Church and structure of the Hermitage of Santo Spirito in Maiella
Il Parco Nazionale della Majella non è soltanto luogo magico di escursioni, sciate, lunghe camminate nella natura o arrampicate sulla roccia viva.
Il parco è infatti fortemente legato alla storia millenaria del suo territorio, fatto di piccoli borghi dalla storia secolare, abbarbicati sui fianchi dei monti.
Grazie alla vicinanza con Roma, gli uomini di fede, provenienti anche dal lontano Oriente, scelsero questi luoghi per le proprie opere di cristianizzazione.
Molti decisero poi di ritirarsi sulle pendici più remote dei monti abruzzesi per seguire una vita di preghiera e meditazione.
Fu così che tra il XI ed il XVII sorsero circa un centinaio di eremi in tutta la regione, venti dei quali si trovano oggi all’interno del Parco Nazionale.
Abbiamo scelto i cinque eremi che secondo noi rappresentano al meglio questo grande museo a cielo aperto.
Non solo i più noti e quelli in cui si respira l’atmosfera più autentica del parco, ma anche quelli che si trovano sui sentieri più belli e scenografici della Majella.
La maggior parte degli eremi sono infatti collegati tra di loro dal “Sentiero dello Spirito”, un lungo itinerario (70 chilometri da dividere in 4 o più tappe) studiato per far ammirare questi luoghi della fede senza mai dover lasciare i sentieri del Parco.
Allacciamo gli scarponi: si parte!
Il nostro viaggio comincia da Sulmona, e più precisamente dalla frazione Badia. La strada (via Badia) sale fino ad un parcheggio: da qui comincia un breve sentiero che porta all’Eremo di Sant’Onofrio a Morrone, letteralmente incollato alla roccia.
Vista sulla conca di Sulmona dall’Eremo. Foto di Francesco Moscone.
Questo eremo fu abitazione di San Pietro del Morrone, che lo restaurò alla fine del 1200 per trasferirvisi prima di diventare Papa con il nome di Celestino V.
Dal suo lungo terrazzo si può ammirare la città di Sulmona e la grande abbazia di S.Spirito, che fu la prima sede dell’ordine Celestiniano.
A pochi chilometri dall’Eremo di Sant’Onofrio, sul Sentiero dello Spirito, c’è anche il piccolo Eremo di S. Croce al Morrone, un piccolo edificio rettangolare a navata unica che rappresenta uno dei luoghi di culto più selvaggi del parco.
Sempre sul Sentiero dello Spirito, a 1.227 metri sorge l’Eremo di San Giovanni.
Questo è sicuramente uno dei luoghi religiosi più suggestivi dell’intero Parco, in quanto è difficile capire dove finisca la grotta – dentro cui è costruito – e dove inizi l’Eremo.
Dopo una piccola gradinata si giunge al suo ingresso, decisamente fuori dal comune: per entrare e accedere alla cavità bisogna infatti sdraiarsi a terra e strisciare per 2-3 metri sulla roccia!
Celestino V abitò quasi 9 anni in questo luogo magico, insieme a pochi discepoli.
Dal borgo di Roccamorice, sul versante pescarese della Majella, si possono raggiungere facilmente due degli eremi più belli del parco.
Il primo è una vera e propria opera d’arte scavata nella roccia, risalente al 1275 e abitato fino al 1320.
Dalla strada provinciale 22 di Passo Lanciano, si stacca una piccola strada secondaria che porta al Ristorante “Macchie di Coco”.
L’Eremo di San Bartolomeo in Legio
Qui un bel sentiero porta fino alle scalette d’ingresso dell’Eremo (15 minuti di cammino).
Dalla piccola chiesa, costruita nel cuore della roccia del Vallone di S. Spirito, si può proseguire verso la Valle Giumentina o continuare verso il prossimo luogo di culto.
Continuando il cammino lungo il Vallone di S. Spirito, dai 610 metri di San Bartolomeo in Legio, si sale fino ai 1.130 dell’Eremo di S. Spirito a Majella.
L’Eremo di S. Spirito a Majella.
Fondato sempre da Celestino V, questa struttura fu abitata fino agli inizi dell’800. S. Spirito è raggiungibile anche da Roccamorice tramite una strada asfaltata.
Lasciando il Sentiero dello Spirito e spostandosi sul versante orientale del Parco, presso il paese di Fara San Martino, sorgono le rovine del più antico dei nostri eremi: l’Abbazia di San Martino in Valle.
Costruito nel IX secolo all’imbocco del Vallone di Fara, questa costruzione benedettina rivide la luce solo nel 2009, a seguito di lunghi lavori di scavo.
Dal piccolo centro abitato sono sufficienti una decina di minuti di cammino per raggiungere i resti dell’abbazia.
L’Abbazia di San Martino in Valle. Foto di Serena Ranieri.
Seguendo le indicazioni per le spettacolari Gole di San Martino, si prosegue lungo un vero e proprio canyon scavato nella roccia, in fondo a cui si riconosce l’antico luogo di culto.
Assolutamente imperdibile.
Si ringrazia in particolare Majambiente per il materiale fotografico.
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