Obertengo: già il nome evoca tempi e fasti di un territorio di frontiera, al centro di contese nobiliari e antiche vie commerciali. L’origine del nome con cui si designa questa parte di Piemonte è emblematico delle vicende che hanno attraversato queste terre.
Il conte Oberto, che della famiglia degli Obertenghi era esponente, fu il primo ad avere una “marca”, vale a dire un insieme di terre su cui esercitare il proprio potere. Ma “marca”, per l’appunto, ha il significato originario di terra di confine.
Tortona, centro pulsante di questo territorio, per la sua posizione strategica tra il Genovesato, Torino e il Milanese, fu oggetto di attenzioni non solo piemontesi e lombarde, ma anche francesi, spagnole ed austriache e ancora oggi offre un’identità affascinante al visitatore, con un po’ di Piemonte, un po’ di Lombardia e qualche lontano ma chiaro sapore del Mediterraneo ligure, all’estrema propaggine settentrionale dell’Appennino.
A Sud di Tortona, parallelamente all’area appenninica, l’andamento collinare diventa sempre più pronunciato, dando luogo ad un paesaggio montano e addirittura alpestre a quote maggiori. Abbandonata la pianura tortonese, seguendo il corso sinuoso del torrente Curone, tra dolci colline e frutteti lussureggianti, la vista spazia su vere e proprie montagne dai fianchi coperti da roveri e castagni.
Dalle cime del Giarolo, dell’Ebro e del Chiappo le tante anime di questa terra possono cogliersi in un colpo solo: lo sguardo può spaziare dal Piemonte alla Lombardia, dall’Emilia alla Liguria. Numerose le ragioni per una visita in questa zona, a partire dai resti feudali che gli escursionisti possono incontrare lungo il cammino quali i Castelli di Brignano, di Pozzol Groppo e di San Sebastiano, alle tracce di antichi edifici rinvenibili a Gremiasco e Fabbrica oppure sull’antica Via del Sale a Montebore, a Montacuto, a Garbagna.
Le vicende della rinascita dopo il fatidico anno Mille e le invasioni barbariche sono invece raccontate dalle antiche pietre delle Pievi di Santa Maria a Viguzzolo, di San Pietro a Volpedo, di Fabbrica. E proprio a Volpedo si potrà osservare il dipinto simbolo di Pelizza, il Quarto Stato, mentre più in alto, nell’affascinante borgo di Lunassi, il Museo della Civiltà contadina ci racconta della vita e del duro lavoro svolto per sopravvivere, testimoniato anche dai molti mulini disseminati lungo la valle.
Colline più dolci e quindi anche più adatte per una gita in bicicletta (calcando le strade che furono casa di Fausto Coppi) sono quelle delle Valli Grue e Ossona.
Da percorrere a piedi, a cavallo o appunto su due ruote, il dolce panorama di frutteti e vigneti accompagneranno l’escursionista tra Sarezzano, Mombisaggio, Villaromagnano, Cerreto Grue, Montebello Palenzona, lungo la provinciale che da Tortona conduce al borgo di pietra di Avolasca, immerso in boschi di castagno ricchi di funghi e protetta dalle torri di Sant’Aloisio.
E proprio in uno di questi borghi ci si potrà fermare ed assaggiare una delle specialità locali: dal salame Nobile di Giarola ai tartufi bianchi e neri della Val Curone, dalla Barbera al meno noto e bianco Timorasso, dalla pera Madernassa alla pesca di Volpedo, dal magro Caldirola ai presidi slow food: la“Bella di Garbagna”, deliziosa ciliegia della Val Grue, il formaggio Montebore e il salame crudo delle valli tortonesi.
Giarolo: facile ascesa in Val Curone per un gran panorama
Val Curone: anello del Monte Ebro
Ebro: il monte che sorveglia la Val Curone