Calabria, viaggio tra i maestosi boschi della Sila: il più vasto altopiano d’Europa

La Sila è la grande foresta della Calabria, qui il bosco diventa attrattore di un turismo nuovo, che vive la foresta come mondo parallelo, da esplorare e conoscere, come luogo della memoria e museo vivente in cui ascoltare, storie antichissime e sempre attuali

25 giugno 2024 - 10:51

Da San Giovanni in Fiore a Lorica

Il viaggio che ci condurrà lungo “La via dei boschi” comincia dalla città.

Piccolo paradosso, utile per dare ancora più risalto, tramite il contrasto, alla dimensione di natura selvaggia e incontaminata che incontreremo durante il percorso.

Prendiamo infatti le mosse dal centro storico di San Giovanni in Fiore, fra i suoi vicoli aggrovigliati e le mura solide e rassicuranti delle sue abitazioni, all’ombra maestosa dell’Abbazia Florense, testimonianza della presenza antica dell’uomo qui, fra i paesi ai piedi dell’altopiano.

Presto però ci lasciamo i luoghi abitati alle spalle e cominciamo a salire verso il cuore della Sila.

Subito dopo aver imboccato la SS108bis diviene chiaro quale fra i due elementi sarà quello dominante: la strada si snoda nell’ombra profonda delle grandi conifere.

Il verde cupo riempie gli occhi e il profumo del bosco e delle sue resine inebria le narici. Sembra di essere marinai naviganti in un mare vegetale. Le piccole fattorie che si incontrano lungo la strada sono come isole nell’oceano.

Poi ecco l’approdo: siamo a Lorica, dai tempi più antichi avamposto degli uomini nel regno della natura.

Fin dal nome, il borgo tradisce la sua storia antichissima. Con questo termine, infatti, si identificava l’armatura usata dai Romani che abitarono queste zone al tempo delle guerre puniche e che proprio dal legno della Sila estraevano la pece per le loro navi da guerra.

La fortuna turistica di Lorica oggi è legata soprattutto alla vicinanza al lago Arvo, ma anche qui non mancano gli elementi di interesse riferiti al bosco, elemento guida del nostro itinerario: ci sono le meravigliose pinete che scendono fino alle sponde del bacino, che vale la pena di esplorare percorrendo uno dei tanti itinerari escursionisti della zona, come il panoramico Anello dei Colli Perilli.

Poco distante dal centro abitato, nel folto degli alberi si trova poi il Parco attrezzato SilAvventura, che accompagna grandi e piccini in un percorso acrobatico ed aereo tra le abetaie della Sila, tra ponti sospesi, scalette ed esperienze equilibristiche.

 

La Strada delle Vette e la Foresta del Tasso

È tempo di puntare in alto, verso le cime più alte della Sila.

Un’esile e contorta traccia d’asfalto si perde di nuovo nella foresta, risalendo i pendii alle spalle di Lorica.

Siamo sulla Strada delle Vette. Ogni tanto uno scorcio panoramico si apre nel mezzo del bosco fittissimo e la vista è subito incanto: prima i panorami spaziano sul lago Arvo, poi, guadagnando quota, gli affacci svelano orizzonti sempre più lontani.

Nei pressi della vetta del monte Botte Donato, che con i suoi 1928 metri è “il tetto” della Sila, lo sguardo nelle giornate più limpide abbraccia i mari che lambiscono la Calabria e giunge fino alla lontana cima dell’Etna.

Una dopo l’altra sfilano accanto a noi le cime più elevate del territorio: il Monte Curcio (m 1768) e il monte Timpone Bruno (m 1742).

La nostra traversata in cresta approda infine al valico di Monte Scuro, storico punto di accesso all’altopiano, dove la Strada delle Vette si innesta nel percorso dell’SP256, che seguiamo in direzione nord fino alla località Fago del Soldato.

È tempo però di fare un altro tuffo nei grandi boschi: nei pressi di Moccone si trova, infatti, la Riserva Naturale Biogenetica del Tasso, 223 ettari di foresta incontaminata, con il pino laricio a svettare per numero e dimensione degli esemplari.

Protetta oggi come un tempo, la Riserva Naturale del Tasso è la casa del lupo silano, il vero e indiscusso re della Sila.

L’area è di interesse zoologico anche per la presenza di un simpatico roditore chiamato driomio, una specie rara della famiglia dei ghiri, che in Sila ha trovato un rifugio sicuro.

Anche se non si è amanti del genere, è d’obbligo provare a godere dell’emozione di un tuffo nel birdwatching: sparvieri, assioli, picchi, lucarini e crociere faranno la gioia di grandi e piccini.

Il facile sentiero della Foresta del Tasso è l’occasione ideale per immergersi in questo mondo incantevole e incontaminato.

 

Camigliatello e i Giganti della Sila

Seguendo sempre la SP256, giungiamo a Camigliatello, una delle piccole capitali della ricettività turistica silana, frequentata soprattutto d’inverno, vista la vicinanza con gli impianti sciistici del Monte Curcio, ma che in tutte le stagioni è il luogo ideale per gli appassionati della natura e delle attività all’aria aperta.

L’attrattiva assolutamente da non mancare è però rappresentata dalla Riserva dei Giganti della Sila.

La riserva, gestita dal FAI, si raggiunge dalla località Croce di Magara, non distante da Camigliatello.

Siamo al cospetto di uno degli spettacoli più noti e celebrati, già dai tempi dei viaggiatori del Grand Tour.

I Giganti in questione sono alberi secolari che qui danno spettacolo per numero e dimensioni. Seguendo un percorso escursionistico ben attrezzato e accompagnato da un’interessante cartellonistica esplicativa, ci si addentra nel giardino esclusivo della Sila.

Siamo ad un’altitudine di 1420 metri, in un lembo di pineta dove gli alberi raggiungono i 450 anni d’età, dando con la loro presenza una testimonianza unica dell’antica selva che un tempo copriva l’intero altopiano.

I Giganti possono innalzarsi fino a 45 metri di altezza e avere un diametro alla base di circa 2 metri, tanto da essere spesso paragonati per dimensioni alle sequoie nordamericane.

I pini presenti nella riserva sono esattamente 56; oltre al pino laricio, sono presenti meli selvatici, faggi, castagni, pioppi tremuli e aceri montani.

In prossimità della Riserva troviamo il Casino Mollo, costruito nel Seicento dalla nobile famiglia dei baroni Mollo. Massiccia costruzione rettangolare a due piani, con una superficie di trecento metri quadri circa ciascuno.

Dopo aver fatto rientro a Camigliatello ci avviamo verso la prossima tappa del viaggio lungo la via dei boschi, non prima però di aver fatto visita ad un “alieno”, proveniente da un mondo lontano…

Lungo la SS177 che lascia il centro abitato in direzione est, imbocchiamo la deviazione sulla destra che conduce verso la località Torre Camigliati.

Qui, nel grande parco dell’antico casino di caccia dei nobili Barracco, troviamo un maestoso esemplare di sequoia della California, alto 25 metri e con 9 metri di circonferenza.

 

Il lago Cecita e il Centro Visite del Cupone

Facciamo ritorno sulla SP177 che in breve, attraverso un dolcissimo paesaggio bucolico, fra prati, campi coltivati e piccole macchie di bosco, conduce sulle sponde del lago Cecita, il più grande degli invasi artificiali dell’altopiano.

Oggi questi sono i luoghi dai quali si estraggono dalla terra tesori unici come la patata della Sila IGP, ma, con un po’ di fantasia, possiamo immaginarla come era un tempo, quest’area centrale dell’altopiano: una foresta immensa, dove il canto degli uccelli era cadenzato dai colpi di scure che abbattevano i pini e dal fragore degli stessi quando si schiantavano al suolo.

A governare le asce, uomini che parevano fatti dello stesso legno: i “mannesi” addetti all’abbattimento dei pini larici e al taglio dei tronchi di castagno.

I mannesi erano il simbolo di un mondo perduto, fatto di fatica vera e di collaborazione di gruppo per il bene collettivo: ognuno guardava le spalle all’altro, e la Sila con i suoi alberi assicurava il benessere economico dei boscaioli.

Il segno del loro lavoro oggi pare distante secoli, ma la grandezza di alcuni alberi e la bellezza della foresta raccontano di un equilibrio tra uomo e natura difficile da trovare altrove.

Testimonianza di questo rapporto antico fra uomo e natura è il Centro visite del Cupone, fiore all’occhiello del Parco Nazionale della Sila e vero e proprio monumento ai boschi silani, alla loro storia e biodiversità.

Un tempo il Cupone era il centro dove il legno silano veniva lavorato per i clienti che ne facevano richiesta da tutto il mondo.

L’antica segheria, specializzata nell’estrazione della colofonia e dell’essenza di trementina utile alla produzione di pece greca rappresenta oggi un magnifico esempio di archeologia industriale, testimone della storie e delle tradizioni silane.

Presso il centro il Museo dell’Albero, attraverso immagini, suoni, narrazioni e strumenti della tradizione, racconta il delicato rapporto tra sfruttamento delle risorse naturali e lavoro umano. Imponenti sezioni degli alberi sono testimoni del trascorrere delle epoche e degli eventi storici.

Sull’area esterna del Centro, brevi percorsi all’aperto completano la visita alla conoscenza naturalistica della Sila.

Un Orto Botanico e un Parco Geologico espongono la flora essenziale autoctona del territorio e i massi erratici di granito che rivelano come l’altopiano della Sila sia un’“appendice” dell’arco alpino.

I punti tappa del percorso, attrezzati con recinti faunistici, offrono l’emozionante incontro con il muflone, il cervo, il daino, il capriolo o il gufo reale.

Lungo il sentiero, infine, una zona umida rappresenta l’habitat prevalente dei laghi, mentre la vegetazione arborea descrive all’escursionista l’ambiente vegetazionale dell’altopiano a seconda dell’esposizione solare: a sud il pino laricio, a nord il faggio e l’abete bianco.

 

Dalla foresta della Fossiata a Longobucco

Le meraviglie del nostro itinerario però sono ben lungi dall’essere esaurite.

Lasciato il Centro, seguiamo infatti la SP255, che si inoltra nella monumentale foresta della Fossiata, splendido bosco millenario che si estende ad est del lago Cecita.

Qui hanno origine i principali corsi d’acqua dell’altopiano: il Cecita, il Lese e il Neto.

Proprio lungo la strada, si trova l’ingresso dell’Arboreto del Parco un’area con una superficie di circa 90 ettari che, da ex vivaio forestale abbandonato, è stata trasformata in un giardino della biodiversità.

Le attrattive più curiose sono sicuramente la Bat-House e il laghetto dotato di camera subacquea, attraverso cui si possono osservare, in diretta, le dinamiche delle comunità animali presenti: pipistrelli, tritoni e libellule.

Il viaggio attraverso la foresta della Fossiata rappresenta l’ultimo glorioso abbraccio al mondo selvaggio della Sila prima fare ritorno nelle terre degli uomini.

Ben presto, infatti, la strada si inoltra nella valle che scende dall’altopiano verso le terre ioniche e lo sguardo svela i tetti delle case di Longobucco, incantevole borgo, ricco di storia e punto di arrivo del nostro viaggio.

Poco prima dell’approdo, però, un cartello turistico con la scritta “Albero monumentale” ci invita ad un’ultima deviazione, per andare a porgere omaggio a un esimio patriarca degli alberi silani.

Percorrendo per un tratto la SP177, risalendone i sinuosi tornanti, incontriamo il sentiero che in breve porta al cospetto di un secolare pino laricio che tocca i 30 metri di altezza, ma incanta soprattutto per la sua spettacolare e articolata struttura radicale, che gli conferisce una circonferenza alla base di oltre 10 metri!

Un ultimo abbraccio a questo padre degli alberi e un’ultima sosta silenziosa, in ascolto del suo eterno dialogo con la luce e il vento… Poi via, verso Longobucco e le voci degli uomini: altre storie e altre avventure ci attendono!

 

_ Scopri gli itinerari e i punti di interesse sul sito turistico Sila, Bella di Natura

 

 

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