rocky bridge of candalla over the river waters in the Tuscan mountains in italy on summer
Le cascate rappresentano uno dei tesori più spettacolari e affascinanti che la Terra ci ha donato.
Incantevoli e maestose, le cascate affascinano da sempre i nostri sensi e ci rapiscono con la loro bellezza indomabile.
L’Appennino ne è ricchissimo.
Dalla Liguria al Lazio, andiamo a vedere quali sono i cinque migliori percorsi di trekking che toccano le più belle (e meno conosciute) cascate dell’Appennino centro-settentrionale.
Ci troviamo a circa 50 km di auto da Rapallo, nel bel mezzo dell’Appennino Ligure, a circa 1200 metri di quota.
Il trekking che raggiunge la cascata, della durata di appena un’ora, parte dal Lago delle Lame.
Il cammino prende il via dall’hotel ristorante, l’unico della zona: occorre lasciarsi il lago sulla destra e imboccare un sentiero contrassegnato da una striscia gialla.
Il percorso procede in salita all’interno di un bosco di faggi.
Sono presenti alcuni bivi ma tutti ben segnalati: impossibile perdere le tracce di quello che ci porterà alla cascata.
Foto credits: Wikimedia Commons / Dapa19
Una volta arrivati, si verrà premiati da una bellissima cascata in mezzo al bosco, mai troppo frequentata.
A pochi passi dal salto d’acqua, un’ampia panchina permetterà di riposarsi con vista.
L’escursione è piuttosto facile, adatta anche ai bambini, seppur qualche tratto sia in salita un po’ ripido.
Si consiglia la visita da maggio a luglio quando il sentiero sarà impreziosito dalla presenza di coloratissime farfalle.
Ci troviamo a poca distanza dal paese di Filattiera, provincia di Massa Carrara, nel cuore della Lunigiana.
La vista della cascata di Monia è mozzafiato: la sua altezza supera i quindici metri.
Le acque dell’omonimo torrente, dopo il salto, riprendono il loro corso verso il Magra a sud ovest.
La cascata della Monia si raggiunge dal piccolo borgo di Irola di Sotto, arroccato sul Monte Biglia.
La via per accedervi è ben segnalata già appena prima del paese, quindi è difficile sbagliarsi.
Foto credits: Getty Images
Il percorso passa accanto alla chiesa, scende nei pressi della casa torre e diventa un sentiero sterrato sempre ben visibile.
Le pendenze non sono particolarmente impegnative, se non per alcuni passaggi nella parte finale un po’ ripidi e scivolosi.
Per scendere si impiegano circa 25 minuti, per la risalita 45 minuti.
Attenzione: se lo cercate su Google Maps, la cascate sono state rinominate erroneamente “Moria”.
É un errore, in quanto il torrente e le cascate sono, appunto, “di Monia”.
Siamo nell’Alto Appennino Reggiano, a quasi 1400 metri di quota.
Il percorso per raggiungere le cascate non è adatto a tutti, in quanto presenta alcuni tratti esposti particolarmente scivolosi.
Non adatto, insomma, ai più piccoli o agli adulti senza esperienza.
Per tutti gli altri, invece, si potrà utilizzare il sentiero CAI 635 dal paese di Ligonchio.
Qui, più precisamente dalla “Fontana dello Scodellino”, si parte per il sentiero nel bosco in direzione di “Presa Alta”.
Si cammina lungo il tracciato di due chilometri e mezzo dell’ex ferrovia “Decauville”, un binario di servizio per le centrali idroelettriche ormai dismesso e riqualificato dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano.
Il tratto finale, tra Presa Alta e le cascate, è quello più complicato.
Lungo il percorso sono presenti numerosi sono i punti panoramici sulla valle dell’Ozola.
La vista impagabile sulle cascate, dopo un’ora e venti di cammino circa, ripaga la fatica.
Le acque, veloci ed impetuose, hanno scavato e modellato la roccia nei secoli, creando alla base anche una splendida pozza larga un paio di metri.
Stavolta siamo in località Colle Umberto I di Perugia, alla modesta quota di 400 metri sul livello del mare.
In questa area ci sono due torrenti che creano altrettante cascate a poche centinaia di metri tra loro: l’Innigati e il Sambro.
Per raggiungerle, si possono seguire le indicazioni per Villa Colle del Cardinale (lungo la strada provinciale).
Una volta arrivati ad una cava, si prosegue poco più avanti per arrivare a una stradina sulla destra larga circa un metro.
Imboccandola, si seguono i segnali rossi fino alle cascate.
La camminata durata poco più di una mezz’oretta. In alcuni tratti il percorso è ripido e occorre aiutarsi con le corde posizionate sulla via.
In particolar modo, attenzione alla ripida discesa verso la tumultuosa cascata Innigati, alta dieci metri circa.
Il torrente Sambro, invece, vede la sua cascata poco prima della confluenza con l’Innigati, circa trecento metri più a nord.
Ci troviamo vicini a Castel di Tora, sul Lago del Turano, in provincia di Rieti.
Le cascate sono immerse in un contesto di verde lussureggiante, a circa 750 metri sul livello del mare.
Due i modi per raggiungerle, uno più semplice ed uno più impegnativo.
Il primo prevede l’arrivo fino alle vicinanze dell’agriturismo “La Posta”.
Si prende poi il sentiero E13 (riconoscibile da un grosso divieto d’accesso alle auto) e lo si percorre fino alla cascata.
Il trekking in questo caso è semplice e alla portata di tutti.
L’altro percorso per raggiungere la cascata, molto più lungo, prevede la camminata sempre sul sentiero E13 ma stavolta da nord verso sud.
La lunghezza di quest’ultima escursione è di quasi 3 km.
Il periodo migliore per visitare la cascata è maggio, quando l’acqua abbonda e la vegetazione arriva al suo massimo splendore.
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