Punta di diamante nell’arte locale sono gli eremi costruiti tra i boschi e le montagne, arroccati alle alture o nascosti nella vegetazione. Ancora oggi ci riportano al tempo di viandanti, uomini di fede e pellegrini che qui si ritiravano per condurre una vita fatta di preghiera, raccoglimento e contemplazione della natura.
Le vallate della Majella, con le loro faggete secolari e le profonde vallate, nascondono in particolare una serie di eremi collegati dal “Sentiero dello Spirito”, dedicato a San Pietro da Morrone. Conosciuto con il nome di Celestino V, divenne Papa e visse in questi luoghi nella seconda metà del 1200.
Il Sentiero dello Spirito è oggi un percorso lungo 73 chilometri suddiviso in quattro tappe, che prende il via da Sulmona e tocca gli eremi più suggestivi dell’area.
Dall’Abbazia Celestiniana di Santo Spirito a Morrone all’eremo di Sant’Onofrio, il percorso si inoltra sulle pendici del Monte Morrone passando per il minuscolo eremo di San Pietro, una piccola cappella costruita su un magnifico balcone panoramico. Raggiunta la vetta si cambia versante, in discesa verso Caramanico Terme, dove ci si inoltra nella valle dell’Orfento e si risale per la Rava dell’Avellana.
Da qui saranno gli eremi di San Giovanni, Santo Spirito e San Bartolomeo in Legio a stupire per le proprie strutture, dopodiché, sempre nascosti dalle fitte faggete, arriveremo agli eremi di Sant’Angelo a Lettomanoppello e Sant’Onofrio a Serramonacesca. Nella vicina Abbazia di San Liberatore a Majella avrà fine il nostro percorso della fede.
L’Aquila è anche il punto di partenza di un altro reticolo di percorsi della fede, denominati “Cammini del Perdono”. Cinque percorsi che si sviluppano dal capoluogo, per ripercorrere le tracce della storia antica, in particolare quella del XIII secolo, quando il medioevo si avvicinava alla sua fine. Disegnato dal Movimento Celestiniano, il Cammino del Perdono nasce per riportare alla memoria le strade che vennero percorse da popoli e papi, pellegrini e viandanti, dopo la fine delle Crociate.
Un progetto che vuole unire viaggio fisico e spirituale, per mostrare territori tanto sconosciuti quanto suggestivi. Su tutti, il primo dei cinque percorsi inaugurati è “Sui passi dei Papi”, che in 225 chilometri conduce alla basilica romana di San Pietro. Nove giorni di cammino partendo dall’Aquila e attraversando le valli dell’Aterno e l’Altopiano delle Rocche. Poi Celano e la Marsica con il suo capoluogo Avezzano, Capistrello e l’ingresso in Lazio verso i magnifici borghi di Filettino e Trevi nel Lazio.
Pochi chilometri separano dagli splendidi monasteri benedettini di Subiaco, infine la lunga discesa verso la Capitale. Sono sempre cinque i percorsi di “Viaggio nella storia d’Abruzzo”, una serie di itinerari che tocca 40 comuni e più di 250 siti di interesse storico, culturale e artistico, tutti racchiusi nella provincia aquilana. In 330 chilometri di sviluppo complessivo si toccano le valli dell’Aterno e del Tirino, la conca Peligna e i suoi borghi, l’area del capoluogo e dell’Amiterno, il Gran Sasso e la Valle del Sagittario.
Testimonianze di storia locale che vanno ben oltre i confini di regione: dalle necropoli di Fossa e Capestrano alle catacombe cristiane di Castelvecchio Subequo, dagli eremi nascosti nella natura alle chiese romaniche. Oltre ai già citati parchi, i sentieri toccano le magnifiche Gole di San Venanzio e le grotte di Stiffe, le Sorgenti del Pescara e le Gole del Sagittario, in una sinuosa alternanza di roccia, acqua e vegetazione.
Infine, dopo tanto camminare, le delizie della cucina tradizionale, ricca di piatti legati alla pastorizia e all’agricoltura. Anche qui sono infiniti i prodotti d’eccellenza: ingredienti preziosi come lo Zafferano dell’Aquila (Denominazione di Origine Protetta) e le castagne della valle Subequana, l’aglio rosso di Sulmona e la Patata del Fucino IGP, che si accompagnano perfettamente alle portate di carne d’agnello e maiale, innaffiate da abbondanti bicchieri di Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano o Cerasuolo.
Il Sentiero della Libertà da Campo di Giove a Palena
Val Fondillo – Passaggio dell’Orso
L’anello di Santo Stefano di Sessanio
I Piani di Pezza e il Rifugio Sebastiani
Da secoli e secoli l’Abruzzo è terra di pastorizia. Poche altre regioni hanno impresse nella loro carta d’identità una tradizione legata al pascolo degli armenti che corre così indietro nel tempo. Pastorizia in Abruzzo vuol dire transumanza, un lungo percorso di genti, mandrie e greggi.
La transumanza ha contribuito a modellare il paesaggio aquilano, a creare il territorio, a far nascere paesi e borghi con la funzione di punti sosta durante i lunghi cammini, a mappare le montagne disegnando un fitto reticolo di vie di comunicazione. Tra le valli abruzzesi, i tratturi sono i solchi su cui si è sviluppata per secoli l’economia locale, una rete percorsa a senso alternato, in primavera verso l’Appennino, a settembre verso la costa Adriatica e le pianure della Puglia.
Cinque le direttrici principali: Pescasseroli – Candela, incredibilmente varia nei paesaggi attraversati; Centurelle – Montesecco, la via del prezioso Zafferano dell’Aquila DOP; Celano – Foggia, che correva nella parte più interna dell’Appennino attraversando la Marsica; Castel di Sangro – Lucera; poi il Tratturo Magno, L’Aquila – Foggia. Nei loro tratti tortuosi e selvaggi, i tratturi sembrano piste disegnate appositamente per gli amanti del trekking e della natura. Un’esperienza di cammino sui cinque tratturi regi non regala di certo emozioni minori rispetto a strade ben più note come il Cammino di Santiago o la Via Francigena.
Oggi i capi di bestiame non percorrono più queste autostrade verdi, camion e tir hanno mutato gli usi della pastorizia, ciononostante la storia degli uomini che contribuirono a tener vive queste valli, al cospetto dei giganti dell’Appennino, vive ancora al giorno d’oggi, ben impressa nei borghi e sulle piccole chiese che vennero costruite lungo i percorsi.
Con i suoi 244 chilometri di lunghezza, L’Aquila – Foggia era il più lungo e importante dei cinque tratturi regi. Direttrice principale tra i due capoluoghi, venne infatti chiamato Tratturo Magno. Raccogliendo gli armenti dai pascoli del Gran Sasso, del Sirente e della Majella, li conduceva fin sui bordi del mare Adriatico partendo dalla basilica di Collemaggio a L’Aquila. L’edificio religioso non era l’unico presente lungo il percorso: numerose chiese tratturali si trovavano ai bordi dei sentieri, erette per i pastori che numerosi percorrevano il tracciato. Ogni anno a fine settembre, nel giorno di San Michele, si rinnova l’appuntamento a L’Aquila con il Tratturo Magno, un percorso a piedi attraverso storie, mestieri, colori e sapori di una cultura millenaria, con partenza dal piazzale della basilica di S. Maria di Collemaggio .