I nostri consigli per fotografare le marmotte

19 marzo 2020 - 14:35

Per fotografare le marmotte serve molta pazienza e molto tempo. Sono rimasto nei pressi della tana per 3 ore, a volte scattando immagini, altre aspettando che le marmotte si muovessero o uscissero dalla tana, in un continuo avanti e indietro tipico della specie.

“… e c’è chi vorrebbe avere tutte le risposte. Come nel Manuale delle Giovani Marmotte…”. In verità non siamo nell’universo di Paperopoli e dei fumetti Disney, ma nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, nei pressi del Col del Nivolet, dove è frequente ascoltare la voce delle marmotte, colonna sonora per gli escursionisti. È necessario conoscerne le abitudini e adottare la tecnica più corretta per fotografare questi simpatici roditori, vi rivelo pertanto i trucchi da manuale che già conoscono Qui, Quo e Qua…

Nella stagione estiva i piccoli, le giovani marmotte nate da poco, spesso giocano tra loro, rotolandosi e spingendosi, in una sorta di lotta libera, per nulla cruenta, anzi assolutamente molto divertente, sia per loro, sia per chi le guarda.

Non possiamo definire questi animali tra i più timidi delle Alpi, ma neanche tra i più confidenti. Spesso, alla vista dell’uomo, tendono a scappare e a nascondersi nella loro tana, scavata nel terreno e ben visibile, grazie alle ampie e numerose entrate che conducono a cunicoli e altre uscite. Recentemente, nei pressi dei laghi del Nivolet, in compagnia del caporedattore della rivista, Enrico Bottino, ho scattato queste immagini.

Di mattina presto, verso le 6, ho sentito l’inconfondibile richiamo delle marmotte. Individuata la tana, ho atteso con pazienza che qualcuno facesse capolino.

Ero distante, per non essere invasivo, e sdraiato al suolo perché, in genere, è meglio riprendere gli animali alla loro altezza.

La messa a fuoco si effettua sempre sull’occhio più vicino.

Il diaframma deve essere sufficiente per ottenere una profondità di campo tale da avere nitidi entrambi gli esemplari e in modo da avere un tempo di posa che eviti il mosso, sia causato dalla mano del fotografo, sia dal movimento del soggetto stesso. Stiamo comunque scattando un’immagine di ritratto, quindi anche avere lo sfondo leggermente sfocato è importante, in modo da concentrare l’occhio dell’osservatore sul soggetto, senza elementi di disturbo alle spalle dello stesso.

In questo caso, l’ottica con lo stabilizzatore, mi ha aiutato a scattare senza il treppiede, difficile da posizionare sul pendio erboso ripido. Ero, però, sdraiato a terra, appoggiando i gomiti al suolo; doloroso, ma efficace.

Testo e foto di Cesare Re

Tutte le foto qui pubblicate sono state scattate con la Nikon D800 e con il Nikkor 80-400 4,5 / 5,6 AFS G VR 2. Iso 100; f 8; t 1/320. Focale 400 mm.

 

Per saperne di più, segui il blog di Cesare Re

Fotografare in Montagna

 

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