È primavera inoltrata, qui, il caldo è già arrivato. Abbasso il finestrino e faccio entrare l’aria, anche se si tratta degli effluvi provenienti dall’Africa con il loro carico di fini sabbie dei deserti. La giornata è splendida e mi sento come una ginestra spinosa o un lentisco che, solitario, sfida l’arsura e lo scirocco lungo queste strade strapiombanti sul mare.
Mentre guido ascolto “Cantaloop” e immagino le dita di Herbie Hancock correre veloci sui tasti neri e bianchi del suo Steinway; il ritmo è allegro e forsennato e mi rimanda all’estate. Lo so, le vacanze sono ancora lontane, ma perché non godersi comunque questo splendido week-end rallentando i propri ritmi e non badando allo scorrere del tempo?
Se mi fermo e osservo i riverberanti specchi delle saline che si tingono di questi forti colori, i cieli inquieti che, specie al tramonto, avvampano di rosso, qui, nell’occidente siciliano, il tempo non esiste. O almeno, continua a scorrere, ma senza che io me ne accorga. Mi perdo tra queste spiagge, tra queste rocce d’argilla e arenaria, in mezzo a queste sublimi architetture, nelle Egadi che appaiono laggiù, all’orizzonte. Ho trovato il mio angolo di paradiso: un luogo dove la millenaria miscela di razze e tradizioni ha condizionato la storia, la gastronomia e anche il paesaggio.
Mi immergo in questo viaggio, dimenticando ogni problema. L’ambiente è di grande interesse, vuoi per la vegetazione, vuoi per la fauna, vuoi per gli incantevoli scorci da cartolina, senz’altro per la sua intensa bellezza complessiva. Impossibile scindere un aspetto dall’altro. È proprio vero, la fama che circonda queste coste non è casuale, mi trovo dinnanzi ad alcuni degli angoli più belli e incontaminati della Sicilia.
La geomorfologia è quantomai varia: lunghi tratti costieri impreziositi da profondi litorali sabbiosi, si alternano ad aspre scogliere, antiche lagune e saline ancora attive. Alle spalle, massicci calcarei che superano sovente anche i 1000 metri, proteggono una serie di bellissimi golfi. E poi non va certo dimenticato l’apporto dell’uomo che con i suoi vigneti, i suggestivi mosaici colturali, le architetture rurali, nell’area centrale delle colline, e l’attività della pesca e della lavorazione dei coralli sul mare, ne ha modificato i particolari (certamente non l’essenza) con rispetto, donando a questa terra, nella maggior parte dei casi, ulteriore fascino.
Da Marsala, estrema propaggine occidentale della Sicilia, il cui simbolo è certamente il vino che porta lo stesso nome della città, fino al capoluogo Trapani, l’antica Drepanon, che si protende verso il Mediterraneo con la sua forma di falce su cui fa buona guardia la maestosa Torre di Ligny, attraverso la via del sale dove il mare si confonde con la terra e i mulini a vento sono una presenza costante, fino alla “medio-orientale” Alcamo e ai suoi sapori in bilico tra mare e campagna. I motivi per fermarsi sono davvero tanti, l’importante è non avere fretta e viverli il più intensamente possibile; nessuno mi impedisce di tornare in questo paradiso ogni volta che voglio.
Il marsala è uno dei simboli della Sicilia, la storia di questo particolare vino è lunga più di 250 anni. L’attribuzione della Denominazione di Origine Controllata risale al 1969. La zona di produzione riguarda tutta la Provincia di Trapani, ad eccezione dei comuni di Alcamo, Pantelleria e Favignana; vengono utilizzate le uve Grillo, Inzolia, Catarratto e Damaschino, Calabrese, Nerello e Pignatello. L’invecchiamento è effettuato in grandi botti di rovere ed è consentito il metodo “Soleras”, ovvero dei travasi parziali in botti che contengono vini di diverse annate. Viene usato in cucina nella preparazione di dolci e piatti di vario genere, ma ovviamente è ottimo per accompagnare formaggi stagionati, primi piatti, pesce e castrato alla brace.
Il nostro viaggio parte da Marsala, l’antica Lilybeo, città ricca di testimonianze puniche, romane, normanne, arabe e spagnole, tra le quali meritano di essere visitate la Villa Romana con i suoi suggestivi mosaici, la necropoli di età punica, il Battistero cristiano e i resti della cinta muraria, oltre al Duomo, costruito sul preesistente Castello Normanno e al Museo Archeologico del Baglio Anselmi.
Marsala è famosa nel mondo per la produzione del caratteristico vino, la cui tradizione dura da circa 250 anni e di cui si rende necessaria una sosta nelle aziende storiche, per poter ammirare i preziosi cimeli di archeologia industriale e, soprattutto, dedicarsi a memorabili degustazioni.
Proseguendo verso nord si intraprende la “via del sale” che limita lo Stagnone di Marsala e il piccolo arcipelago di isole. Su una di queste si ergono i resti di Mozia, quaranta ettari di storia sospesi sul mare. È una zona dove acqua e terra si confondono e dove, in mezzo agli stagni e ai cumuli di sale, ricoperti di tegole, si incontrano molti mulini a vento, cinque dei quali recentemente ristrutturati, e un’incredibile varietà di uccelli acquatici.
Sicilia: il mini arcipelago dello Stagnone
Sicilia: lungo lo Stagnone di Marsala
Sicilia: l’Isola Lunga dello Stagnone
Sicilia: l’isola di Mozia
Il sale è uno dei prodotti tipici della Sicilia, in particolare del trapanese, risorsa indispensabile per la conservazione del pesce, della carne e per la concia delle pelli. I componenti di questo bene prezioso assicurano sapidità e salubrità, consentendo un consumo giornaliero all’incirca del 35% e ponendolo come uno dei migliori prodotti a livello nazionale. Alle qualità tradizionali si aggiungono altre tipologie da intenditori come i soffi di sale (briciole grattate dalla superficie delle vasche, nelle giornate prive di vento), i cristalli di sale (selezionati a mano dal centro cumuli). Il sale trapanese è ideale su orate, dentici e spigole, oltre che per il pollo, fagiani, conigli e il classicissimo cuscus.
Finalmente si giunge a Trapani, antichissima città di origine Sicana (una delle prime popolazioni ad abitare la Sicilia). Qui si respira la quintessenza del mare, fonte di vita eterna per la città, per la pesca e per la raccolta del corallo; i grandi maestri corollai trapanesi hanno reso celebre la città già dal Cinquecento. Oggi, nelle botteghe del centro, alcuni giovani artigiani stanno riportando linfa a questa creativa tradizione che sembrava dimenticata.
Passeggiando per queste vie, ci si rende conto della multietnicità e delle stratificazioni culturali e religiose che hanno caratterizzato Trapani nel passato; il quartiere ebraico, con il Palazzo della Giudecca, l’arabeggiante quartiere Casalicchio, la Cattedrale di San Lorenzo, la Chiesa e il Collegio dei Gesuiti. Lasciato il capoluogo, invece di proseguire lungo la costa, si sale a Erice un borgo medioevale di rara bellezza, tra le sue strade “accuratamente selciate” si possono ammirare la Chiesa Matrice, dedicata all’Assunta, il Castello Medievale (XII-XIII sec.) con i resti del tempio dove i Fenici adoravano Astarte, i Greci Afrodite e i Romani Venere, e il Palazzo Municipale, sede di una biblioteca e del Museo Cordici, ricco di reperti archeologici della necropoli ericina, tra cui spicca una testa di Afrodite del IV sec. a.C.
Si torna sulla costa raggiungendo La Tonnara di Bonagia, che oggi è un museo che testimonia l’attività della pesca, e si prosegue ammirando l’imponente figura del Monte Cofano proprio a picco sul mare. Si può fare una sosta a Custonaci, centro di produzione marmifera tra i più importanti in Italia ed entro breve si giunge a San Vito lo Capo.
Il borgo circondato da splendide spiagge, si è sviluppato intorno all’antica fortezza saracena che, in un secondo momento, venne trasformata in santuario (dedicato ovviamente a San Vito); il luogo ideale se volete prendervi un po’ di sole fuori stagione o se desiderate gustare dell’ottimo pesce fresco.
Tra San Vito e Castellammare del Golfo si trova invece una bellissima area naturalistica protetta dalla Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, dove minuscoli sentieri si inerpicano sui monti o raggiungono decine di piccole baie. In questi luoghi è facile avvistare falchi pellegrini, piane, gheppi, nibbi reali e altre specie di volatili in via d’estinzione.
La Riserva dello Zingaro: escursione vista mare
Al centro della riserva si trova la grotta preistorica dell’Uzzo, dove sono stati ritrovati i primi insediamenti umani della zona. Si supera il suggestivo borgo di Scopello con la Tonnara, i faraglioni e le botteghe di artigiani che lavorano la ceramica e si arriva a Castellammare, posizionata al centro dell’omonimo golfo.
Castellammare del Golfo è un’interessante cittadina che vive in particolare della produzione agricola e dell’industria conserviera (tonno sott’olio e pesce salato), in età pre-ellenica fu il principale approdo al mare di Erice e Segesta; da visitare la Chiesa Madre Madonna del Soccorso e il Castello di probabili origini arabe.
Lasciando la costa e addentrandosi leggermente nell’entroterra, si raggiunge Alcamo, alle falde del Monte Bonifato, qui si può visitare il Castello dei Conti di Modica, la Chiesa dei Santi Paolo e Bartolomeo e la sontuosa Basilica di Maria Santissima Assunta. Alcamo è famosa anche per l’omonimo vino bianco Doc che si abbina ai migliori piatti di pesce della tradizione trapanese e siciliana. Il modo migliore per brindare e concludere questa breve vacanza.