Il rischio di confondere il giusto con il sbagliato è sempre in agguato, anche quando si affronta l’argomento legato alle fibre tessili naturali, artificiali e sintetiche.
Una superficialità di giudizio può anche portare ad associare la fibra chimica con una scelta poco salutare se non addirittura nociva per la salute e l’ambiente.
Non è così. I brand più famosi dell’outdoor, che investono anche in ricerca e innovazione, propongono di anno in anno nuovi modelli, nuove membrane e nuove fibre – con ritmi talmente frenetici che diventa difficile starci dietro – e che inducono gli escursionisti a ricercare capi tecnici sempre più performanti ed eco sostenibili.
A volte tra termini scientifici e nomi dettati dalla moda e dal marketing si perde il “filo” del discorso.
Nel campo del tessile è facile confondere il termine artificiale con sintetico: entrambi si riferiscono a fibre prodotte dall’uomo utilizzando composti esistenti in natura, la cellulosa, le proteine e composti chimici di sintesi derivati dal petrolio.
Le fibre artificiali però si ottengono da materie prime rinnovabili e sono assimilabili alle fibre naturali con l’unica differenza di essere trattate con elementi chimici – gli elementi naturali vengono resi solubili e poi trasformati in fili più o meno lunghi attraverso il procedimento di coagulazione e di filatura – per migliorarne le caratteristiche in funzione delle specifiche applicazioni alle quali sono destinate le fibre.
Rayon viscosa, rayon acetato e bemberg, usate nei capi d’abbigliamento, sono tra le fibre artificiali più conosciute e ottenute dalla trasformazione di materie prime naturali di origine organica.
Le fibre sintetiche o tecnofibre più in uso nell’ambito outdoor – nominiamo il poliestere, il nylon, l’elastan, il poliuretano, l’acrilico e le fibre poliammidiche – sono create dall’uomo attraverso reazioni chimiche e poi possono venire abbinate a tessuti naturali per ottenere quelle caratteristiche di resistenza e morbidezza che si sposano con i pregi intrinseci delle fibre sintetiche: confortevoli a contatto con la pelle, anallergici e inodore.
Quindi la fibra sintetica non esiste in natura perché è ricavata dall’uomo tramite processi chimici.
Le fibre sintetiche rappresentano fondamentalmente “l’evoluzione della specie” perché grazie ad una continua ricerca scientifica rispondono meglio alle esigenze degli utenti.
In sintesi:
Ricordiamoci che i tessuti sintetici seppure si ottengano da derivati del petrolio, grazie all’innovazione scientifica potrebbero essere meno dannosi per l’ambiente: nel tessile per assurdo sono più inquinanti le fibre naturali, soprattutto il cotone che per la sua coltivazione richiede grandi quantità di acqua, energia elettrica, emissione di CO2 e sostanze chimiche.
Naturalmente la scelta del tessuto va effettuata in base all’utilizzo dell’indumento che se ne deve fare e alla stagione: per questo è necessario un minimo di conoscenza del principio e della tecnica del “layering”. Ecco che ci vengono in aiuto i seguenti articoli: