Sui sentieri della Biodiversità: la MARMOTTA, attenta sentinella

18 marzo 2020 - 4:56

Italia da record! Sia per i siti Patrimonio dell’Umanità che per l’alto tasso di biodiversità: siamo infatti il Paese del vecchio continente con la maggiore varietà di specie viventi.

Nonostante la nostra superficie copra solo 1 / 30 di quella dell’Europa, l’Italia annovera il 30% delle specie animali e addirittura il 50% di quelle vegetali presenti sulle terre emerse. E alcune delle 118 specie di mammiferi italiani trovano il loro habitat migliore nei 24 Parchi Nazionalie 134 Parchi Regionali, una di queste è la marmotta, una vita che si divide tra i lunghi inverni passati in letargo e i giochi trascorsi durante la bella stagione.

Ad aprile di ogni anno il simpatico roditore fa capolino dalla sua tana e si appresta a vivere una nuova stagione, fino a settembre-ottobre per mettere in atto un vero miracolo fisiologico: si addormenta pressoché ininterrottamente per circa sei mesi. La temperatura corporea si abbassa fino a 5 gradi dai 35 normali e il cuore rallenta da 110 a 15 battiti. Anche durante il sonno profondo le marmotte non smettono di essere animali sociali: piccole famiglie di roditori al completo si scaldano nella tana, facilitando il mantenimento di una temperatura corporea costante.

L’altro elemento fondamentale nella vita di questi animali è proprio la tana, il luogo intorno al quale si svolge la loro esistenza. Viene faticosamente e abilmente costruita con i lunghi artigli ed è diversa a seconda della stagione: una per il profondo sonno invernale, con una lunga galleria che accede ad un vano dove ha riposto le riserve d’erba, e una per la stagione buona, poco profonda e con molte uscite che rappresentano vie di fuga sicure quando all’aperto la marmotta si sente minacciata dai predatori.

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Giocare si, cibarsi pure, ma con giudizio: la marmotta è sempre all’erta e quando vede una sagoma scura stagliarsi nel cielo sa che è giunto il momento di riparare in qualche tana. Zuffe e inseguimenti lasciano il posto al grido d’allarme per eludere l’aquila che volteggia in cerca della preda, pronta a distendere i suoi artigli sul piccolo ma non sprovveduto roditore.

Noi la amiamo così: ritta sulle zampe posteriori, nella posizione a candela, mentre ci scruta con sospetto e curiosità, finché, dubbiosa sulle nostre intenzioni, decide di rifugiarsi dopo aver allertato le compagne emettendo un grido d’allarme simile a un fischio. Tutte giù per terra, nelle tane, intanto ci sarà tempo per tornare a giocare al sole. In attesa del prossimo lungo inverno.

Marmotte, simpatiche sentinelle del Parco – Archivio Agora

Dove trovare la marmotta

Questo roditore di medie dimensioni è presente con una buona densità in tutto l’arco alpino, è facile avvistarlo nel Parco Nazionale delle Stelvio grazie anche al caratteristico ed acutissimo fischio che emette quando è impaurito. Questo piccolo mammifero è diffuso anche nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, dove dal 2006 è attivo un programma di ricerca a lungo termine sulla marmotta alpina.

Dalla metà di aprile la Marmota marmota è una specie facilmente osservabile su tutte le praterie subalpine e le pietraie assolate del Parco Naturale delle Alpi Marittime. Anche nelle Valli di Lanzo non è inusuale incontrare stambecchi, in tarda primavera, e ovviamente marmotte, in particolare lungo i pascoli che circondano l’Alpe della Rossa.

L’Oasi Faunistica di Macugnaga si sviluppa in alta Valle Anzasca, laddove i versanti vallivi cominciano ad innalzarsi verso le vette del Rosa. Nata in primis per tutelare gli stambecchi, ha tra i suoi ospiti anche le marmotte. Spostandoci più a oriente, il Parco dell’Adamello, che si estende sul versante sinistro della Val Camonica, conta numerosi esemplari di marmotta che vivono fino ai 2800 metri.

I nostri itinerari

Parco dello Stelvio: salita al rifugio Vioz Mantova

Parco dello Stelvio: Val Saent, il rifugio Silvio Dorigoni

Parco del Gran Paradiso: Colle del Nivolet

Parco dello Stelvio: al rifugio Cevedale

Valle Stura di Demonte: l’arco di Torisse

 

 

Testi di Enrico Bottino e Carlo Rocca

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