Argentina, El Chalten: in viaggio nel paradiso del trekking

A El Chaltén la moda estiva impone scarponcini da trekking, vestiti tecnici e una giacca a vento. Potrà sembrarvi senza senso, ma El Chaltèn è la capitale nazionale del trekking argentino dunque un abbigliamento diverso sarebbe veramente fuori luogo

30 gennaio 2023 - 14:08

Il particolare della giacca antivento è dovuto alle condizioni meteo: il pueblo è tremendamente ventoso a causa della vicinanza con i Campos de Hielo, una enorme massa di ghiacciai dal clima instabile dalla quale si muovono impressionanti quantità d’aria.

La stagione migliore per cimentarsi nei trekking della zona va da novembre ad aprile, l’estate dell’emisfero boreale.

A El Chaltèn si può arrivare con una combinazione aereo (Buenos Aires – Calafate) + bus (Calafate – Chaltén) oppure attraversando via terra uno dei numerosi passi di frontiera con il Cile, ad esempio quello di Candelario Mancilla dopo il pueblo di Villa O’Higgins, giusto al termine della leggendaria Carretera Austral.

El Chaltèn è minuscola e conta appena 5000 abitanti nonostante il boom demografico di trent’anni fa. Prima di allora, le sue montagne di granito erano conosciute solo dagli alpinisti più intrepidi e da qualche gaucho della zona.

Un Parco Nazionale tutela le sue iconiche montagne, guglie di granito alte 3000 metri sotto alle quali sono stati disegnati decine di sentieri per andare ad apprezzarle da vicino.

Il più famoso è quello che dà il nome al villaggio, Chaltèn.

In lingua tehuelche, la popolazione nativa di questa regione della Patagonia, significa “Montagna fumosa”.

Non si tratta tuttavia di un vulcano irrequieto: le nubi prodotte dai Campos de Hielo sono una presenza costante, che nasconde la vista della cima e battezza la montagna.

Ma probabilmente vi sarà più familiare il nome con il quale viene chiamata da cent’anni a questa parte: Fitzroy.

Francisco Moreno, un esploratore argentino, la soprannominò così in onore del capitano del Beagle, il veliero sul quale viaggiò Darwin nel suo giro attorno al mondo. Motivo? Ingraziarsi gli Inglesi per reclamare il possesso della Patagonia contestata ai Cileni.

Ma questa è un’altra storia…

 

Il sentiero verso Fitzroy

Il sentiero che porta al Fitzroy è lungo 12km e lo si può camminare in 4 ore. Il dislivello positivo di 850 metri si sviluppa per metà lungo l’ultimo chilometro, quello della salita finale che porta alla Laguna de Los Tres.

Dietro di essa si ergono maestosi i pinnacoli del Fitzroy e Poincenot, un’altra delle vette che formano lo skyline di roccia più riconoscibile al mondo.

Lungo il percorso ci sono diversi belvedere. A mezz’ora dalla partenza si trova quello sul Rio de las Vueltas (Fiume delle Curve) e se immaginiamo di percorrerlo tutto ci troveremo in prossimità del confine cileno, una cinquantina di km verso nord.

Altri miradores si trovano in abbondanza dal terzo al quarto chilometro e puntano tutti sul Fitzroy, con angolazioni diverse.

Proseguendo nella passeggiata è anche possibile ammirare il ghiacciaio Piedras Blancas che discende dal Fitz; con una deviazione verso destra di 4km ci si può portare direttamente sotto.

In questo trekking è possibile accampare gratuitamente presso il campo Poincenot, situato al km otto.

Bagni essenziali e nessun servizio, la scelta di dormirci è un’ottima strategia per partire presto la mattina e percorrere gli ultimi 4km con il giorno ancora addormentato: il premio è la vista sul Fitz bagnato dalle luci dell’alba.

Un trekking di livello e bellezza simili è la senda al Cerro Torre. Come suggerisce il nome, si tratta di una colonna di granito stretta e alta, di estrema difficoltà ad arrampicarsi – e per questo anche notevolmente affascinante.

Il cammino ci porta alla cascata Margherita dopo appena un km. Da qui si prosegue costantemente lungo il fiume Fitzroy e fino alla laguna Torre, termine del percorso dopo 9km e 500 metri di dislivello positivo.

Il secondo punto di interesse del percorso è il mirador sulla coppia di vette Solo – Torre, uno slargo al km 2.5 con tanto di panchine e bagni.

A destra è anche possibile intravedere le cuspidi del Fitzroy e Poincenot sbucare dalle colline.

L’azzurro del ghiaccio compresso sotto il Torre tradisce la presenza di un ghiacciaio adiacente, si tratta del ghiacciaio Grande.

Il grosso del dislivello finisce qui, mentre ci addentriamo in un bosco di lenga, uno dei pochi alberi a resistere alle condizioni estreme della Patagonia. Ricorda il mirto, spinoso e con piccole bacche scure che crescono su ogni ramo.

Anche in questo caso c’è un camping gratuito poco prima di terminare il percorso, in tutto e per tutto simile a quello della senda al Fitzroy. Una volta superato l’ultimo crinale, eccoci di fronte all’imponente Cerro Torre.

Per chi volesse ammirarlo da un altro lato, è possibile allungarsi sulla destra per un paio di km e portarsi al Mirador Maestri.

Il crinale è molto esposto, dunque fate attenzione alle raffiche di vento – possono superare gli 80 km/h! Aggiungendo questo tratto, concludiamo l’escursione a undici km e 600 metri di dislivello.

Per le giornate meno impegnative, il Parco Nazionale offre sentieri più brevi.

A sud, verso l’entrata del pueblo, una breve salita di 3km vi permette di giungere al Mirador del Condor, dal quale è possibile abbracciare con lo sguardo la piccola Chaltén.

Avanzando per un altro chilometro si arriverà al Mirador de las Aguilas, uno sperone di roccia che domina il lago Viedma, bellisimo specchio d’acqua dall’azzurro tanto intenso da sembrare colorato a pastello.

Se ne avete abbastanza di miradores e salite, potrete portarvi all’altro lato del villaggio, dunque a nord, e percorrere i 4km che vi portano al Chorrillo del salto, una delle cascate che alimenta il Rio de las Vueltas.

La pendenza è praticamente nulla e il sentiero si intreccia con la strada sterrata che esce da Chaltén – se mai voleste fare autostop per accorciare la camminata, i fuoristrada saranno ben fecili di darvi un passaggio.

 

La Vuelta al Huemul: un cammino di 4 giorni

Per fregiarsi del titolo di capitale nazionale del trekking, è però necessario un cammino di almeno due giorni.

Il più scenografico è sicuramente la Vuelta al Huemul, un giro antiorario attorno alla vetta Huemul dalla durata di quattro giorni.

Il trekking è impegnativo e bisogna avere una finestra di condizioni meteo favorevoli per i giorni 2 e 3, quelli in cui si scavallano i passi di montagna.

Troverete acqua in abbondanza lungo i fiumi, ma portate tutto il cibo di cui avrete bisogno – non c’è possibilità di rifornimento.

Ricordate anche di registrarvi presso la sede del parco nazionale prima di partire, in caso non rientriate vi verranno a cercare.

_ PRIMA TAPPA:

Il giorno uno è la tappa di avvicinamento al Passo del Vento.

Si attraversano boschi e prati verdeggianti fino al crinale che domina la valle del rio Tunel. In fondo, se la giornata lo consente, si può vedere il ghiacciaio dal quale nasce il fiume: il giorno dopo dovremo arrampicarci per di là, fino a quota 1400m.

La traccia conta 17km e si conclude al campo Laguna Toro, un sito protetto dal vento grazie a una serie di ripari di rami intrecciati entro i quali piantare la tenda.

C’è un piccolo rifugio triangolare dove si può cucinare in tranquillità, al riparo dal vento; e il fiume a poche centinaia di metri garantisce la scorta d’acqua.

 

_ SECONDA TAPPA:

Il secondo giorno è forse il più impegnativo.

Si parte attraversando il fiume Tunel, verso la laguna è poco profondo e largo una ventina di metri dunque è possibile guadarlo; a monte passa invece una tirolesa, per la quale è necessario noleggiare l’attrezzatura da Chaltén e portarsela dietro tutto il tempo (5€ al giorno).

L’ascesa verso il Passo del Vento è costante e si sviluppa su otto chilometri con una pendenza media del 10%. A mano a mano che si sale, la valle si apre dietro noi, rivelando i ghiacciai Tunel Inferiore e Superiore e le omonime lagune.

A metà salita si arriva a lambire uno dei due ghiacciai e si percorrerla morena laterale per diverse centinaia di metri.

La sensazione di camminare sul ghiaccio dà i brividi, ma occhio a non farvi distrarre, i crepacci abbondano!

Per questo tratto sono sufficienti degli scarponi da trekking, niente ramponi: il ghiaccio è sporco, con clasti e detriti a garantire grip sul terreno.

L’ascesa prosegue fino a 1400m, il Passo del Vento. La vista toglie il fiato perché da lassù si vedono i mitici Campos de Hielo.

Si tratta della terza massa glaciale al mondo dopo Antartide e Groenlandia, ma a differenza di queste ultime solo una spedizione è riuscita ad attraversarli per completo senza ricevere supporto.

La ragione sta nelle condizioni meteo proibitive e una morfologia complicata e largamente ignota. L’uomo, in questo angolo di mondo, non ha mai stabilito avamposti di civiltà.

Gli ultimi 4km portano al campo della Laguna Ferrari, una dolce discesa sul fianco occidentale del monte Huemul.

Il campo si specchia direttamente sulla laguna purissima, l’acqua si può bere tranquillamente anche senza trattarla.

 

_ TERZA TAPPA:

Le meraviglie proseguono il giorno successivo. Gli ultimi scorci sui Campos de Hielo accompagnano il saliscendi verso l’ultimo passo del trekking, il Passo Huemul, a 1000m.

Il ghiacciaio Viedma, uno dei 50 che compongono i Campos de Hielo, occupa gran parte della visuale e finisce in un’ampia curva sprofondando nell’omonimo lago.

Dal passo, nelle giornate terse, si riesce a vedere l’estremità opposta del lago, a decine di chilometri di distanza.

L’ultima discesa è un martirio per le ginocchia. Dopo la prima ora la pendenza arriva al 50% e per un chilometro bisognerà procedere con cautela estrema.

Le radici che sbucano dal suolo offrono appigli sicuri e ci si può puntellare con i bastoni da trekking; ma il terreno sdrucciolevole unito alla pendente sono sfide che richiedono concentrazione e sangue freddo.

Anche stavolta la fatica vale la visuale. Siamo diretti verso Bahia de los Tempanos, Baia degli Iceberg. Ricordate che il ghiacciaio Viedma termina nel lago?

Al loro incontro, il Viedma si disarticola in centinaia di blocchi di ghiaccio dalle forme bizzarre, popolando la spiaggia e creando uno spettacolo veramente raro. Questo trekking offre meraviglie a ogni piè sospinto.

Che ne dite, dopo tre giorni senza doccia vi fareste un bagno qui?

 

_ QUARTA TAPPA:

Infine, il ritorno a Chaltén.

È la tappa più lunga e noiosa, 22km di infiniti saliscendi lungo le colline che precedono il villaggio.

La mente va alle immagini dei giorni appena trascorsi, istantanee di posti ancora intatti perché lontani dal turismo di massa.

Con 70km, la Vuelta al Huemul si conclude agli uffici del Parco Nazionale. Ricordate di avvisare le guardie forestali del vostro rientro, altrimenti vi verranno a cercare!

 

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L’autore:

Nicolò Guarrera è partito ad agosto 2020 per fare il giro del mondo a piedi. Il motivo? Scoprire cosa significa vivere una vita bella e cercarlo con una chiave di lettura precisa, la lentezza.

Alcune dei suoi cammini li racconta attraverso le pagine di TREKKING&Outdoor, mostrando cosa vuol dire percorrere meravigliosi itinerari in alcune delle aree naturalistiche più belle del mondo.

 

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