I borghi che si incontrano attraversando il territorio incontaminato dell’Aspromonte, sono colmi di storia e cultura. Costituiscono meta turistica ideale per chi vuole scoprire le bellezze architettoniche e le tracce di un passato remoto, in un luogo incontaminato e poco conosciuto. A ogni tappa dei tre itinerari proposti sono segnalati interessanti spunti di visita che raccontano uno straordinario patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico in grado di regalare al visitatore scenari unici
Località toccate: Cardeto, Bagaladi, Condofuri, Roccaforte del Greco, Roghudi, Bova, Palizzi Superiore, Staiti, Bruzzano Zeffirio, Africo, San Lorenzo
Come arrivare a Cardeto: autostrada A3 SA-RC fino a Reggio Calabria, prendere lo svincolo per Reggio Calabria-Modena (Cardeto è segnalato). Proseguire sulla provinciale per rione Sasperato fino a Cardeto.
Il profondo Sud della Calabria è il versante più carico di testimonianze della cultura greca nella regione. Tracce di storia si scoprono, infatti, nei molti comuni dell’immediato entroterra. L’itinerario porta alla scoperta dei borghi di quest’area dell’Aspromonte, alcuni dei quali oggi disabitati, ma ricchi di grande fascino e particolarmente suggestivi da visitare.
Si parte da Cardeto, borgo tipico per la sua morfologia a scalinata: il piccolo centro è infatti arroccato su un fianco dell’Aspromonte, nella vallata del torrente Sant’Agata. Da visitare i ruderi del castello feudale e dell’abbazia basiliana e il Santuario della Madonna di Mallamace, meta di pellegrinaggi.
Si prosegue ora verso Bagaladi, sulla SP3 Melito-Gambarie, porta di accesso al Parco Nazionale dell’Aspromonte, e l’attenzione è subito catturata dalla cultura dell’olivo che disegna il paesaggio. Qui il territorio racconta la millenaria storia dell’olio d’oliva e del suo delicato ciclo di produzione, cui è dedicato un interessante museo. Si abbandona Bagaladi e tornando sulla SP3 si giunge a Condofuri, cuore del comprensorio grecanico. Da non perdere una visita alle due frazioni: Gallicianò, considerato il paese più greco d’Italia, anche chiamato “l’Acropoli della Magna Grecia” che si raggiunge tra curve e strapiombi e Amendolea, dove si possono visitare i ruderi di un castello e delle chiese bizantine di San Sebastiano, San Nicola e Santa Caterina. Prima di Bagaladi, in direzione Sud, è possibile arrivare a San Lorenzo con la sua piazza che ospita un vecchio olmo sostenuto da un basamento in pietra locale.
Rimanendo sulla SP3 si giunge, lungo una scenografica strada in salita, a Roccaforte del Greco, centro montano a quasi 1000 metri di altezza. Nella frazione di Ghorio si può scoprire la settecentesca chiesetta dei Tripepi di Bova, d’ispirazione bizantina.
L’escursione
Aspromonte: le cascate Maesano
Percorrendo una strada piuttosto tortuosa si arriva al primo borgo fantasma, Roghudi Vecchio, dove si rimane incantati da uno scenario tanto spettacolare quanto insolito: sembra di essere in un luogo sospeso nel tempo, un silenzio irreale circonda le case abbandonate che ormai paiono fondersi con le montagne. Da vedere due interessanti formazioni geologiche, che hanno dato vita a curiosi monumenti naturali: le Caldaie del Latte e la Rocca del Drago, rocce modellate nel tempo dagli agenti atmosferici.
Aspromonte: canyoning lungo il torrente Furria
Proseguendo sulla SP24 si raggiunge Bova, borgo medievale e grecanico dominato dai resti di un castello normanno, eretto in posizione strategica da cui si può vedere l’Etna. Imperdibile il centro storico ricco di vie, palazzi signorili, portici e spettacolari viste sulla costa. Dalla SP24 si prosegue fino alla SS106 Ionica, che percorre la linea del mare e s’imbocca la SP64 per raggiungere Palizzi Superiore, borgo medievale sul fondo di una roccia a strapiombo.
Aspromonte: da Bova a Roghudi
A questo punto scegliendo la SP165, fino alla SP66, si viaggia alla scoperta di un altro borgo medievale, Staiti, che sorge a soli 12 chilometri dalla costa, caratteristico per le costruzioni collocate a terrazza e per la barriera naturale di roccia che lo circonda. Da vedere i ruderi di un monastero, dell’anno 1000, abitato dai primi monaci basiliani che si sono rifugiati sull’Aspromonte. Sulla strada che porta all’ultimo borgo abbandonato di questo itinerario, merita una tappa Bruzzano Zeffirio, dove si può vedere la vasca scavata nella roccia dai monaci basiliani, in cui ancora oggi sgorgano le acque sorgive sulfuree dell’acqua Munda usate per curare le ferite.
Africo, ultima tappa dell’itinerario, è stato letteralmente ricostruito in prossimità della costa a seguito degli eventi sismici che hanno sconvolto quest’area, un destino che hanno seguito altri piccoli centri aggrappati alle pendici dell’Aspromonte. Il borgo vecchio, le cui case sono fuse con il Montalto, il massiccio su cui sorgono, rappresenta l’ultima meta, la più affascinante di questo viaggio. Oggi, chi arriva tra le misteriose e suggestive rovine di questo paese fantasma, non può dimenticare una visita alla chiesetta di San Leo, di origine brasiliana, riedificata nel XVII secolo.
Località toccate: Cinquefrondi, San Giorgio Morgeto, Cittanova, Molochio, Varapodio, Oppido Mamertina, Santa Cristina D’Aspromonte, Scido, Delianuova, Cosoleto, Sinopoli, Sant’Eufemia D’Aspromonte, San Roberto, Santo Stefano in Aspromonte, Scilla, Reggio Calabria.
Come arrivare a Cinquefrondi: dal versante tirrenico Autostrada A3 SA-RC, uscita Rosarno, segue strada grande comunicazione Ionio-Tirreno, uscita Cinquefrondi. Dal versante ionico SS106 verso località Grotteria Mare, strada grande comunicazione Ionio-Tirreno, uscita Cinquefrondi.
Il secondo itinerario proposto è un interessante viaggio tra i comuni del Parco che conservano il ricordo di antiche lavorazioni e di attività tradizionali frutto dell’ingegno della gente aspromontana. Si parte da Cinquefrodi, situato ai piedi dell’Aspromonte, a metà fra la costa tirrenica e quella ionica, dove è ancora possibile rinvenire le tracce dei conciatori di pelle.
Da qui si sceglie la SS281-SS536 sino alla SP48, verso San Giorgio Morgeto, uno dei borghi più interessanti di tutta la Calabria medievale, importante per l’artigianato che eccelle in tanti settori. Un tempo qui, nelle botteghe sparse per le vie del centro storico, era consueto incontrare falegnami ed ebanisti, cestai, restauratori, fabbri, vetrai e ricamatrici, autrici di splendidi pezzi unici. Rilevante è la lavorazione della pietra verde di cui si ha testimonianza nei portali realizzati dagli scalpellini serresi. Da vedere la fontana in granito detta “Le quattro fontane”, in piazza Amendolea e la chiesa monumentale di San Domenico, una delle più grandi della provincia.
Proseguendo sulla strada provinciale si arriva ai comuni di Cittanova, Molochio e Varapodio. Molochio è custode di un passato artigianale fortemente legato alla lavorazione del legno. Da qui merita una tappa il belvedere Catorella, dal quale si gode la vista dell’intera Piana di Gioia Tauro.
Proseguendo sulla SS111 si arriva a Oppido Mamertina, importante sito archeologico, dove sono rinvenuti insediamenti preistorici dell’età del ferro. Dai suoi monti si estraeva il marmo impiegato per le costruzioni greche e romane. Da visitare i resti dell’antico castello e della cinta muraria nel borgo medievale di Oppido Vecchia. Anche a Santa Cristina D’Aspromonte, borgo di origine medievale e di grande interesse paesaggistico, si possono ammirare i ruderi dell’antico castello e quelli della chiesa d’Afanto. In pochi minuti si può arrivare a Scido, borgo circondato di boschi, dove scorga l’“acqua delle viscere”, nota per le sue proprietà terapeutiche. Grazie ai boschi circostanti, che forniscono legname in abbondanza, è interessante la produzione ebanistica. Da visitare l’interessante museo della pipa che raccoglie pezzi unici.
Proseguendo verso Sud si arriva a Delianuova, ricca di boschi e sorgenti. L’antico centro è famoso nel mondo per la sua pietra verde, anfibolite, tipica per la sua malleabilità, che in passato gli artigiani del luogo hanno lavorato dando vita ad un’importante tradizione. Una passeggiata nel borgo consente di scoprire vere e proprie opere d’arte: mensole, acquasantiere, portali monumentali per i palazzi nobiliari, balconi, fontane e sculture.
Percorrendo la SS112 e la SP21 si arriva a Cosoleto, che domina la Piana di Gioia Tauro regalando una vista che si estende sino a Capo Vaticano. A Sinopoli, dove il territorio è principalmente coltivato a ulivi, si incontrano interessantissime testimonianze artistiche: da visitare la chiesa della Madonna delle Grazie e la chiesa di San Giorgio Martire.
A Sant’Eufemia d’Aspromonte si può visitare il Piccolo Museo della Civiltà Contadina, che ospita reperti dell’artigianato aspromontano, mentre a San Roberto, dove si lavorava il legno di castagno, meritano una tappa la chiesa di San Giorgio Martire, dell’Annunziata e di Santa Maria delle Grazie.
A Santo Stefano in Aspromonte troviamo un centro storico caratteristico, fatto di scalinate, bei palazzi gentilizi, case disposte a gradinata, stretti vicoli e un panorama spettacolare. Da visitare i resti dell’abbazia basiliana di San Giovanni e la grotta di San Silvestro. Sulla strada che porta a Reggio Calabria, patria degli importantissimi Bronzi di Riace, ci si sposta verso quell’area litoranea che prende il nome di Costa Viola, cui appartiene il comune di Scilla che merita una visita per le sue atmosfere di mare.
Località toccate: Mammola, Canolo, Gerace, Antonimina, Ciminà, Platì, Careri, San Luca, Sant’Agata del Bianco, Samo.
Come arrivare a Mammola: A3 SA-RC svincolo Rosarno, Strada Grande Comunicazione Jonio-Tirreno (Rosarno-Gioiosa) uscita Mammola; dalla SS106 (E90), Strada Grande Comunicazione Jonio-Tirreno uscita Mammola; dalla SS281 Marina di Gioiosa J.-Rosarno.
L’ultimo itinerario proposto tra i borghi dell’Aspromonte parte dal Mammola, uno dei centri più significativi della Vallata del Torbido, nel cuore dell’Aspromonte. Caratteristico il suo centro a impianto medievale composto di numerose e strette stradine e i caratteristici sottopassaggi pedonali detti “catoi”. Da visitare la fontana della Piazzetta in granito, la Madonnina e il prezioso mosaico “Il Teorema di Pitagora” di Nik Spatari.
Storie di passi: il Santuario di San Nicodemo e il Passo della Limina
Percorrendo la SS682 che attraversa una parte del Parco, si arriva a Canolo, paesino posto al centro di due canyon scavati nella roccia dalle fiumare Novito e Pachina, il cui centro sorge nella gola della fiumara del Novito, sovrastato dalle cosiddette “Dolomiti del Sud”. Da visitare il palazzo settecentesco dei Larosa e la Chiesa della Madonna di Prestarona.
Si prosegue verso Gerace, cittadina posta sul versante ionico, annoverata tra i borghi più belli d’Italia e considerata la città dei vasai. Entrando nel borgo si scorgono alcune antiche botteghe di ceramisti e officine artigianali dei maestri vasai, insediate in grotte artificiali, che conducono al centro storico, dove fascino e arte creano un perfetto connubio. Da vedere la Chiesa medioevale di San Francesco, cattedrale medioevale più vasta di tutta la Calabria.
Sulla strada per Ciminà, merita una tappa il piccolo ma molto suggestivo borgo di Atonimima, dominato dal Monte Tre Pizzi con i suoi distintivi spuntoni rocciosi che ricordano tre dita. Tra Monte Tre Pizzi e Monte Antoninello sorge Ciminà, a ridosso della fiumara Condojanni, borgo incantevole, il cui centro storico è caratterizzato da vialetti chiamati “rughe”. Le chiese più interessanti del paese sono la seicentesca chiesa di San Nicola, la chiesa dell’Addolorata e la chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo.
Si abbandona Ciminà per proseguire sulla SP78-SP185, verso l’entroterra e si raggiunge il borgo di Platì, addossato alla fiumara che nasce dall’Area del Vento, di origine medioevale, caratterizzato da un ambiente incontaminato, ideale per escursioni naturalistiche. Dal Monte Misafumera è possibile ammirare lo straordinario paesaggio che da Capo Bruzzano si estende sino al Golfo di Squillace. A Careri, sorto in seguito alla distruzione dell’antica Pandore, si può vedere l’enorme monolito di Pietra Cappa e le Rocce di San Pietro, dove si trova una caverna, luogo di meditazione dei monaci basiliani.
Aspromonte: dal Casello Forestale di San Giorgio
Situato sul versante orientale dell’Aspromonte, lungo un pendio sul fianco sinistro della valle della fiumara Bonamico, sorge San Luca, così denominato perché inaugurato nel giorno di San Luca. Da vedere i ruderi del castello medievale e il Santuario di Polsi, meta di pellegrinaggi per migliaia di fedeli.
Si prosegue ora verso le ultime due località dell’itinerario, Sant’Agata del Bianco e Samo, le cui storie sono strettamente legate. Tradizionale di Samo è la produzione artigianale di tessuti che si lavorano con telai antichi e in particolare delle variopinte “pezzare”, create unificando ritagli di stoffa dai diversi colori. A Sant’Agata si possono vedere i resti di un antico palazzo del ’400 e la chiesa di Sant’Agata. A Samo si può visitare, invece, i ruderi del castello di Crepacore e il Castello di Pitagora, probabilmente originario di Samo.
Testo di Stefania Scappini / Foto di Gabriele Ma strilli e Francesco Bevilacqua