Romagna, un filo di binari tortuoso e mai pianeggiante che scorreva tra Bologna e Pistoia.

Venne inaugurata addirittura nel lontano 1864 da Vittorio Emanuele II in persona, ed è considerata una delle opere di ingegneria ferroviaria più pregevole dello Stivale.

Partendo da Bologna, il treno affronta il suo tratto più facile seguendo il corso del fiume Reno, e passando anche a fianco del Parco Storico di Monte Sole proprio nella sua parte iniziale.

Presto però si iniziano a stagliare dinanzi le cime dell’Appennino Tosco-Emiliano, in lontananza si scorge il Corno alle Scale, fino ad arrivare Porretta Terme.

Passato l’antico centro termale, si lascia la valle del Reno e si imbocca quella dell’Ombrone, ed è proprio qui che inizia il bello: dopo Pracchia, il treno perde 550 metri di dislivello in soli 26 chilometri, percorrendo anche due tornanti tra le località di Piteccio e Corbezzi.

In questo tratto il treno corre in mezzo a boschi e piccoli insediamenti sparsi, ferma in stazioncine graziose e fermate che hanno dei tavoli da pic-nic proprio lì affacciati sui binari.

Tra San Mommè e Piteccio è possibile vedere ancora i grandi pozzi di ventilazione e i trinceroni ferroviari: manufatti che sono collegati anche con percorsi ciclopedonali per gli amanti delle escursioni e del trekking.

La discesa termina proprio a Pistoia, nella stazione da cui ci si può comodamente collegare alle linee per Firenze da un lato e Lucca dall’altro.

 

2 – La “Faentina”, Faenza – Firenze

Non occorre spostarsi di tanti chilometri per trovare un’altra bella linea di montagna, sempre divisa tra Toscana ed Emilia-Romagna.

Oggi è considerato un collegamento minore, ma molto comodo (ed economico) per andare da Firenze verso la Romagna e il Mar Adriatico.

Dal capoluogo toscano la linea parte subito in salita, inoltrandosi tra i colli che circondano la città.

Dopo aver superato la bellissima stazione di Fiesole-Caldine – decorata e ben tenuta – il treno fa un giro a 180 gradi e raggiunge il primo piccolo valico a Pratolino.

Credits: Antonio Martinetti, su licenza CC

Inizia una timida discesa verso il Mugello: incontra Vaglia, San Piero a Sieve, Borgo San Lorenzo.

Da qui ricomincia la salita nel suo tratto più spettacolare: dopo Ronta la ferrovia abbandona le aree più antropizzate fino alla vecchia stazione abbandonata di Fornello.

Oggi qui – come ai tempi in cui c’era il capostazione – non arriva la strada, solo un sentiero nel fitto bosco consente un collegamento con il resto del mondo.

Dopo la galleria di valico si entra nella valle del fiume Lamone.

Il paesaggio cambia, compaiono qua e là dei calanchi di argilla, si susseguono bellissime stazioncine che ancora conservano le vecchie insegne in ceramica.

Con curvoni e viadotti, il treno tocca Marradi – verso cui in autunno vengono anche organizzati treni speciali a vapore per la famosa sagra della castagna – e continua la sua discesa verso Faenza.

Le colline hanno ormai preso il posto delle montagne.

C’è tempo ancora per una sosta a Brisighella, bellissimo borgo quasi in pianura, dove si possono imboccare anche i sentieri del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola.

 

3 – La Terni – Rieti – Sulmona

È una trasversale vera: taglia tre regioni del centro Italia trovandosi quasi sempre a quote collinari.

Parte subito in salita, lasciandosi la piana di Terni alle spalle. Sfiora appena la località di Marmore, con le sue bellissime cascate, per poi proseguire lungo la valle del fiume Velino.

Di stazione in stazione, sembrerà di fare un viaggio sospesi nel tempo, attraverso i caratteri più genuini dei piccoli luoghi di provincia.

Di tanto in tanto i treni si fermano per aspettare gli incrocianti, con gli Appennini sempre di sfondo.

Dopo aver superato Cittaducale e Rieti, il treno si lascia alle spalle i Monti Sabini e imbocca una ripida salita verso Sella di Corno, a quasi 1.000 metri d’altezza.

La ferrovia Terni – Sulmona nel suo punto di valico. Credits: Wikimedia

È questo il tratto più impegnativo, che costringe la linea a ruotare tre volte su sé stessa e a nascondersi spesso tra i boschi selvaggi delle Gole di Antrodoco.

Una volta raggiunto il valico, la discesa prosegue verso la conca aquilana, e dopo la stazione del capoluogo abruzzese – situato nelle prossimità della famosa fontana delle cento cannelle – il treno continua la sua marcia nella valle dell’Aterno.

Tocca le strette Gole di San Venanzio, ed entra nel Parco Naturale del Sirente-Velino, fermando in piccoli paesi abbarbicati al versante come Beffi, Acciano o Molina Aterno.

Infine, l’ultima fatica: dopo Raiano un ultima discesa conduce nella Valle Peligna e pochi chilometri dopo il treno riposerà nella stazione di Sulmona.

 

4 – La Transiberiana d’Italia

Oggi tutti la conoscono come la “Transiberiana d’Italia”, un tempo si chiamava Sulmona – Carpinone. Quel che è certo è che si tratta di uno dei viaggi ferroviari più spettacolari d’Italia.

Difficile dire se siano più belli i paesaggi incontaminati del Parco Nazionale della Maiella – che circonda i binari per tutto il loro percorso – o i tanti splendidi borghi incontrati.

Da Sulmona il treno raggiunge subito uno dei borghi più belli d’Italia – Pettorano sul Gizio – dopodiché la linea fa un grande curvone a 180 gradi e inizia letteralmente a scalare le montagne per raggiungere le falde della Maiella.

Sale a mezza costa – sulla sinistra tutta la piana di Sulmona sembra ormai lontanissima – oltrepassa Cansano e si inoltra in mezzo a boschi di conifere.

Foto Credits: Giorgio Stagni, su licenza CC

Arriva presto a Campo di Giove, poi prosegue la sua marcia verso Palena.

Da lì, in un attimo, sarà una sfilata trionfale sull’Altopiano delle Cinque Miglia, interrotto solo da una sosta in stazione a Rivisondoli-Pescocostanzo, la seconda più alta della rete FS dopo il Brennero.

A Roccaraso inizia un’altra discesa – anch’essa in un vallone selvaggio – che porterà il treno a Castel di Sangro. Qui un tempo si poteva scendere verso l’Adriatico su un’altra magnifica ferrovia, la “Sangritana”, ma ahimè oggi è chiusa al traffico.

Costruita nei primi anni del ‘900, la linea ha garantito per più di 100 anni un servizio regionale fondamentale tra Napoli e Pescara.

Oggi la linea è stata trasformata in una tratta turistica, dunque si può prendere questo treno soltanto nei weekend e nei giorni di effettuazione straordinaria – che spesso coincidono con le feste e il periodo estivo.

 

5 – La Roma Pescara

Sempre rimanendo tra Lazio e Abruzzo, un’altra linea regionale – o meglio, interregionale, come si sarebbe detto un tempo – consente di viaggiare circondati dalle cime arrotondate degli Appennini.

Parte direttamente dalla Capitale e ricalca in buona parte l’antica Via Tiburtina dirigendosi verso est. Assume un profilo in salita già da subito, sulla piccola scalata per raggiungere Tivoli.

Superata la bellissima cittadina con la sua Villa d’Este patrimonio UNESCO, ci si inoltra sempre di più nel Subappennino laziale, superando Vicovaro, Roviano e sfiorando appena il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini.

L’Abruzzo è ormai prossimo: Carsoli, Colli di Montebove, poi una sosta nel bellissimo borgo di Tagliacozzo ed ecco che la piana del Fucino abbraccia l’infrastruttura.

Dopo aver superato il suo capoluogo Avezzano, da cui si distacca l’altrettanto suggestiva linea locale per Roccasecca e la Valle Roveto, i binari proseguono a mezza costa verso Celano-Ovindoli, Aielli e Collarmele.

Panorama nella zona di Cocullo. Foto credits: Getty Images

Da qui inizia la parte più spettacolare: un’arrampicata verso Cocullo – il paese dei serpari – e successivamente Goriano Sicoli, sempre immersi nelle montagne del Parco Naturale Sirente Velino.

In alcuni tratti la ferrovia resta sola nella natura, addolcita dal profilo della Conca di Sulmona che si scorge laggiù, in basso.

Dopo una serie di gallerie e ponti ad archi, la linea si getta in picchiata verso Prezza, dopodiché disegna un tornante sul versante della montagna e raggiunge la stazioncina di Anversa-Villalago-Scanno, tre borghi talmente belli da meritarsi una giornata di visita ciascuno.

Da qui le maggiori fatiche sono passate: un allungo porterà il treno in stazione a Sulmona, e da lì, con un andamento pianeggiante, verso Pescara.

 

 

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