La parola d’ordine è una sola: preservare gli ecosistemi e la loro diversità biologica, seriamente minacciata e in costante pericolo di rarefazione e impoverimento.
Negli ultimi cinquant’anni molte specie sono scomparse, altre rischiano di estinguersi mettendo a rischio la sopravvivenza degli ecosistemi di cui fanno parte. L’uomo ha il dovere di preservare l’ambiente e le risorse della Terra per le generazioni future.
Noi di TREKKING&Outdoor abbiamo deciso di raccontare il meraviglioso mondo animale e vegetale più vicino a noi, quando, passo dopo passo, andiamo incontro alla montagna, alla collina e al litorale delle nostre bellissime regioni! Il desiderio è quello di riuscire a comunicare l’incredibile varietà delle forme viventi che rende il nostro Paese unico.
Nella casetta in mezzo al bosco, una nonna che nasconde orecchie troppo lunghe e un’improbabile coda, aspetta la piccola e indifesa Cappuccetto Rosso per distrarla con un’astuta filastrocca e farne un solo boccone. Questa l’immagine forse più nota del cattivo delle fiabe, il lupo malvagio reso celebre dai fratelli Grimm che lo vollero sconfitto, nel più classico dei finali.
Diversamente aveva pensato Perrault, l’autore della fiaba originale, in cui il lupo ha la meglio lasciando senza speranze i giovani lettori. Aggressivo e perverso quindi, diabolico e doppio. La vera e propria condanna per il lupo, così determinante da condizionarne in negativo l’immagine fino ai giorni nostri, arriva nel Medioevo.
Il rapporto tra uomo e natura subisce, proprio in quel periodo, un profondo mutamento: il bosco e le aree incolte assumono una connotazione mostruosa e tutto ciò che appartiene al bosco diviene ostile e terribile. Oggi sta a noi chiudere il libro delle fiabe per riscoprire una realtà ben diversa su questo affascinante animale.
“Il mondo ha bisogno di un luogo dove i lupi compaiano ai margini del bosco, non appena cala la sera, perchè un ambiente capace di produrre un lupo è un ambiente sano, forte, perfetto” (G.Weeden)
Il lupo fa parte, a tutti gli effetti, della cosiddetta “lista rossa” redatta dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), un preciso elenco di tutte le specie attualmente in pericolo. Ritenuto dai pastori una seria minaccia per le greggi, e dai cacciatori, un abilissimo concorrente nella caccia al cinghiale, è stato crudelmente perseguitato fino a vedere ridotta la sua popolazione ad un numero tristemente esiguo di esemplari negli anni Settanta del Novecento. Proprio allora l’Italia approvava il primo Decreto Ministeriale, datato 1971, relativo al divieto venatorio sul lupo in tutto il territorio nazionale. Di durata biennale venne poi seguito da successivi decreti nel 1973 e nel 1976, con l’ulteriore proibizione dell’uso di bocconi avvelenati. La legge sulla caccia 157/1992 inserisce definitivamente il lupo nelle specie “particolarmente protette”, concetto rafforzato dalla celebre direttiva comunitaria “Habitat”.
Oggi il lupo ha ricolonizzato la fascia appenninica fino a giungere alle Alpi Marittime e i numeri confermano la presenza di oltre 900 individui nella nostra Penisola. Ma i numeri a volte non bastano a risolvere tutte le problematiche insite nel complesso rapporto uomo-natura: disinformazione e antiche paure sono ancora la causa dell’uccisione illegale di un numero variabile tra i 50 e i 70 esemplari di lupo ogni anno.
Eppure è ormai ampiamente comprovata la straordinaria importanza in termini di biodiversità di questa specie in grado di innescare interessanti reazioni a cascata nei diversi livelli trofici. Con la sua dieta regola la presenza di alcune popolazioni di erbivori garantendo la sopravvivenza e la crescita di specie vegetali che a loro volta possono costituire, nel lungo termine, un valido rifugio per volatili nidificanti in aree a folta vegetazione.
Non sono escursioni dove è garantito l’avvistamento del lupo, anzi, non sarà possibile osservarlo in natura, ma percepirne la presenza grazie agli ambienti che caratterizzano gli itinerari qui proposti
Parco Nazionale dell’Aspromonte
Parco Nazionale del Pollino
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
Nuovo percorso del lupo nelle Foreste Casentinesi
Valle Pesio
Val Pesio: anello del vallone del Marguareis
Parco Naturale del Marguareis
Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-emiliano
L’atteggiamento più consapevole e costruttivo nei confronti di questa specie così preziosa per numerose aree naturali del nostro paese, caratterizzata da equilibri delicati e bisognosa di una costante tutela, è un monitoraggio attento della popolazione, uno studio supportato da metodologie scientifiche, una gestione di sistema da parte dei più importanti soggetti coinvolti. Il progetto Life Wolfnet, finanziato dall’Unione Europea, ha l’importante obiettivo di tutelare il lupo appenninico.
Partecipano al progetto il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, il Parco Nazionale della Majella, il Parco Nazionale del Pollino e numerosi altri enti, istituti e associazioni. Gli sforzi di tutti saranno indirizzati a ridurre il conflitto con le attività zootecniche, contrastare gli abbattimenti illegali, diminuire i rischi sanitari, minimizzare l’impatto delle attività antropiche sul ciclo biologico della specie. Proprio per arginare la persecuzione illegale saranno messe in pratica attività diagnostiche, medico-legali e investigative con la partecipazione di medici veterinari affiancati da “gruppi operativi specialistici” volti a garantire la tutela dei nuclei riproduttivi di lupo e a rilevare in anticipo possibili situazioni a rischio tramite l’utilizzo della telemetria satellitare (radiocollari).
Vanno in questa direzione anche le azioni concrete nell’ambito del progetto Life ex-tra sulla conservazione dei grandi carnivori presentato nel 2009 dal Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga con la partecipazione del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, frequentato dal lupo appenninico già nei lontani anni Settanta, e altri partner internazionali.
Numerose e diversificate le strategie di monitoraggio della specie, dalle trappole video-fotografiche che rilevano la presenza degli animali grazie a sensori ad infrarossi termici, alla catalogazione di impronte, sfregamento sulla corteccia ed escrementi, passando per l’affascinante wolf-howling che consente di riprodurre l’ululato del maschio dominante durante la stagione dello svezzamento dei cuccioli e di rilevare il tasso di risposta dei nuovi nati.
Le statistiche e i risultati ottenuti dal gruppo di ricerca internazionale del progetto “Predator control should not be a shot in the dark” confermano che la miglior protezione delle greggi dall’assalto dei predatori (più frequenti in primavera-estate quando gli animali domestici iniziano ad andare al pascolo restando fuori anche la notte), sono le recinzioni realizzate a regola d’arte e i cani da guardia certificati, rimedi molto efficaci e ormai più che sperimentati in tutta Europa.
Le migliori difese per il gregge
Tra le iniziative previste dal progetto LIFE M.I.R.CO-Lupo c’è anche la App “Mappa il randagio”! Per la segnalazione dei cani randagi e individui ibridi all’interno di una determinata zona noi tutti possiamo dare il nostro contributo grazie alla App “Mappa il randagio”, applicazione per smarthphone e tablet dedicata alla segnalazione di animali nelle aree protette.
Mappa il randagio
A Entracque ha aperto al pubblico “Uomini e Lupi”, il primo centro faunistico delle Alpi italiane interamente dedicato al lupo. Come il predatore è arrivato nell’arco alpino, la formazione e la vita dei branchi, le tecniche di caccia, l’affascinante storia di Ligabue, il giovane maschio seguito nei suoi spostamenti dall’Appennino parmense alle Alpi Marittime.
Sono questi alcuni dei temi sviluppati nel centro visita in località Casermette, che comprende anche un’area recintata di 9 ettari – con torretta di avvistamento – all’interno della quale sono attualmente ospitati due lupi. Il primo è arrivato a marzo, una giovane lupa sottoposta ad alcune operazioni a causa di un investimento da parte di un’auto nel modenese; il secondo animale è una lupa di 9 anni proveniente dal Corpo Forestale dello Stato di Pescara. Il centro faunistico di Entraque è comodamente raggiungibile non solo in auto ma anche lungo un itinerario che può essere percorso a piedi o in bicicletta.
“Si tratta probabilmente del più grande progetto turistico realizzato in tempi recenti in provincia di Cuneo – ha detto il presidente del Parco Nazionale delle Alpi Marittime – ci sono voluti anni di lavori e grandi investimenti, ma abbiamo voluto trasformare quello che per alcuni rappresenta un problema in un’opportunità per la valle e per l’occupazione”. Un’iniziativa in grado di autofinanziarsi, i cui ricavi copriranno i costi di gestione, e in grado di creare indotto e posti di lavoro: sono per ora quattro i giovani locali impiegati, oltre ad alcuni stagionali umane. Per informazioni: Tel. 0171.978007 (Ente Parco Alpi Marittime), info@centrouominielupi.it
Anne Dominique è figlia del leggendario Gerard Mènatory, ambientalista e naturalista di fama mondiale, fondatore del Parco Gevaudan, centro faunistico dedicato allo studio e alla salvaguardia dei lupi, che ha “ereditato” alla morte del padre battendosi per la sopravvivenza di una delle specie più a rischio in Europa. Straordinarie fotografie sono pubblicate nell’opera “L’arte di essere lupi”, volume di grande formato dove viene descritta la vita quotidiana dei lupi e gli ambienti naturali che, ancora intatti, permettono la sopravvivenza della specie. Sempre della White Star, “La vita segreta dei lupi” dove Jim e Jamie Dutcher cercano di ristabilire la verità su queste affascinanti creature, raccontando la propria straordinaria esperienza con il Sawtooth Pack, il branco che hanno osservato da vicino e documentato con i loro film, e illustrando i risultati delle più recenti ricerche scientifiche oltre a tante nuove emozionanti scoperte. Due volumi che si propongono come un contributo completo alla conoscenza scientifica di questo straordinario mammifero.
Testo di Elisa Canepa / Foto di Massimo Piacentino, A. Antonucci, Maurizio Biancarelli, Cesare Re, Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campigna, Parco Nazionale della Majella, Archivio Majambiente