Nell’atrio di casa, gli zaini sono già preparati dalla sera prima e così le racchette da neve.
Oggi ci attende un’escursione sulle bianche vette della Carnia: il tempo di un risveglio, addolcito dalla colazione, e saliamo in auto.
È ancora buio, d’inverno le giornate non sono prodighe di luce, chissà, forse l’alba si concederà nel breve spazio che intercorre tra l’alta pianura friulana e le pendici delle prime elevazioni.
I dolci rilievi della pedemontana sono immersi in una densa foschia che la bassa temperatura non aiuta certo a diradare.
In lontananza il profilo delle Prealpi Carniche fatica a delinearsi con chiarezza, immerso com’è ancora nella semioscurità.
Lungo la strada per Tolmezzo, la mole dell’Amariana risulta ancora coperta dalla nebbia e così pure la superficie della Carnia il cui territorio proprio da qui si estende.
Questa regione del Friuli nord occidentale è compresa tra l’alto corso del Tagliamento e i confini con il Veneto e con la vicina Austria.
Chiusa a Nord dalla possente dorsale montuosa che culmina con il massiccio del Monte Coglians, la Carnia “sfuma” a oriente verso il Canal del Ferro.
Dalle ultime propaggini nei pressi di Tarvisio, le Alpi Carniche sono comprese solo in parte nel territorio della Carnia, mentre si dilungano a occidente fino ad arrivare a San Candido.
Il nome vanta origini antiche: il popolo dei Carni era già conosciuto ai Romani che, manco a dirlo, provvidero a sottometterli nel I sec. a.C., inaugurando una lunga serie di invasioni che durò per tutto il Medioevo.
Le previsioni del tempo indicano per oggi marcate condizioni di inversione termica: il fenomeno gradito a escursionisti e fotografi che vede le nebbie indugiare nei bassi strati e il sole splendere mite ad alta quota.
Bloccato, per così dire, lo scambio termico tra il fondovalle e gli strati più alti, se si ha la fortuna di “bucare” le nebbie, ci si trova di fronte ad uno spettacolo straordinario con le cime più alte che emergono come isolotti in un mare candido.
E così, confidando nel meteo favorevole, dopo il rito propiziatorio del caffè proseguiamo addentrandoci in Carnia: la “verde Carnia” del periodo estivo, con i suoi pascoli, gli estesi boschi e le aspre rocce sommitali, i crets, ora ammantati di bianco.
Solcate da altrettanti corsi d’acqua (tutti appartengono al bacino idrografico del Tagliamento), sono quattro le valli principali della Carnia: la Valle del But, la Valle del Chiarsò, la Val Degano e la Val Tagliamento.
A queste poi si aggiungono le diramazioni laterali non meno interessanti dal punto di vista paesaggistico.
Dai centri abitati di questi canali partono sentieri e mulattiere, usate nei tempi passati per salire in quota assieme agli animali.
Dieci Pievi, sorte lungo antiche vie di comunicazione, ancora sorvegliano i fondovalle dall’alto della loro posizione dominante e sopraelevata.
Da questo diffuso sentimento religioso è nato il Cammino delle Pievi, un percorso di riflessione che in venti tappe permette di riscoprire un passato carico di spiritualità e di storia.
Con il progredire delle ore la luce ha avuto il sopravvento, ma siamo ancora immersi nella foschia: poco male, tanto l’auto conosce da sola la strada per arrivare al parcheggio.
La pista che ci porterà in alto è abbastanza sgombra mentre al divieto di transito lo strato della neve è consistente e possiamo indossare da subito le ciaspe.
L’atmosfera è resa ancora più ovattata dagli umidi vapori che aleggiano nel bosco tanto che le prime baite appaiono quasi d’improvviso.
Le foglie secche dei faggi sono le ultime a cadere, qualcuna resiste fino alla primavera successiva.
Oggi spiccano con il loro colore ancora giallo, accese da qualche raggio di sole che comincia a filtrare: stiamo forse superando lo strato di nebbia?
I ronzii degli insetti e i canti dei volatili sono sostituiti dal secco crepitare dei rami più alti, mossi dal vento.
In questo silenzio un capriolo ci sente e fugge nel bosco emettendo il suo grido d’allarme simile al rauco abbaiare di un cane.
Oltre un piccolo ricovero sembra che gli alberi vadano diradandosi per segnalare il nuovo orizzonte raggiunto.
Il cammino procede ritmato sopra un’abbondante copertura nevosa che sappiamo celare grandi quantità di eriche pronte ad esplodere ai primi tepori.
Il velo che ci ha avvolto fin qui si squarcia sempre più fino a far apparire all’improvviso le cime imbiancate che ci circondano.
Un autentico colpo di scena: siamo sospesi tra le nubi e un cielo di colore blu intenso.
In cima una piccola campana ci tiene compagnia mentre ci fermiamo ad ammirare i piani sovrapposti che si perdono all’orizzonte: uno sguardo, come direbbe Pier Paolo Pasolini, alle remote meravigliate cime della Carnia.
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