Ancora oggi, osservando qualche scorcio di questa Natura esuberante che emerge dal mare, è facile lasciarsi suggestionare dal fascino di questi territori che racchiudono l’essenza del cielo e del mare dove tutto è nato…
Osservando i colori e i contrasti di queste isole è immediato pensare che questo è il punto esatto in cui cielo e mare si incontrano, e si scontrano.
Creando sfumature di arcobaleno che coinvolgono la terra, rossa, gialla, bruna, gli infiniti gradi di blu dell’acqua, le declinazioni di rosso e arancio, viola e bianco di fiori e frutti incorniciati da una corona di verde capace di esaltare ogni dettaglio.
E poi, gli antichi muri di pietra a vista, tagliati regolari e perfetti nella docile roccia paglierina delle limestones, enorme banco di tufo e arenaria dall’inconfondibile colore dell’agrume mediterraneo che ha dato il materiale per costruire borghi e fortezze.
Contrastano coi muri a secco che disegnano valli e campagne, realizzati invece con le forme irregolari della pietra corallina, incastonata di conchiglie, che racconta storie provenienti dalle profondità marine.
Eppure, qui nulla ha sentore di “esotico” o tropicale. Neppure i fiori e le piante, nonostante ci troviamo, per latitudine, già sotto le coste più settentrionali dell’Africa.
Queste isole sono intrise della Natura, della cultura e delle tradizioni in cui tutti noi, figli del Mediterraneo – quale che sia la sponda – ci riconosciamo.
Tracce di Fenici, Greci, Cartaginesi, Romani, Arabi, Bizantini e Saraceni si confondono con l’impronta europea che qui tutte le grandi dinastie hanno lasciato: Normanni, Svevi, Angioini e Aragonesi, Ottomani, Francesi e, ultimi, i sudditi dell’Impero Britannico che hanno governato queste isole negli ultimi due secoli.
Non riuscendo, tuttavia, se non nel lascito linguistico, a modificare coi rigidi e pragmatici caratteri anglosassoni queste terre che rimangono, inesorabilmente e fortunatamente, intrise di quell’anima levantina che caratterizza i popoli del Mare Nostrum.
Tutti conoscono, per averli almeno una volta visti su qualche rivista che raccontava di grandi misteri del passato, i giganteschi blocchi di pietra di Stonehenge, che da 4000 anni stuzzicano la fantasia e le domande di scienziati e appassionati di culture antiche.
Pochi sanno, invece, che i megaliti più antichi del pianeta risalgono ad almeno mille anni prima, nel momento di passaggio dal Neolitico all’Età del Bronzo. E si trovano a Malta!
A dire il vero, i primi insediamenti sull’isola sono databili ancora più indietro, a 5000 anni prima di Cristo, e le tracce si trovano nella grande grotta di Ghar Dalam, ma è a partire dal 4100 a.C. che prendono vita, sulle due isole di Malta e Gozo, costruzioni sempre più imponenti, che culmineranno con l’epoca di Ggantija, sviluppata dal 3600 al 3000 a.C.; solo a titolo di riferimento, le piramidi egiziane sono di quasi mille anni successive – quella di Cheope venne edificata nel 2500 a.C. – e ancora dopo si ergeranno le pietre di Stonehenge, che risalgono al 2300 a.C..
I templi di Ggantija (che significa “dei Giganti” poiché le popolazioni successive, non riuscendo a capire chi aveva potuto costruire strutture così imponenti attribuirono l’opera a giganteschi esseri sovrannaturali) caratterizzarono la storia delle isole dal 4100 al 3000 a.C. ed erano dedicati al culto della fertilità, come testimoniano le figure femminili scolpite nella pietra dedicate alla Dea Madre.
Contiene tutte le parlate e nessuna certa e identificabile, l’idioma maltese: intere frasi in siciliano stretto si avvinghiano a espressioni fonetiche arabe inficiate di inglese, di italiano e chissà di quanti e quali altri riverberi… così come le architetture degli antichi borghi, inequivocabilmente segnati, nei centri storici, di quell’eleganza reale spagnola fatta di decorazioni barocche in cui spiccano i bovindi in legno che dominano la strada sottostante.
E, nelle vie strette e tortuose dei paesi, l’affacciarsi di botteghe e ritrovi dalle insegne colorate e fantasiose, e poi piazze dove si anima la vita sociale classica della tradizione italiana.
Borghi antichi racchiusi da glabre ed enormi muraglie difensive, caratteristiche dei secoli in cui questo mare era percorso da flotte di eserciti invasori e di pirati assetati di ricchezze.
Mi ha colpito, invece, non trovare tracce evidenti, nell’estetica di questi paesi, della severità anglosassone, nonostante la forte impronta inglese che invece pervade la vita sociale e istituzionale; non dimentichiamo che, dopo due secoli di dominazione britannica, Malta è indipendente solo dal 1964 e da dieci anni stato membro dell’Unione Europea.
Sembrano disegnate per gli appassionati di outdoor, queste isole nel cuore del Mediterraneo, in particolare per gli appassionati della bicicletta: lunghe mulattiere si snodano tra le campagne, attraversando suggestivi borghi rurali dove sembra che il tempo si sia fermato, seguendo le linee sinuose di coste dalle scenografie straordinarie, spesso caratterizzate da scogliere verticali che precipitano in mare.
Quelle scogliere che sono invece un autentico Eldorado per i climbers, gli amanti dell’adrenalina provocata dall’arrampicare su fantastica roccia a picco nell’azzurro intenso e invitante del Mediterraneo.
Un’accorta “pianificazione” delle potenzialità del territorio ha permesso a queste isole di guadagnarsi il titolo di paradiso per le attività sportivo-ricreative nella natura, che qui si presenta nelle sue molteplici facce: mulattiere e sentieri ideali per escursionisti e cicloturisti, poiché non ci sono dislivelli significativi ma in compenso scenografie che cambiano di continuo.
Si passa da vallette nascoste ricche di vegetazione a orizzonti che si perdono nell’infinito del mare, attraversando piccole frazioni contadine e subito dopo le mura imponenti dei centri principali e le loro suggestive strade ricche di vita e occasioni per fermarsi a gustare uno dei tanti piatti della tradizione enogastronomica locale, eccellente anche per “palati difficili” come quelli italiani.
Il mare, invece, sembra essere “costruito ad hoc” per gli appassionati delle attività marine: snorkelling, immersioni con le bombole, acqua trekking con le canoe tra le insenature costiere, da un’isola all’altra, e straordinario obiettivo per velisti.
Non dimentichiamo, infatti, che siamo a 95 chilometri dalla costa siciliana, e quella verso le isole maltesi è una traversata di tutto rispetto, con un traguardo tra i più affascinanti di tutto il Mediterraneo.
Intrigante questa proposta che offre, agli appassionati di cicloturismo, l’opportunità di vivere un’autentica avventura in bicicletta nel cuore del Mare Nostrum.
Esempio eclatante di come si possa, superando piccoli interessi di parte e inutili campanilismi, realizzare progetti di grande respiro in grado di attirare appassionati di attività outdoor da tutto il mondo.
Finanziato dalla Comunità Europea, è un sistema di itinerari cicloturistici che coinvolge la costa meridionale della Sicilia, Malta e Gozo. Per collegare i due estremi dell’itinerario, infatti, sono sufficienti 90 minuti di aliscafo che collegano due realtà molto diverse tra loro ma rappresentative della cultura, dell’ambiente e delle tradizioni mediterranee.
Partendo da Trapani, si segue la costa occidentale della Sicilia superando Marsala, Mazara del Vallo, Porto Palo, Agrigento, Licata, Gela, Marina di Modica, Capo Passero per poi risalire fino a Siracusa, all’imboccatura del mitologico mare di Scilla e Cariddi che tradì Ulisse facendolo naufragare e spingendolo, vittima inerme della tempesta, fino alle coste di Gozo.
Sarà stata forse questa reminiscenza omerica a suggerire ai progettisti di questo percorso di “proseguire” verso le isole di Calypso.
Il periplo costiero di Gozo è sicuramente il “piatto forte” di questa avventura su due ruote, perchè permette di “circumpedalare” tutta l’isola scoprendola nelle sue diverse personalità.
L’itinerario attraversa i 14 paesi dell’isola, tra i più importanti ci sono Qala, Nadur, Xaghra, Gharb, San Lawrez e il capoluogo Rabat. Il percorso tocca tutte le principali emergenze naturali e storiche dell’isola: la valle Ramla, i Templi di Ggantija, il mulino a vento di Ta ‘Kola, la baia di Marsalforn, i paesaggi di Qbajjar e Wied Mielah, il “Villaggio dell’Artigianato”, il centro storico di Rabat con la sua Mdina, una delle più belle cittadelle medioevali fortificate del mondo e poi le straordinarie coste di questo gioiello di roccia che emerge dal mare.
“Med in Bike” si conclude a Malta, con un percorso che attraversa i principali borghi dell’isola: Rabat, Dingli, Siggiewi, Mqabba e Qrendi. Lungo l’itinerario si potrà scoprire la “villa romana”, unica testimonianza dell’epoca imperiale, la grotta con le catacombe dove si racconta abbia trovato rifugio San Paolo, i Buskett Gardens, la vista spettacolare delle Dingli Cliffs e le atmosfere suggestive della Girgenti Valley.
Un’esperienza, quella di “Med in Bike”, che mi sento di consigliare a chiunque: i percorsi sono facili, con dislivelli contenuti, le distanze delle tappe pensate per “ciclisti della domenica”, ma gli scenari e le suggestioni che si vivono non hanno uguali.
Anche gli appassionati di escursionismo possono trovare, a Gozo, una fantastica alternativa ai grandi e celebrati trekking in aree naturalisticamente entusiasmanti del pianeta, con un grande, innegabile vantaggio: qui si può camminare, in un clima accattivante, 365 giorni all’anno.
Il trekking costiero di Gozo consente di scoprire tutti gli angoli più affascinanti di quest’isola: quattro tappe giornaliere, infatti, consentono di percorrere tutto lo sviluppo di quest’isola.
Di 12 chilometri, richiede 5/6 ore di camminata con circa 200 metri di dislivello complessivo in salita, e superate le scogliere di Ta ‘Seguna con spettacolari panoramiche sul mare raggiunge la piccola e caratteristica baia di Xendi, uno stretto fiordo che accoglie alcuni locali e strutture ricettive.
Si sviluppa per 11 chilometri con piccoli dislivelli e si percorre in 4/5 ore, più il tempo per fermarsi presso la “Azul Window”, un maestoso arco naturale di roccia sul mare, gioiello di una costa dalle grandi pareti a picco su un mare cristallino. Proprio qui la leggenda narra che Ulisse sia rimasto per sette anni in compagnia di Calypso, in una grande grotta sull’acqua a poche centinaia di metri dal grande arco di pietra.
Da San Lawrenz a Marsalforn – 11 chilometri in falsopiano da coprire in 4/5 ore – è forse il più affascinante sotto il profilo scenografico: dopo aver ammirato il mare modellare imponenti architetture di roccia lungo la costa, si pedala in uno scenario senza uguali, costituito da file di piscine quadrate, scavate sulla roccia della scogliera, che fungevano da vasche di evaporazione dell’acqua di mare per ricavarne il sale. Per un appassionato di fotografia, qui ci sono mille diversi spunti per realizzare immagini straordinarie.
Da Marsalforn, bella spiaggia di sabbia dove si dice possa esserci un’altra caverna di Calypso, l’ultima parte di itinerario riporta al porto di imbarco di Mgarr; è la tappa più impegnativa, 16 chilometri con un duecento metri di dislivello che richiedono 6/7 ore di cammino, ma a questo punto dell’avventura dovremmo essere già “rodati” e alla fine del trekking ci aspetta un ottimo pranzo a base di pesce fresco in uno dei locali che si affacciano sul porto.
Nel complesso, un trekking fantastico che, comprendendo anche l’andata e il ritorno dall’Italia, può essere realizzato in una settimana.
Notizie Utili
Malta Tourism Authority