Fotografare gli animali nella stagione fredda

18 marzo 2020 - 13:50

L’inverno è una stagione interessante per ritrarre gli animali, un genere fotografico complesso che richiede innanzitutto la conoscenza delle loro abitudini e dell’ambiente in cui vivono.

Preferirei non parlare di “Caccia Fotografica”, una definizione molto utilizzata qualche anno fa. Oggi è preferibile parlare di fotografia di animali selvatici, senza utilizzare un’accezione propria di un’altra attività, dalle finalità molto diverse.

La prima cosa che ogni buon fotografo di animale dovrebbe sapere è che l’inverno è una stagione delicata, non solo in montagna, ma in qualsiasi ambiente: camosci e stambecchi, per esempio, trascorrono molto tempo alla ricerca di luoghi sgombri dalla neve, dove brucare un po’ d’erba e spesso scendono di quota.

Gli uccelli, i passeriformi soprattutto, si recano spesso in zone di città, magari nei giardini, alla ricerca di qualcosa da mangiare.

La prima regola, quindi, deve essere quella di non disturbare gli animali alla ricerca di cibo. Fotografare gli animali significa “ritrarre” le varie specie. È possibile riprendere il soggetto interamente, oppure scattare un primo piano del muso, o un’immagine ambientata, che descriva anche l’ambiente circostante, o un gruppo di esemplari.

Per immortalare gli animali è necessario, innanzitutto, conoscere il loro comportamento e le loro abitudini.

 

Da appostamento o vagante

La fotografia di animali si può suddividere in due categorie principali: da appostamento, in appositi capanni, o vagante, se si fotografa mentre ci si muove in natura. In genere, chi cammina in montagna, difficilmente si apposta, o si trascina il peso di un capanno (smontabile) sulle spalle.

È possibile, però utilizzare, come nascondiglio, anche elementi naturali, come rocce, anfratti, avvallamenti naturali.

Luce sulla lince

 

Tecnica

La messa a fuoco va sempre effettuata sull’occhio del soggetto, in modo che risulti nitido. Attenzione alla profondità di campo che deve essere sufficiente ad avere tutto il soggetto nitido, dalla testa sino alla coda.

È anche importante, in questo senso, ragionare sulla nitidezza dello sfondo. Se il soggetto è l’animale, sarà opportuno avere uno sfondo leggermente sfocato, che consenta all’occhio dell’osservatore di concentrarsi sul primo piano. Utilizzeremo, quindi, un diaframma tale da avere nitido l’animale e lo sfondo leggermente sfocato (per esempio, in caso di un animale grande, come un camoscio, basterà un diaframma tipo f 5,6 o f 8, per sfocare lo sfondo). Se, invece, vogliamo ottenere “un ritratto ambientato”, quindi un camoscio con lo sfondo delle montagne ben leggibile, utilizzeremo un diaframma più chiuso (per esempio f 11 o f 16), considerando anche il conseguente tempo di posa più lungo che influirà sull’effetto mosso del soggetto.

Ritratto di un cervo

Se stiamo usando un super tele, tipo un 600 mm, sarà praticamente impossibile ottenere primo piano e sfondo leggibili entrambi, a causa della poca profondità di campo dell’ottica in questione.

E’ bene trovarsi, ove possibile, alla stessa altezza del soggetto ritratto, tranne che per gli uccelli in volo, per ovvi motivi. Può anche essere interessante, però, scattare dal basso verso l’alto: pensate ad uno stambecco su una roccia che, se ripreso dal basso, risulterà essere ancora più imponente e maestoso, a causa della “prospettiva esagerata” che risulterà.

Per bloccare il movimento di un animale è necessario utilizzare un tempo di posa veloce e, quindi, un conseguente diaframma aperto.

Sono utili obiettivi piuttosto luminosi (2,8 / 4), in modo da non essere costretti ad alzare la sensibilità iso, creando problemi di rumore digitale e di abbassamento generale di contrasto e qualità d’immagine. Utile anche lo stabilizzatore che consente di scattare con tempi di posa un po’ più lunghi e, a volte, senza l’utilizzo del treppiede, evitando, così, si sobbarcarsi un ulteriore peso.

Esposizione sulla neve

L’esposizione va misurata, in genere, sul soggetto, meglio se in modalità spot. In questo modo si misura la luce solo su una parte dell’animale, ignorando anche la luminosità dell’ambiente innevato Importante anche considerare la riflettenza del soggetto. Se, per esempio, si scatta ad un soggetto bianco è importante compensare l’esposizione.

Camoscio sotto la neve

Il bianco, infatti, tende a restituire immagini sottoesposte, un po’ scure, o meglio tendenzialmente grigie. E’ quindi necessario, una volta misurata l’esposizione in spot, compensare in sovraesposizione (da 1 a 1,5 a 2 stop), a seconda della combinazione fotocamera e obiettivo e della qualità e quantità della luce presente, in quel determinato momento. Avremo, così, un pelo o piumaggio veramente bianco.

Fa freddo!

Attenzione al freddo, sia per l’attrezzatura, sia per il fotografo. Le batterie, al freddo, durano meno. Portiamone, quindi, una di scorta, da tenere al caldo, magari a contatto, o quasi, col corpo. Occhio alle ghiere degli zoom, da tenere sgombre dalla neve. Se, da luogo freddo, si entra in uno caldo sarà bene prestare attenzione alla condensa che si forma su ottiche e fotocamera. In questi casi è opportuno aspettare qualche minuto per scattare e aspettare che l’attrezzatura “si abitui” al nuovo clima.

 

Cesare Re

Corsi e Workshop di fotografia di montagna e natura

www.fotopercorsi.com www.recesare.com

recesar@libero.it

Cesare Re cell 333 93 59 262

“Fotografare in Montagna” di TREKKING.IT www.trekking.it/blog/ fotografare/

 

 

Commenta per primo

POTRESTI ESSERTI PERSO:

Zaini da trekking in offerta per il Black Friday: le migliori occasioni

Come lavarsi dopo averla fatta: Culoclean e i bidet per escursionisti

Valle d’Aosta: al via la stagione dello sci di fondo con novità e investimenti per migliorare le piste