Alla scoperta delle saline di Marsala e Trapani: un viaggio in un’atmosfera africana e dai tramonti magici
Gli occhi sono ingannati dal biancore abbagliante delle vasche d’acqua, delimitate da sottili lingue di terra.
In un paesaggio piatto e assolato, caratterizzato da bassifondali e temperature elevate, il confine tra mare e terra non si distingue, ma si confonde. Dove finisce uno e comincia l’altro?
La risposta è nella scacchiera irregolare delle vasche marine dello Stagnone, da quelle più esterne e grandi, le fridde, a quelle più rosate, sintine e caseddri.
L’acqua le attraversa tutte e il suo grado di salinità aumenta di pari passo alla temperatura, lasciando dietro di se strati puri di sale che vengono raccolti da metà luglio a metà agosto.
Ecco allora che una sequenza di fragili montagnole bianche corrono lungo il litorale dello Stagnone, interrotte di tanto in tanto da incantevoli mulini a vento, che un tempo permettevano il sollevamento delle acque e la molitura del sale.
Un palcoscenico naturale perfetto, soprattutto al crepuscolo quando si levano in cielo aironi, fenicotteri rosa, garzette, gabbiani e anitre selvatiche, più vicini alla Tunisia di quanto non siano alla penisola italiana.
Alle nostre spalle ci sono villaggi bianchi, antichi avamposti arabi che punteggiano campi coltivati dove si alleva l’uva del rinomato vino da dessert, il Marsala.
3Sono terre che guardano l’Africa ricordando le antiche culture arabe e cartaginesi.
Terre dove facevano rotta le navi mercantili dei fenici e dove ancora oggi si coltiva e si estrae il sale.
Davanti a noi il mini arcipelago dello Stagnone: una manciata di isolette – Santa Maria, Schola e Mozia – che insieme all’Isola Lunga formano una barriera di protezione dal mare aperto, tra Capo San Teodoro e Capo Boeo o Lilibeo.
Lo Stagnone di Marsala
Se c’è un luogo della Sicilia che l’uomo ha intensamente frequentato sin dalla preistoria, è lo Stagnone di Marsala.
Nel territorio prossimo alla laguna la presenza di reperti in ossidiana, una roccia vulcanica originaria delle Eolie, indica che già nel lontano Neolitico e poi nella successiva età del Bronzo, lungo le rive dello specchio d’acqua vivevano popolazioni che sfruttavano le ingenti risorse naturali di questo particolarissimo habitat.
Furono però i Fenici, sul finire dell’VIII secolo a.C., a utilizzare l’area come loro primo e principale emporio commerciale della Sicilia, stanziandosi al centro della laguna, sulla piccola isola di Mozia.
Da quel momento, si sviluppò un centro fortificato le cui vicende storiche determinarono il destino di questa parte della Sicilia; un luogo che fu testimone del violento scontro fra la potente Cartagine e i Greci di Siracusa, culminato proprio nel 397 a.C. con la distruzione di Mozia.
Dello splendore di quell’epoca lontana è testimone uno dei gioielli dell’archeologia del Mediterraneo: la strada punica sommersa, la quale consentiva agli abitanti di Mozia di raggiungere agevolmente la terraferma.
La strada, ancora oggi visibile, conserva intatta tutta la sua suggestione. Percorrerne anche un tratto consente al visitatore di fare un viaggio a ritroso in un remoto passato, che qui è ancora presente in ogni muta testimonianza.
Gli itinerari consigliati
Sicilia: il mini arcipelago dello Stagnone
Sicilia: lungo lo Stagnone di Marsala
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